BAGNOLI / LA PERFETTA SCENEGGIATA DI GIORGIA MELONI

Ora la ‘Giorgia’ nazionale si esibisce anche nelle più classiche sceneggiate alla napoletana.

Da performer teatrale che più incallita non si può.

Il palcoscenico è stato appena fornito da Bagnoli, il martoriato quartiere nella zona occidentale di Napoli che, dopo i tempi targati Ilva-Italsider, da più di trent’anni non riesce a trovar pace.

Ora sbarca Maga-Maghella che con un colpo di bacchetta, tra uno scintillar di luccicanti stelle, risolve il problema. E tira fuori dal cilindro un coniglio che più miracoloso non si può.

Un coniglio che tra le sue braccia porta la bellezza di 1 miliardo 280 milioni di euro, oro colato per la soluzione di tutti i mali che, come un cancro, hanno devastato per decenni quel territorio un tempo incantato, ora pronto per essere restituito alle sue antiche meraviglie.

Prima di procedere con le news sulla visita della nostra premier Giorgia Meloni, vi invitiamo a leggere un pezzo vi farà capire molte cose, utili per ‘interpretare’ la sceneggiata firmata Giorgia & C: la Voce lo ha messo in rete poco più di due mesi fa, per la precisione il 7 maggio 2024, titolato

BAGNOLI / GAETANO MANFREDI E RAFFAELE FITTO: IL MAXI INCIUCIO MILIARDARIO

Quell’inchiesta spiega molte cose, rivela non pochi retroscena e dà il senso della sceneggiata giocata sulla pelle dei napoletani: sbandierando un interesse per il Sud di questo governo sfascista che non sta né in cielo né in terra. Basti pensare, una per tutte, alla legge ammazza Mezzogiorno (e non solo, ma dell’intera penisola) sulle autonomie.

 

L’area di Bagnoli. Sopra, Giorgia Meloni con Raffaele Fitto e Gaetano Manfredi

 

Veniamo ora alle imperdibili parole pronunciate da ‘Giorgia’ e dai suoi maggiordomi (ben compreso l’onnipresente ministro della Sub-Cultura, Genny Sangiuliano) in occasione del ‘taglio del nastro’ a Bagnoli.

Così gonfia subito il petto il-la premier: “A Bagnoli cambieremo le cose. La politica deve sfidare se stessa sugli obiettivi difficili, non su quelli facili”.

Vale la pena di ricordate che su questo sito, a fronte dei circa 2 miliardi e 280 milioni di euro che sono necessari a coprire il costo degli interventi di riqualificazione, era stata messa a disposizione la cifra di 480 milioni, cioè meno di un settimo di quanto necessario. Allora con il decreto coesione noi abbiamo scelto di stanziare quello che serve per coprire gli interventi pubblici, ovvero 1 miliardo 215 milioni a valere sulle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021-2027, quindi fondi nazionali”.

Di fronte alle più che naturali, spontanee e misurate proteste dei cittadini imbufaliti per anni di prese per il culo (ben compresa quella odierna), ecco le parole della ‘comprensiva’ Giorgia: “Vi capisco. Ma noi lanciamo la sfida a trasformare un’area inquinata e abbandonata in un moderno polo turistico-balneare e commerciale. Faremo quello che va fatto. A chi pensava che questi territori fossero spacciati, che non avessero speranza, che si potessero mantenere nella loro condizione solo con l’assistenzialismo, dimostreremo a questa gente che si sbagliava di grosso”.

Epico.

Non ha dubbi il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, co-regista dell’operazione (l’altro è il ministro Raffaele Fitto): “Mai come oggi nessuna incertezza. Oggi definiamo una road map robusta, precisa, che potrà portarci al definitivo rilancio di quest’area”.

Vincenzo De Luca

Altrettanta sicurezza ‘operativa’ mostra Bernardo Mattarella, il rampollo presidenziale che siede sulla poltrona d’amministratore delegato di ‘Invitalia’, il soggetto pubblico attuatore degli interventi previsti per Bagnoli: “E’ una giornata molto importante, accompagnata anche da un intervento operativo. Consegniamo le aree delle cosiddette fondiarie per l’inizio dei lavori di bonifica. Direi che è la volta buona”.

