MARCO PANTANI / C’E’ FINALMENTE UN GIUDICE A TRENTO DOPO 20 ANNI?

A 20 anni esatti dall’assassinio (abbiamo sempre definito così la sua tragica fine di quel 14 febbraio 2004) di Marco Pantani, udite udite, c’è oggi la riapertura del caso.

Sarà fatta finalmente giustizia dopo anni e anni di errori & orrori giudiziari di tutti i tipi?

Di clamorose sviste?

Di palesi verità e ‘fatti’ sui quali si sono chiusi colpevolmente gli occhi?

Sarà una buona volta rispettata la MEMORIA del nostro campione di ciclismo e resa a lui e ai suoi familiari quella Giustizia fino ad oggi tante volte impunemente calpestata?

A ben vedere, anche stavolta, non c’è poi da stare troppo allegri. Visto che, come al solito in questo martoriato Paese, la ‘miracolosa’ prescrizione (per killer & colpevoli) arriva sempre al momento giusto: tanto che, per il caso Pantani, scatta tra pochi mesi…

Tutto detto.

Ma partiamo dalle news e poi riassumiamo per sommi capi il giallo che da una quindicina d’anni abbiamo tante volte raccontato, denunciando soprattutto errori, orrori & omissioni.

 

 

RICOMINCIO DA TRENTO

Per praticità, preferiamo farvi leggere i dispacci delle tre principali agenzie di stampa, pubblicati a ‘botta calda’ circa 48 ore fa.

Renato Vallanzasca. Nel fotomontaggio in apertura, Marco Pantani e, sullo sfondo, la Procura della Repubblica di Trento

Partiamo ovviamente dall’ANSA. “La Procura di Trento ha riaperto le indagini sul caso di Marco Pantani legato al Giro d’Italia del 1999. Secondo quanto apprende l’Ansa, il nuovo fascicolo, affidato alla pm Patrizia Foiera, riguarda l’ipotesi, come è emerso anche dalle audizioni in Commissione Antimafia, di un presunto giro di scommesse clandestine legate alla camorra, che puntava ad evitare la vittoria delpirata’ nella classifica finale. Il primo a parlare della vicenda fu Renato Vallanzasca, sentito ieri come persona informata sui fatti, nel carcere di Bollate, dalla pm trentina”.

Passiamo all’ADK KRONOS: “Colpo di scena sulla caduta di Marco Pantani. La procura di Trento ha riaperto le indagini su quanto sarebbe accaduto nel 1999, quado il Pirata era maglia rosa al Giro d’Italia. Il nuovo fascicolo, affidato alla pm della Dda Patrizia Foiera, riguarda l’ipotesi di un presunto giro di commesse clandestine legate alla camorra che puntava ad evitare la vittoria di Pantani nella classifica finale. Il primo a parlare della vicenda fu Renato Vallanzasca, ieri sentito come teste informato sui fatti, nel carcere di Bollate, dalla stessa pm di Trento. Sul caso il difensore del bel Renè preferisce non rilasciare dichiarazioni”.

Eccoci poi all’AGI: “La Dda della Procura della repubblica di Trento ha riaperto le indagini sulla morte di Marco Pantani, in merito ai valori di ematocrito riscontato in occasione (25 anni fa) della tappa di Madonna di Campiglio. L’apertura del nuovo fascicolo, affidato alla pm Patrizia Foiera, riguarda un possibile giro di scommesse clandestine legate alla camorra che voleva negare la vittoria finale del Giro del campione riminese”.

Leggiamo da ‘Il Fatto’ qualche ragguaglio in più: “Il 13 luglio il bel Renè è stato ascoltato dalla pm trentina, che avrebbe già in agenda almeno una decina di interrogatori. Essendo in condizioni precarie, Vallanzasca non sarebbe riuscito a rispondere alle domande. Secondo l’ipotesi alla base delle indagini, la camorra avrebbe scommesso miliardi di lire sulla sconfitta (di Pantani al Giro ’99, ndr): per questo si parla da tempo di sabotaggi e manomissione delle provette, un’ipotesi tratteggiata anche nella relazione della Commissione parlamentare antimafia che era tornata ad indagare sul caso. Nel 2014 Vallanzasca parlò anche alla procura di Forlì. Il pm Sergio Sottani spiegò: ‘Un clan della camorra minacciò un medico per costringerlo ad alterare i test e far risultare Pantani fuori norma’”.

 

I DUE FILONI D’INCHIESTA ABORTITI

Partiamo, per questa rapida ricostruzione, dalle ultime parole pronunciate dall’allora pm di Rimini Sottani e rammentate da ‘Il Fatto’.
Ebbene, dieci anni fa esatti la procura riminese aveva in mano tutte le carte, i documenti e le verbalizzazioni ad hoc per far luce sul maxi mistero circa la prima parte del giallo: ossia quello della eliminazione di Marco Pantani da quel maledetto Giro del ’99, quando il ‘Pirata’ venne fermato dopo il tappone di Madonna di Campiglio per un ematocrito appena al di sopra della norma.

Il pm Sergio Sottani

Quella procura, infatti, aveva a sua disposizione le prime verbalizzazioni di Vallanzasca in cui c’era già tutto il ‘succo’ della tragica story: vale a dire quello che al bel Renè aveva raccontato un camorrista in carcere, sulle maxi scommesse dei clan perché “O pelato non deve arrivare a Milano”, e cioè finire il Giro, ovviamente vincendolo.

