PIÙ CARCERE A CHI PROTESTA

Le Commissioni parlamentari “Affari costituzionali” e “Giustizia”, in seduta congiunta, hanno approvato il DDL sicurezza con le modifiche volute dagli esponenti della Lega di Salvini. Avremo così, se la bozza approvata in commissione passerà alla Camera così com’è, pene detentive più dure per i manifestanti “no Ponte”, “no Tav” e per quegli studenti che protestano nelle piazze contro le guerre e contro gli eccidi israeliani in Palestina. Coerentemente con questa impostazione il decreto dispone anche il raddoppio dei fondi per l’assistenza legale agli agenti accusati dei reati commessi durante il loro servizio, inclusi quelli di violenza. Un chiaro invito ad essere più decisi nella loro azione repressiva. Il tutto si è compiuto in poco meno di un paio d’ore di confronto nell’ambito di una seduta delle commissioni parlamentari. La discussione è stata serrata e condotta senza sconti. Soprattutto quando si è votato un emendamento che ha aumentato fino a un terzo la detenzione prevista per chi si scontra con la Polizia nel corso di una manifestazione indetta per “impedire la realizzazione di un’opera pubblica o una infrastruttura strategica”.

È chiaro il riferimento a quei giovani che manifestano al nord contro la linea veloce e al sud contro la realizzazione del ponte sullo stretto.

Non osiamo nemmeno immaginare cosa potrà capitare a chi manifesterà in futuro contro due infrastrutture così divisive. Sarà impossibile manifestare ed è chiaro che questo è esattamente il risultato che i deputati proponenti intendevano ottenere. Il DDL prevede una ulteriore circostanza aggravante, quella che, in caso di denuncia da parte delle forze dell’ordine, si configurano i nuovi reati previsti, atti di violenza per minacce contro un corpo politico, amministrativo o giudiziario. Circostanze queste ultime tutte da interpretare nel loro significato reale. “.. siamo davanti a una stretta liberticida senza precedenti che non trova alcuna motivazione, se non intimidire e limitare in maniera drastica la libertà di opinione e ogni tentativo di protesta …” hanno dichiarato gli esponenti dell’opposizione, dai parlamentari PD, M5S e AVS. Non una parola, invece, è stata pronunziata dal defunto terzo polo, che potrebbe schierarsi, ancora una volta, con il Governo.

Una prima versione di decreto-legge era stata già presentata dal leghista Igor Iezzi, che prevedeva un aumento delle pene di detenzione ancora più esorbitante, fino ad oltre i due terzi. Più di quanto era previsto per molti reati di corruzione.

“… la destra vuole stravolgere il Codice penale per colpire categorie sociali che non gli portano consenso. Giovani, rom, emarginati e chiunque intende lottare – hanno dichiarato, in commissione, gli esponenti dei partiti di sinistra – questo modo di legiferare è molto lontano dal metodo democratico. La norma che prevede l’aggravante per chi protesta contro la realizzazione di un’opera pubblica giudicata inutile e costosa mostra tutta la debolezza di questo governo e della maggioranza che provano a zittire il dissenso solo perché non hanno argomenti a sostegno della loro azione. Ma il governo va avanti senza raccogliere proposte, suggerimenti o provocazioni.

“Più che i no Ponte e i no Tav, non intendiamo sanzionare il dissenso ma la violenza e la minaccia che accompagnano le loro manifestazioni. Si può dissentire ma nel rispetto delle regole; noi non ce la prendiamo con i manifestanti ma con i violenti”, queste le dichiarazioni alla stampa di Nicola Molteni, sottosegretario leghista al Viminale. Molteni, però si dichiara anche molto orgoglioso del provvedimento approvato, che definisce ancora una volta utilizzando la desueta frase “è una svolta storica”.

Quando il provvedimento approderà alla Camera per la conversione in legge sarà quello il momento in cui si concretizzerà anche lo scontro su un altro provvedimento che già ha preso forma. Dopo l’esultanza per l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, il ministro della Giustizia ha confidato ai cronisti che è in corso una riflessione su un’altra norma voluta dalla Lega, quella che manderà in carcere anche le donne con figli di meno di un anno.

“È un problema delicatissimo perché va coniugato il problema della detenzione di una donna con bambino con quello, altrettanto grave, dell’allarme sociale creato da persone che sfruttano la propria maternità per restare impunite”, ha premesso il ministro Nordio, forse scimmiottando una celeberrima commedia di Eduardo De Filippo.

Tanto per chiudere degnamente una giornata parlamentare così tormentata, ecco che la Lega lancia un’altra provocazione. La senatrice Erika Stefani presenta un emendamento al decreto carceri per escludere alcuni autori di reati, come la violenza sessuale o il sequestro di persona, dai percorsi della giustizia riparativa. “Nessuno sconto – ha detto con orgoglio concorrendo all’assurda competizione tra chi riesce ad essere più aggressivo – per chi non ha avuto rispetto dei principi del nostro vivere civile, lo sono gli stupratori e i terroristi”.

Un altro modo per alzare la voce e fingere di essere decisionisti, rincorrendo il consenso con false rassicurazioni ed assecondando paure e rabbia sociale.

 


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