A rompere le uova nel paniere e spezzare l’idilliaca atmosfera (guastata solo dalle vibrate proteste popolari) arrivano le poche ma significative parole (cifre, date e fatti) pronunciate dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “Non c’è bisogno di ribadirlo: quando si parla di fondi nazionali, si parla di fondi nazionali già attribuiti alle regioni. Quindi sono fondi di competenza regionale. Il miliardo e 280 milioni sono fondi della Regione Campania, attribuiti alla Regione il 3 agosto 2023”.

Capito il trucchetto della Meloni-Fitto-Manfredi band svelato da De Luca?

Lo ripetiamo: quel trucchetto era stato già scoperto dalla Voce ed illustrato, appunto, nel reportage dello scorso maggio…

 

La sede del Palazzo di Giustizia a L’Aquila

 

Dai bradisismi dell’area flegrea, passiamo alle zone telluriche abruzzesi, con il capoluogo devastato dal devastante terremoto nel 2009.

Ed eccoci nell’aula del tribunale dell’Aquila, dove è andata in onda un’altra tragica sceneggiata. E stata infatti appena pronunciata la sentenza civile d’appello sulle morti di 7 ragazzi, finiti sotto le macerie dello studentato di via Alcide De Gasperi.

Preferiamo lasciare la parola al primo dispaccio ANSA: “Sentenza choc nell’ambito dei processi civili per le vittime nel sisma dell’Aquila del 6 aprile 2009: la corte d’Appello dell’Aquila ha confermato la sentenza di primo grado del 2022 che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei ministri da ogni responsabilità per la morte di sette studenti”.

Ai familiari nessun risarcimento. Anzi, dovranno pagare fino all’ultima goccia le spese legali, stabilite in 14 mila euro.

Secondo i giudici – aggiunge la nota Ansale cause sono da ricercare nelle ‘incaute’ decisioni assunte dai ragazzi”: che in qualche modo, di tutta evidenza, se la sono cercata.

Ancora: “Stando ai giudici del secondo grado, non ci sarebbero prove certe delle rassicurazioni in relazione alla condotta dei giovani; mancherebbe quindi il ‘nesso causale’ per attribuire responsabilità di natura civile. I ragazzi, quindi, non sarebbero stati condizionati e dunque rassicurati dai pareri dei componenti della Commissione Grandi Rischi presenti a L’Aquila 5 giorni prima del terremoto; e nemmeno dalle dichiarazioni in tivvù di Bernardo De Bernardinis (all’epoca il numero due della Protezione Civile, vice di Giuseppe Bertolaso, ndr), e, alla stampa, dell’allora vice sindaco, Massimo Cialente”.

Quindi, quei ragazzi, quei discoli, proprio “se la sono cercata”.

A nulla contano i pareri più che rassicuranti, giusto nei giorni precedenti, espressi dai Soloni, dagli Scienziati che componevano quella nefasta Commissione Grandi Rischi.

Niente. Per i le toghe aquilane non ‘c’è alcun “nesso causale” tra quelle parole, quelle frasi tranquillizzanti e il conseguente comportamento degli studenti.

Quel “nesso causale” – per fare un solo, tragico paragone – al quale sono stati impiccate, dopo 20 anni di processo passato da Trento via Roma a Napoli, vittime (uccise una seconda volta), danneggiati gravi e familiari per la strage del sangue infetto, che in Italia negli anni ’90 ha fatto oltre 5 mila morti innocenti. Anche allora la sentenza che ha assolto tutti gli imputati (“il fatto non sussiste”) era dovuta a quel maledetto “nesso causale”, tra l’infusione di sangue infetto di anni prima e poi il decesso.

Ai confini della realtà.

Serena Mollicone

Come ai confini della realtà, ennesima beffa, è la condanna alle spese legali per i familiari dei ragazzi morti sotto le macerie aquilane. Proprio quel che è capitato pochi giorni fa ai familiari di Serena Mollicone, altra vittima senza giustizia dopo oltre vent’anni e una sentenza penale d’appello da brividi.

E’ l’ennesimo funerale di una giustizia che ormai – da molto tempo – non esiste più nel nostro massacrato Paese.

Per farvi un’idea più completa sulla tragedia dell’Aquila, potete leggere un ancora oggi significativo pezzo circa la sentenza penale messo in rete dalla Voce il 24 novembre 2016, titolato

L’AQUILA / ECATOMBE GIUDIZIARIA


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