Gli inquirenti, sulla bollente questione, avevano interrogato diversi pentiti della camorra, ricevendo ampie conferme e non pochi dettagli.

Quindi, non solo le parole di Vallanzasca che riferiva quelle del camorrista-galeotto, ma anche di svariati collaboratori di giustizia, tutte concordanti.

Ottimo e abbondante, il quadro probatorio, per mettere su un processo e cominciare a rendere giustizia al Pirata.

Neanche per sogno.

La Procura di Rimini sostenne che le prove non erano sufficienti, che tutto quello non bastava. E sostenne anche che loro, gli inquirenti riminesi, di camorra non ne capivano un accidenti. E, quindi, buonanotte ai suonatori.

Un bel giorno il fascicolo riappare a Napoli, in seguito ad un esposto del legale della famiglia Pantani, l’avvocato bolognese Antonio De Rensis. Semplice il motivo: visto che c’è la camorra di mezzo, chi può meglio indagare se non la DDA partenopea?

E il fascicolo resta sulla scrivania di un pm per circa un anno e mezzo, prima d’essere archiviato.

Il penalista Antonio De Rensis

Vi abbiamo fin qui descritto per sommi capi solo il ‘primo atto’: le mani della camorra sul Giro, il taroccamento delle provette, il primo killeraggio del ‘Pirata’.

Infatti, poi, c’è quello vero: che va in tragica ‘sceneggiata’ alla napoletana proprio quel fatidico giorno di San Valentino, il 14 febbraio 2004.

Il campione viene ucciso (torniamo a ribadire, come abbiamo sempre fatto in tutti questi anni), ma la cosa è fatta passare per un suicidio. Nonostante sulla scena del crimine ci siano tali e tanti segnali, una sfilza di tracce, una serie infinita di prove che ‘parlano’ da sole: e che non vede solo di chi non vuol vedere.

Le 100 anomalie” tante volte denunciate al vento dal coraggioso legale (in tutta la prima fase) della famiglia Pantani, De Renzis. Che le dettaglia per filo e per segno, una ad una, quelle clamorose anomalie. Per citarne solo alcune: i segni sul corpo di Marco, quelli di violenze subite e di un evidente trascinamento; il mobilio del residence ‘Le Rose’ di Rimini a soqquadro; un giubbotto che Marco non aveva mai usato; la carta di un cornetto Algida che Pantani non aveva mai consumato; la telefonata alle reception di allarme mai tenuta in conto. E via di questo passo, anche alterando (le prima forze di polizia giunte al ‘Le Rose’) palesemente la scena del crimine.

E pensate che sia servito a qualcosa l’ardore investigativo dell’avvocato De Renzis?

A un bel niente. La procura incaricata, allora, archiviò il tutto. E la pietra tombale fu messa dalla Cassazione. Come al solito.

Passiamo alla Commissione Antimafia.

Che tre anni fa apre a sua volta il caso. E proprio nel corso di un’audizione, il pusher Fabio Miradossa vuota il sacco e afferma: “Pantani è stato ucciso”. Fornisce una serie di elementi, che finiscono per corroborare quanto era già emerso ma poi sepolto. E conferma tutte le piste indicate da De Renzis e che la Voce aveva dettagliato in decine di inchieste.

Fabio Miradossa

Adesso il ‘tutto’ approda a Trento. Che riapre il ‘caso’. A pochi mesi dalla fatidica prescrizione.

Viene deciso di sentire Vallanzasca. Il quale, comunque, aveva abbondantemente parlato e fornito elementi più di 10 anni fa.

Inutile quella verbalizzazione?

Si torna a parlare dell’ematocrito dei misteri.

Sul quale c’erano già all’epoca montagne di elementi. Come le pressioni sull’equipe medica, le paure manifestate da un paio di componenti. E poi – giallo nel giallo – la misteriosa morte, dopo alcuni mesi, del capo team, il medico olandese Wim Jeremiasse: un provetto automobilista che finisce dritto in un lago ghiacciato austriaco…

Sorge spontanea la domanda: la procura di Trento comincia a indagare (o meglio a re-reindagare) solo sulle mani della camorra sul Giro e la montagna di scommesse clandestine, o anche sull’omicidio, cinque anni dopo, del ‘Pirata’?

Non vogliamo portarla più per le lunghe.

Ma solo invitarvi a scorrere gli ultimi reportage messi in rete dalla Voce sul giallo Pantani.

A partire dal più recente, a 20 anni esatti dal suo assassinio, messo in rete il 14 febbraio 2024 e intitolato

MARCO PANTANI / LE TANTE ‘MORTI’ DEL CAMPIONE IN 20 ANNI

 

Ecco poi, pubblicato il 21 settembre 2022,

MARCO PANTANI / LACUNE, ANOMALIE & OMISSIONI SCOPERTE DALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA

 

Quindi, del 22 novembre 2021,

MARCO PANTANI / MIRACOLO! CASO RIAPERTO, LA PISTA E’ ‘OMICIDIO’  

Sì, perché dovete sapere che la procura di Rimini è stata ‘recidiva’: ha cioè archiviato per 2 volte il caso; anche l’ultima, tre anni fa, dopo un esposto della famiglia Pantani.

Comunque, per rileggere articoli e inchieste messi in rete dalla Voce proprio nell’ultimo decennio, basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare MARCO PANTANI. Ne troverete a iosa: oggi più attuali che mai.


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