SCHLEIN, CONTE & C. / ALCUNE COSE DI SINISTRA DA CANTIERARE. SUBITO

Spiragli di possibili intese concrete tra i ‘pezzi’ della sinistra, una buona volta?

Forse qualcosa finalmente si muove. Può darsi che davanti a tanti, troppi autogol, suicidi e harakiri ormai storici, sia la volta buona per dire e, soprattutto, progettare e fare alcune cose ‘di sinistra, come raccontava un tempo ormai lontano Nanni Moretti.

A quanto pare cominciano a destarsi dal letargo Elli Schlein, Giuseppe Conte, il tandem Fratoianni-Bonelli e forse perfino i ‘cespugli’ di + Europa e Azione (Matteo Renzi è meglio perderlo che trovarlo, visti i disastri combinati).

Il successo non prevedibile in quei ‘larghi’ termini alle amministrative indica la rotta da seguire: candidati credibili, nei quali i cittadini si identificano, e soprattutto obiettivi chiari, caso mai pochi ma ben precisi e – condizione fondamentale, imprescindibile – finalizzati a raggiungere obiettivi di GIUSTIZIA SOCIALE.

Un ‘contenitore’ nel quale campeggino i diritti inalienabili, i più sacri, i più inviolabili ma anche i più vilipesi, oltraggiati, calpestati, soprattutto da questa destra sfascista al governo ormai da un anno e mezzo abbondante.

L’abbiamo sottolineato più volte ma val la pena – proprio ora che si vedono questi spiragli di intesa e si respira nell’aria un clima nuovo – di ribadirli, perché del resto sono sotto gli occhi di tutti.

Lavoro, lavoro, lavoro. Soprattutto al Sud e per i giovani, comunque per tutti. Ma attenzione: non un posto precario, insicuro, che ti prendono e ti sbattono come un pacco, e ci puoi anche morire, come sta tragicamente succedendo sempre più spesso, con percentuali da brivido in crescita esponenziale, dalle costruzioni alle campagne.

Leggi ferree, da far rispettare e applicare con rigore per chi sgarra: come per quel ‘padrone’ agricolo che ha ‘ucciso’ il povero indiano, trattato peggio d’un sacco di patate e poi osa pure dire che se l’è cercata. Galera, galera, galera. E per tutti quelli – e sono tanti, troppi – come lui.

Quindi la battaglia per il salario minimo, senza se e senza ma. Se ne parla da mesi, ma non si cava un ragno dal buco.

E su tali fronti varrebbe la pena di dare una ‘sveglia’ al sindacato, alla Cgil del ‘compagno’ (sic) Maurizio Landini, da troppo tempo addormentato nel bosco. Ma cosa ci stanno ormai a fare, i sindacati, solo capaci di organizzare due volte l’anno una manifestazione tanto per far vedere che esistono? Vergogna.

Torniamo ai punti caldi della possibile, doverosa ‘agenza’ comune a sinistra.

Pensioni, l’abbiamo rimarcato tante volte: le minime sociali di oggi sono da fame, 530 euro che ti servono solo per morire giorno dopo giorno, meno della metà – per fare un solo esempio – di quelle francesi, che arrivano a 1.200 euro al mese.

Maurizio Landini

E allora? Pensionati e cittadini che non sanno come fare a tirare avanti devono accontentarsi delle vergognose mance ed elemosine elargite da ‘Giorgia’, come il bonus carrello o il bonus benzina, peggio di quanto faceva il sindaco monarchico di Napoli mezzo secolo fa, Achille Lauro, una scarpa prima del voto e l’altra dopo?

Avete visto la sceneggiata della Meloni band per tagliare le liste d’attesa nella sanità?

Peggio che andar di notte. Il diritto alla salute, prioritario in ogni paese minimamente civile, da noi è del tutto negato, reso impossibile, impraticabile: è sotto gli occhi di tutti e tutti quelli che non hanno il portafogli pieno e santi in paradiso se ne accorgono ogni giorno sulla loro pelle.

