E’ da anni che la ‘Voce’ scrive di ‘metrò killer’ a proposito degli interminabili lavori (sono cominciati quasi mezzo secolo fa, nel lontanissimo 1976) per la ