HUNTER BIDEN / CONDANNATO PER UNA PISTOLA. E PER I TRAFFICI IN CINA E UCRAINA?

Martedì, ore 17 e 38. Le agenzie di stampa battono la notizia sulla condanna di Hunter, figlio del presidente Usa Joe Biden.

Così l’Ansa che titola  Hunter Biden giudicato colpevole per tutti e tre i capi d’accusa

E l’Adn Kronos, Hunter Biden colpevole, il figlio del presidente condannato

Poco spazio nei Tiggì, che non fanno alcun cenno alle ‘grane’ giudiziarie di peso ben maggiore che Hunter, e anche Joe, dovranno fronteggiare, comunque dopo il voto presidenziale.

Per sommi capi la ‘notizia’.

Una corte del Delaware ha condannato Hunter per il possesso di un’arma, pur assumendo droga in quel periodo. La pena può arrivare fino a 25 anni di carcere. La sua entità, nonché le motivazioni, saranno rese note non prima di 4 mesi. A settembre, poi, un altro processo, stavolta per evasione fiscale.

E da qui potrebbe spuntare qualche ‘problemino’ per il rampollo presidenziale (e anche per babbo Joe). Non tanto per la frode fiscale in sé ma per la provenienza dei danari: che potrebbe essere targata Cina o Ucraina.

Il libro di Miranda Devine. Sopra, Joe e Hunter Biden

Visto che gli svariati ‘dirty business’ Hunter li ha messi a segno soprattutto trafficando in quei due paesi, quando il padre, tra il 2015 e il 2016, era il numero due della Casa Bianca, come vice di Barack Obama.

Dirty business’ che la Voce ha più volte dettagliato con molte inchieste da due anni e mezzo ad oggi, ossia da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Ed ai quali ha dedicato un volume al vetriolo la giornalista investigativa americana Miranda Devine, col il suo ‘Laptop from Hell’.

In estrema sintesi, Hunter si è rimboccato le maniche nel grande business dei biolaboratori – tante piccole Wuhan – disseminati da anni e anni in Ucraina, soprattutto a partire del ‘golpe bianco’ di piazza Maidan del 2014, orchestrato da Victoria Nuland, la ‘zarina’ e numero due al Dipartimento di Stato guidato da Antony Blinken. 11 i biolab ufficiali (e ammessi davanti al Congresso Usa dalla stessa Nuland), ma poco meno di una cinquantina quelle realmente esistenti, con gli ucraini a far da cavie umane.

Gli affari, per Hunter, non si sono certo limitati a questo. Perché – udite udite – è stato un membro del consiglio d’amministrazione di ‘BURISMA’, il colosso energetico ucraino, un po’ come da noi l’ENI, pur non avendo, il rampollo presidenziale, alcuna conoscenza in materia.

Ha guadagnato soldi con la pala, grazie al dorato appannaggio mensile, e via Burisma è riuscito a intrecciare altri affari. Spesso in combutta con l’oligarca Ihor Kolomoisky, il faccendiere all’epoca animatore di Burisma; ha poi provveduto, Kolomoisky, a svaligiare il più grosso istituto di credito ucraino, ‘Private Bank’; ha finanziato la campagna presidenziale di Volodymyr Zelensky e gli ha comprato due ville, una da 34 milioni di dollari a Miami, l’altra da appena 4 milioni a Forte dei Marmi; ad ha finanziato, l’oligarca ora braccato dall’FBI per riciclaggio internazionale, il ‘Battaglione Azov’ di chiara ispirazione nazista. Se vi par poco…. Può essere molto utile rileggere le cover story della Voce messe in rete il 25 marzo 2022

HUNTER BIDEN / TUTTI I “DIRTY BUSINESS” DEL FIGLIO DI JOE CON I BIOLABORATORI UCRAINI

e il 27 marzo 2022

HUNTER BIDEN, ZELENSKY & IL SUPER OLIGARCA / MOLTO ATTENTI A QUEI TRE

Copione non molto diverso nei traffici cinesi, e i documentati contatti con esponenti dei servizi segreti di Pechino nonché con faccendieri che ruotano intorno al governo cinese.

Sorgono a questo punto spontanee alcune domande.

Ma se Hunter rischia 25 anni per il possesso illegale di una pistola, quanti ne dovrebbe beccare per dirty stories come quelle appena sommariamente descritte?

Hunter Biden alla tavolozza

Come mai, pur conoscendo già da anni quei fatti, FBI e soprattutto magistratura a stelle e strisce non hanno proceduto o lo stanno facendo al rallentatore, soprattutto, in modo tale da non creare problemi alla corsa presidenziale del babbo?

E per qual motivo gli inquirenti americani non hanno svelato come il padre fosse ben a conoscenza dei traffici del rampollo, che ovviamente ne spendeva abbondantemente il nome?

Emblematica, a dimostrazione di ciò, la story dell’incredibile exploit artistico di Hunter pittore. Che è riuscito a ‘piazzare’ alcune sue croste al top dei prezzi: ben certi, gli acquirenti, di mollare in questo modo una ‘tangente’ al padre. Chiaro, no?

Ecco il pezzo della Voce sul talento pittorico di Hunter, pubblicato l’8 dicembre 2021,

HUNTER BIDEN / I MAXI BUSINESS DEL RAMPOLLO PRESIDENZIALE, DALLA CINA AI QUADRI MILIONARI   

 

Ma per rileggerne tanti altri, basta come al solito andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page e digitare i due nomi magici, HUNTER BIDEN e JOE BIDEN. Ne ritroverete davvero di tutti i colori


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento