Sempre più virulenta la censura di Facebook.
Non è bastato, ai signori di Meta, distruggere con un click dieci anni di post, contatti, followers conquistati da La Voce delle Voci grazie alla forza dei suoi articoli. Un patrimonio dissolto in pochi istanti senza alcuna vigilanza da parte della società americana che, se da un occhio spia ogni respiro degli utenti momento per momento, dall’altro non vede l’hacker che s’insinua nel sito. Invece di bloccarlo (ammesso che ci sia stato davvero) come prevedono le regole, senza darci alcun avviso oscura tutto in un secondo.
A maggio scorso, dunque, piazza pulita, su Facebook. La Voce ha dovuto cominciare tutto daccapo. Per fortuna il sito del giornale continua ad essere gettonatissimo, ma il danno sui social è rimasto irreparabile. Difficile, anche per gli avvocati, ricorrere ad una corte degli USA, anche perché – fanno sapere da Meta con una Pec – l’unica sede europea, quella di di Dublino, “non ha competenze legali”. Comodo, no?
Veniamo ad oggi. Perché, anche dopo la scure di maggio, Meta si è scagliata altre tre volte contro i nostri articoli. Incredibile ma vero.
Botte di caldo o voglia di oscurare nel peggior modo possibile contenuti di denuncia, contro inchieste che possono infastidire i padroni del vapore, squarci di verità nel più totale deserto informativo?
In teoria, i colossi del web – Facebook ormai Meta griffata Mark Zuckerberg & C. in pole position – si trincerano dietro il ‘Digital Service Act’, ossia il ‘Regolamento UE sui servizi digitali’ che prevede sanzioni anche pesanti a loro carico se non provvedono a rimuovere le ‘fake news’. Ottimo metodo per fare di tutt’erba un fascio e in questo modo censurare, oscurare e negare ai cittadini contenuti ‘scomodi’.
A quanto pare l’Italia è il paese europeo in testa alla special hit fra quelli dove la mannaia usata da Facebook-Meta è maggiormente acuminata: secondo l’ultimo report riguardante il 2023, tra gennaio e agosto dello scorso anno su 140 mila contenuti censurati, oltre 45 mila erano del nostro paese, la metà tedeschi (22 mila), meno ancora spagnoli (16 mila) e francesi (12 mila).
Vittime della censura soprattutto i pacifisti e i siti di contro-informazione.
Pochi mesi fa nel mirino Jacopo Fo, che per anni ha collaborato alla ‘Voce’ e del quale abbiamo pubblicato quasi vent’anni fa il libro-j’accuse “Napoli nel sangue”.
Così accende i riflettori Iacopo poco più di 4 mesi fa: “La mia colpa è di aver sostenuto le idee di Papa Francesco: Hamas ha commesso un crimine uccidendo bambini israeliani, il governo israeliano lo stesso uccidendo bambini palestinesi. Quando dopo il 7 ottobre ho denunciato i crimini di Hamas non è successo niente. Quando ho denunciato i crimini del governo israeliano i miei contenuti sono stati immediatamente penalizzati e resi quasi invisibili. Non sono il solo. Sono migliaia i pacifisti italiani che hanno subito una punizione simile alla mia. Nessuno ha avuto da parte di Facebook qualche comunicazione, nessuno ha avuto la possibilità di controbattere”.
Per maggiori dettagli vi proponiamo la lettura di un pezzo mezzo in rete da ‘Virgilio Notizie’ il 10 aprile, Jacopo Fo protesta sotto la sede Facebook di Milano e l’accusa di censura per i post su Israele e Hamas
Cosa è successo alla ‘Voce’ nell’ultimo mese bollente?
Sono stati censurati, cassati, oscurati 3 articoli ricevendo una lapidaria, brevissima nota subito sparita: “articoli contrari alle nostre norme e principi”.
Chiusa lì. Nessuna spiegazione nel merito. Né, come giustamente denuncia Jacopo Fo, la minima possibilità di replicare, rispondere, argomentare.
