SERENA MOLLICONE / IL 12 LUGLIO LA SENTENZA DI APPELLO

Forse uno spiraglio di giustizia per la Memoria di Serena Mollicone, la ragazza uccisa 23 anni fa ad Arce, in provincia di Latina.

E per una seconda volta ‘ammazzata’ dalla sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Cassino due anni fa che va visto l’assoluzione di tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste”.

Il prossimo 12 luglio, invece, dovrà emettere la sua sentenza la Corte d’Appello di Roma, e le richieste della Procura generale ribaltano la scena: 24 anni di galera per Franco Mottola e 22 a testa per il figlio Marco e la moglie Anna Maria. 4 anni, poi, per un carabiniere della caserma di Arce, Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. Assoluzione, invece, per un altro militare,Vincenzo Quatrale.

L’omicidio della diciottenne Serena riporta a quello di Marco Vannini”, ha subito sottolineato il procuratore generale Francesco Piantoni.

Marco Vannini. Sopra, Serena Mollicone

Dettaglia l’ANSA nel suo report: “Nella requisitoria è stato richiamato il parallelismo fra la tagica morte di Serena e quella di Marco Vannini, il giovane che fu ferito a morte a Ladispoli, in provincia di Roma, nel 2015 da un colpo di pistola mentre era a casa della sua fidanzata, Martina Ciontoli, esploso dal padre di quest’ultima, Antonio”.

Entrambi carabinieri, sia Antonio Ciontoli che Franco Mottola: il che non può che aggravare la posizione di entrambi.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Marco Mottola – continua l’Ansa – “fece sbattere la testa di Serena contro una porta della foresteria della caserma dell’Arma: nessuno mosse un dito, non fu soccorsa e, di fatto, venne lasciata morire e poi abbandonata nel bosco dove venne ritrovata”.

Secondo l’impianto accusatorio, Franco Mottola mise in atto il piano per ‘coprire’ il figlio, sbarazzarsi del corpo e, nel corso delle prime indagini a lui stesso affidate in quanto comandante dalla locale stazione dei carabinieri, depistare.

La morte di Serena, viene comunque sottolineato, è legata ad un’azione ‘concorsuale’ di tutta la famiglia Mottola.

“Tutti e tre – scrivono Francesco Piantoni e Deborah Landolfi – l’hanno soffocata con il nastro adesivo. Abbiamo valutato la possibilità che la condotta sia stata posta in essere solo da due componenti della famiglia e il terzo si sia limitato ad assistere. In ogni caso, questa persona dovrà rispondere di omicidio con condotta omissiva perché sapeva cosa stava avvenendo e non ha fatto nulla per salvare Serena”.

Il tribunale di Cassino

Nella sua requisitoria il pg – sempre proseguendo nel parallelo con il caso Vannini – ha fatto riferimento all’obbligo “di garanzia e di protezione dei titolari dell’abitazione nei confronti di persone da loro ospitate che si trovino in pericolo di vita”.

Così è successo, infatti, sia nel caso Vannini che in quello Mollicone.

E in entrambi i gialli c’è un militare come protagonista non solo del fatto di sangue, ma anche della successiva azione di depistaggio.

 

 

 

Per rammentare meglio alcuni dettagli della vicenda di Arce, ecco due istruttivi pezzi messi in rete dalla Voce.

Quello per l’inizio del primo grado, messo in rete il 19 marzo 2021,

SERENA MOLLICONE / DOPO 20 ANNI, PARTE IL PROCESSO

E soprattutto quello pubblicato all’indomani della vergognosa sentenza di primo grado, esattamente due anni fa, il 17 luglio 2022,

IL FUNERALE DELLA GIUSTIZIA / BORSELLINO, REGENI, MOLLICONE: VERGOGNA IN AULA  


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