SCOPRI L’ARCHIVIO STORICO DEL BANCO DI NAPOLI! – Terza parte

 

UN VIAGGIO NEL TEMPO: LE PANDETTE

Proseguiamo il nostro straordinario viaggio nel tempo lungo l’Archivio storico. Accanto alle “pile” di fedi, infilzate in spiedini di ferro, a significare che erano state tutte pagate, scopriremo le memorie custodite attraverso le pandette. Si tratta delle antiche rubriche dei correntisti i cui autori, detti “Pandettari”, avevano la responsabilità di riconoscere a memoria e convalidare le firme di ciascun cliente. L’Archivio storico del Banco di Napoli ne custodisce ben 4.545, contenenti i nomi di tutti i clienti degli antichi Banchi napoletani. Complementari alle pandette sono poi i libri maggiori, altra eccezionale finestra su quasi cinque secoli di storia. Le pandette, qui custodite, del Banco di Sant’Eligio, del Banco dell’Annunziata e del Banco dello Spirito Santo rappresentano una sorta di anagrafe economica della Napoli barocca.

Attraverso pandette, fedi e libri maggiori è possibile ricostruire le vicende economiche che portarono alla nascita di opere d’arte immortali come “Le sette opere della misericordia” del Caravaggio, di edifici storici come il Teatro San Carlo, o il collare di gemme del Tesoro di San Gennaro, commissionato da gruppi di cittadini per grazia ricevuta. Non mancheranno momenti di incomparabile emozione, come la compravendita di schiavi nella Napoli del Seicento, o l’affidamento allo scultore Giuseppe Sammartino del famoso “Cristo Velato” da parte del misterioso Principe Raimondo di Sangro.

Il REPERTORIO ARTI E MESTIERI conserva schede riguardanti periodi compresi fra la fine del XVI e la prima metà del XIX secolo. La repertoriazione, iniziata nel 1930, permette di conoscere le attività di architetti, pittori, scultori, decoratori/indoratori, ebanisti, mastri lignari, orefici, ricamatori/banderari, musici, precettori, svolte su sollecitazione di una vasta ed articolata committenza. Più recente, ed altrettanto consultabile, la repertoriazione delle fonti a stampa su temi che vanno dalle feste devozionali napoletane al culto di San Gennaro, all’epidemia di peste del 1656, alla Cappella Sansevero, ai teatri napoletani lungo un arco cronologico che va dalla seconda metà del secolo XVI alla prima metà del XIX. Anche in questo caso le scritture, tratte principalmente dai giornali copiapolizze, sono integralmente trascritte. Sono compresi tutti i dati relativi alle transazioni e alla loro entità economica, alle attività, alle figure di committenti ed esecutori, alle istituzioni e ai luoghi per i quali opere e manufatti vengono realizzati, fino alla descrizione minuziosa di tali oggetti.

 

 

DAL DECENNIO FRANCESE AL XX SECOLO

Napoli al tempo di Giuseppe Bonaparte

 

IL DECENNIO FRANCESE

La Banca dati di questo Archivio custodisce documenti risalenti al governo di Giuseppe Bonaparte, nell’arco temporale compreso tra 1806 e 1815. La catalogazione in forma tematica consente di avvicinarsi a personaggi famosi di quel tempo, consultando documenti su argomenti specifici, come i siti reali, il centro storico di Napoli, il patrimonio naturalistico e rurale (masserie, borghi, ecc.), le arti applicate e i luoghi di produzione culturale, la musica, lo spettacolo e i mestieri.

Particolare interesse offrono anche le testimonianze sulla soppressione degli ordini religiosi. Non mancano svariati documenti su altri temi sensibili, come scuole, accademie ed università; su sanità pubblica, opere di beneficenza e carceri. Focus poi su numerosi personaggi della politica, dell’amministrazione civile e della giustizia. Uno sguardo, infine, al sistema tributario, con particolare riferimento alla tassazione fondiaria, introdotta dai francesi nel 1806.

VERBALI DEL BANCO DI NAPOLI XIX-XX SECOLO

Sono tre le serie comprese in questa raccolta:

  • i verbali del Consiglio di Amministrazione del Banco di Napoli dal 1898 al 1950
  • i verbali del Consiglio Generale fra 1863 e 1893
  • i verbali del Comitato Direttivo 1938 al 1950.

Alcuni esempi renderanno meglio il valore di questi preziosi documenti.

E’ possibile rinvenire e consultare il “Conto argento n. 1022 a disposizione della Deputazione dei teatri e spettacoli. Partita di ducati sei, tarì tre e grana sei estinta il 29 settembre 1806 a favore di Giovanni Guida”.

Il Conto rame n. 1024 era intestato alla Deputazione dei teatri e spettacoli. “Partita di ducati sette, tarì quattro e grana undici estinta il 29 novembre 1806 a favore di Giuseppe Gravina”.

E’ tuttora in corso un’intensa attività di recupero e integrazione dei contenuti informativi degli inventari cartacei dei diversi fondi documentali.

Gli inventari vengono collocati in tre sezioni: la prima dedicata ai banchi pubblici di età moderna, la seconda al Banco delle Due Sicilie, la terza al Banco di Napoli.

 PALAZZO RICCA

Nel cuore della Napoli antica, in via dei Tribunali, sorge Palazzo Ricca, l’edificio storico che ospita l’Archivio e la Biblioteca della Fondazione Banco di Napoli. Anche detto “palazzo del Monte dei Poveri”, venne costruito nel XVI Secolo per volontà del duca Gaspare Ricca, presumibilmente sulle spoglie di un preesistente edificio di origine medioevale. Il Monte dei Poveri, che era stato costituito nel 1563, acquistò Palazzo Ricca nel 1617 per farne la sua sede. Pochi anni dopo, nel 1663, inizia la costruzione della Cappella, straordinario gioiello barocco che tutt’oggi custodisce preziose opere di artisti come Luca Giordano (sua la “Circoncisione” sull’altare maggiore e “L’Immacolata” sulla volta), Francesco Solimena (“La Natività” e “L’Annunciazione”), Domenico Antonio Vaccaro (la balaustra del presbiterio) ed altri. Fra le tante meraviglie, spicca anche un maestoso Organo del tardo Seicento. Nel 1819 Ferdinando I di Borbone ordinò che all’interno di Palazzo Ricca fossero collocati gli archivi storici degli otto Banchi Pubblici esistenti all’epoca: gli stessi che poi confluirono e dettero origine al Banco di Napoli.

Da allora, dopo più di duecento anni, Palazzo Ricca custodisce ancora oggi l’Archivio storico e la Biblioteca del Banco di Napoli, un pezzo di storia del Mezzogiorno d’Italia e dell’Italia in Europa.

 

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