OMOFOBIA PAPALE

È come se la nostra Costituzione, fulgido esempio di saggezza e di rispetto erga omnes, inciampasse nel discrimine dell’omosessualità e al nobile monito sulla pari dignità sociale di tutti cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione…di condizioni personali, facesse seguire il codicillo “ad eccezione degli omosessuali”. Il massimo esponente del cattolicesimo, che si propone con principi analoghi al terzo articolo della nostra Costituzione, altro che inciampo, si è reso protagonista di un ruzzolone lungo la china dell’intolleranza. Francesco, papa rivoluzionario, che certo, è molto avanti con l’età e potrebbe soffrire, oltre che di malattie articolari debilitanti, anche di un incipiente disturbo senile della lucidità, in camera caritatis, ovvero a tu per tu con i vertici della Chiesa, ha coniato per gli ambienti dei seminaristi la volgare definizione di ‘frociaggine’, roba da osteria, da avvinazzati e ha praticamente posto il veto papale all’ammissione di omosessuali nei seminari pre sacerdotali. Cosa desta il sospetto sullo stato confusionale del papa: il recupero di precedenti esternazioni di segno opposto, quando negò il proprio diritto (e della Chiesa) di giudicare i gay e si disse favorevole a ‘normalizzare’ i matrimoni tra persone dello stesso sesso, addirittura da benedire. Il Bergoglio omofobo, non si è reso conto di aver manifestato uno stato mentale in orrenda sintonia con Vannacci. In disaccordo con l’apertura dei cardinali all’omosessualità, è andato oltre l’ostracismo per il mondo gay, ha confermato il vincolo per seminaristi e sacerdoti del celibato, della castità, divieto che si ritiene con giusta ragione responsabile di degenerazioni come la pedofilia, purtroppo diffusa nel mondo ecclesiastico. Un risvolto dell’ostracismo ai gay non tarderà a diffondersi, indurrà i seminaristi a reprimere la loro condizione, per accedere al sacerdozio, con tutti i problemi, noti, di chi nasconde la propria omosessualità.


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