OLIMPIADI 2024 / LA VOMITEVOLE MESSINSCENA PARIGINA

Semplicemente vomitevole.

Sarebbe il caso di allestire una chilometrica – quanto la Senna – sfilza di aggettivi, per descrivere la epica (sic) autocelebrazione della grandeur (ri-sic) francese in occasione dell’apertura dei giochi olimpici 2024.

Ma non merita neanche, perché le immagini (per chi abbia avuto il coraggio di sorbire tutte le 4 ore abbondanti) si commentano da sole. Anche se non pochi sono stati ‘abbacinati’ dalla altrettanto vomitevole retorica para solidaristica e pro diversità, ormai pietosi veli per coprire il vuoto assoluto, lo zero più totale di idee innovative, un tasso culturale che più basso non si può.

Il vero trionfo del KITSCH elevato alla massima potenza: una volgarità al suo diapason che però costa ben cara. 125 milioni di euro, non bruscolini, sono stati spesi per la demenziale parata, che avrebbe fatto sganasciare dalle risate, vista la sua colossale idiozia, i maestri britannici della satira, i leggendari ‘Monty Python’. Per restare un momento alle cifre, l’organizzazione dei giochi non è, in proporzione, da meno: 12 miliardi di euro, il bilancio di un Paese in via di sviluppo, tutto per celebrare le roi Emmanuel Macron e i suoi sogni imperiali.

Macron

Ecco, in rapida carrellata (frenando i conati che si propongono in mondo spontaneo), fior tra fiore, le cagate degne di maggior nota, e tali da evocare l’epico urlo di fantozziana memoria all’indirizzo della Corazzata Potemkin: “è una cagata pazzesca!”.

Apre le danze Lady Gaga, stupenda voce, of course, ma penoso il tutto.

Da avanspettacolo di periferia, da Salone Margherita anni ’60 nella storica Galleria Umberto di Napoli. Così come, del resto, la stragrande parte dei balli, dei can can e delle altre carnevalate lungo la mortale kermesse pre-olimpica.

Danze, balli e cotillon che intervallano lo stucchevole passaggio delle ben 181 imbarcazioni di ogni tipo e di ogni dimensione, le quali sfilano impietosamente lungo le 4 interminabili ore. Imbarcazioni su cui sono assiepati, festanti ridenti e saltanti, gli atleti di tutti i paesi, con tanto di errori nei nomi, sia scritti che pronunciati dagli speaker e ribaditi a vanvera dai due telecronisti Rai, superati nello sciocchezzaio continuo solo dai due che hanno massacrato i pomeriggi prima al Giro d’Italia e poi al Tour, infarcendo le loro cronache con penosi commentini & risolini.

Per un paio d’ore ha tenuto banco, ovviamente ad intervalli, la interminabile corsa dell’uomo mascherato e nerovestito che correva saltava piroettava da un tetto all’altro di Parigi per consegnare la mitica fiaccola. Alla fine del tour letteralmente ‘desaparecido’.

Una mezzora abbondante, poi, in sella al cavallo elettrico e l’amazzone che corrono lungo tutta la Senna, una scena sempre uguale ripetuta con sadismo chirurgico.

Ed un’altra mezzora a bordo del motoscafo che ugualmente scorrazza per la Senna, rischiando l’impatto equino, in compagnia di quattro aspiranti tedofori: Il tennista Raphael Nadal che aveva ricevuto la consegna fiammeggiante dal calciatore Zinedine Zidane, la ginnasta romena Nadia Comaneci, il centometrista Usa Carl Lewis e a un’altra racchetta d’oro, l’americana Serena Williams.

Thomas Jolly

A questo punto sorge la domanda nell’angosciato (tele)spettatore: chi arriverà alla meta? Sbarcati i 4, comincia la sarabanda. Perché si forma un sempre più nutrito gruppetto di testa, compresi due atleti disabili e il campione di ciclismo Charles Coste, 100 anni suonati, a bordo della sua carrozzella.

La corte dei miracoli, a sua volta, effettua la preziosa consegna ad un’altra decina di ex atleti, e alla fine saranno tali Maria Josè Perez e Teddy Riner a infiammare la mongolfiera che si alza in cielo…

Roba che neanche nel più sgarrupato circolo culturale di ultraperiferia suburbana si sarebbero sognati di concepire.

E invece tutto frutto della vulcanica Mente del direttore artistico dell’Ouverture di Paris 2024, al secolo Thomas Jolly, rampantissimo talento della nouvel vague francese, 42 anni ma già ben noto per le sue megagalattiche messe in scena (a questo punto le famigerate sceneggiate partenopee possono rianimarsi non poco).

La rappresentazione blasfema dell’Ultima cena

Chicca tra le chicche, l’Ultima leonardesca Cena, con qualche piccolo ritocco: al posto di Gesù, al centro, una cicciona tutta colori; come apostoli drag quenns, trans, nani & ballerine d’occasione. I conati si fanno sempre più forti.

Da incorniciare, nella horror gallery, le parole pronunciate dai due king maker olimpici, ossia il numero uno del CIO dal 2013, Thomas Bach, e il presidente del Comitato organizzatore di Paris 2024, il francese Tony Estanguet.

Hanno parlato per una decina di minuti a testa: meritando l’alloro olimpico per la retorica da quattro soldi, il lecchinaggio spinto alla grandeur francese e a le roi Macron, il totalmente finto spirito solidaristico che trasudava dalle frasi ‘recitate’ e male.

Delle 4 ore abbondanti di vomito continuo, a nostro parere si salvano solo 8 minuti.

A metà del tragico percorso sulla Senna, l’Imagine di John Lennon intonata su una zattera in fiamme. E soprattutto la commovente Celine Dion nell’Hymne a l’Amour di Edith Piaf proprio per il finale.

Sorge spontanea la domanda: come è possibile confondere la voglia di novità e di innovazione con un totale minestrone senza capo né coda?


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