Il primo, proprio come è capitato a Jacopo, riguarda il genocidio dei palestinesi a Gaza che ha ormai causato 40 mila vittime innocenti e chissà quante altre in futuro per le malattie, la mancanza di cibo, acqua, farmaci.
Notizie false, inventate, campate per aria?
Fake news come ormai viene etichettata ogni verità che dia fastidio alla Casa Bianca, a ‘Big Pharma’ oppure a ‘Big Tech’?
Nel pezzo abbiamo definito il premier israeliano Bibi Netanyahu “il boia di Tel Aviv”.
Non lo è forse?
Non è forse un killer in perfetto stile nazi un primo ministro che stermina un intero popolo, che vuol far piazza pulita del ‘problema’ palestinese una volta per tutte, braccato perfino dalla sempre sonnolenta’ Corte Penale Internazionale’dell’Aja per i suoi crimini contro l’umanità?
Passiamo al secondo articolo ‘incriminato’ e restiamo sempre in uno scenario di guerra.
Ed eccoci al “presidente-pupazzo” dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky.
Lesa maestà definirlo tale?
Quanti tutti sanno – o meglio, quelli che non sono cloroformizzati dal mainstream e dalle fake news, quelle sì, ormai imperanti nei nostri penosi media – che la sua irresistibile ascesa al potere è stata finanziata a botte di milioni sporchi dall’oligarca-riciclatore Ihor Kolomoisky che gli ha anche fatto gentil cadeau di una villa da 34 milioni di dollari a Miami e di una da solo 5 milioni a Forte dei Marmi?
Notizie fasulle anche queste?
Che il golpe bianco di Piazza Maidan del 2014 è stato organizzato dalla CIA e soprattutto dal Dipartimento di Stato Usa, sotto la direzione del suo numero due, Victoria Nuland, la ‘zarina’ e ‘regista’ della proliferazione in tutta l’Ucraina dei famigerati bio-laboratori, quasi una cinquantina, tante piccole Wuhan che più rischiose e border line non si può?
News taroccate? O non piuttosto ‘pericolose’ per il gendarme a stelle e strisce e per i nostri governi, sempre scodinzolanti di fronti al potere di Washington?
Eccoci al terzo pezzo nel mirino di Facebook.
Riguarda il vaccino (sic) anti Covid griffato ‘Pfizer’.
Ed in particolare l’impegno profuso dalla neo-riconfermata Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel sottoscrivere i primi tre contratti d’acquisto con la star di Big Pharma, Pfizer, ed in particolare con il suo Ceo, Albert Bourla. Contratti non da poco: la bellezza di 71 miliardi di euro a fine 2020, appena il ‘prodotto’ era stato sfornato. Il terzo contratto, quello più consistente, da 31 miliardi, è stato sottoscritto addirittura via ‘sms’: un messaggino poi sparito, volatilizzato. Ai confini della realtà.
Come è subito sembrato, due anni fa, ai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta UE sul Covid, uno dei quali, il finlandese, ha sbottato: “Il più grande scandalo in tutta la storia della Unione Europea!”.
Ma i lavori di quella Commissione sono stati ritualmente ‘insabbiati’.
Farà luce, finalmente, il Tribunale di Liegi, davanti al quale dovranno comparire tra un mese, a metà settembre prossimo, Bourla e Lady von der Leyen, quest’ultima nelle vesti di presidente della Commissione UE?
Nel nostro reportage abbiamo scritto di “corruzione”: che solo chi è volutamente cieco può non vedere.
Così come di comportamento “criminale”. Perché anche in questo caso solo chi è pervicacemente cieco non può non vedere la valanga di effetti avversi prodotti in mezzo mondo da quei vaccini killer, totalmente inefficaci e, peggio ancora, insicuri.
Affari sporchi sulla pelle della gente di mezzo mondo.
Sonnecchia la Corte Penale Internazionale dell’Aja?
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