Da ottavo mondo.

Come da ottavo mondo istruzione & formazione. Ci volevano le 3 coraggiose ragazze di Venezia che hanno denunciato con clamore il sistema scolastico per far riflettere sulla situazione di totale sbando: e il ministro Giuseppe Valditara che fa?

Se ne fotte, se ne lava le mani?

Diranno Lorsignori. Ma come si finanziano robe del genere, sanità, pensioni, lavoro, scuole e via investendo?

Fondi del PNRR gestiti con oculatezza a parte e non buttati dalla finestra o ‘non spesi’, c’è sempre il mai percorso – sul serio – itinerario fiscale.

Ossia: tasse più basse, anzi zero, per chi non ha neanche gli occhi per piangere. Randellate (e galera) per chi evade. Si sa, i grandi patrimoni sono volati via nei paradisi fiscali da anni, ma perché i ‘big’ non vengono spennati per quel che hanno in patria? Perché colossi come Google devono sempre farla impunemente franca, e poi versare una ‘mancia’? Perché demonizzare (o aver paura) di una patrimoniale vera, coi fiocchi, che colpisce chi ha più di una casa e beni al sole?

In una parola: se la sinistra ha paura di pronunciare la parola tasse giuste, mirate, davvero finalizzate alla ‘redistribuzione’, meglio se ne stia a casa.

Ecco, sono i ‘temi’ più urgenti e scottanti. Ci vuole un programma comune per cominciare a ‘curare’ queste ferite: sedetevi a un tavolo, incontratevi, riflettete, buttate giù idee, confrontatevi con i cittadini, poi scendiamo in piazza e mobilitiamoci, vivaddio!

Fa molto piacere che Schlein, Conte & C. si siano incontrati prima a Napoli e poi a Milano in occasione dei due Gay Pride per sentire echeggiare alcune frasi che infondono coraggio. “Basta divisioni, uniti si vince”, “Insieme contro le leggi dittatura”. E il segretario PD: “Le nostre divisioni sono sempre state la fortuna della destra. E’ arrivato il tempo di unire le nostre forze, senza formule calate dall’alto, senza strette di mano in stanze chiuse, ma sulle grandi battaglie come la sanità, la scuola pubblica”. E parecchio altro ancora, come abbiamo appena visto, sul vasto e martoriato fronte della giustizia sociale.

Gaetano Manfredi

Va molto bene battersi insieme per i diritti Lgbt, per una legge – come quella Zan affossata dal Parlamento – sulla ‘omolesbobitransfobia’ (anche se il nome è un pò complesso). Ma vogliamo appena dire che è l’ovvio antipasto, o il giusto dessert: perché il pranzo, al quale ogni cittadino italiano, come di tutto il mondo, ha diritto, è composto dalle ‘portate’ che abbiamo prima elencato, e che cominciano a riempire uno stomaco per troppi anni, quasi da sempre, troppo vuoto. Ovvi, quasi scontati, quei diritti per le minoranze: ognuno nella propria sfera privata è libero di fare le proprie scelte e deve essere garantito come tutti gli altri cittadini.

Ci ha fatto piacere vedere il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, gioire al fianco di Schlein e Conte.

Ma farebbe bene, il primo cittadino, a dare una sbirciatina alle penose condizioni in cui versa la ‘sua’ città: o forse non è in grado di ‘vedere’? O, peggio, se ne fotte? O, peggio ancora, è incapace a fronteggiare la situazione di totale degrado sociale e civile?

Si rimbocchi le maniche, se ha voglia di rimanere in sella, e pensi meno ai tagli di nastri, a sceneggiate e carnevalate. Speriamo riesca almeno a capire il messaggio.

P.S. E tra poche ore vediamo cosa succede in Francia, con l’ondata nera alle porte. Proprio per questo, da noi, vanno alzate barricate: ROSSE.


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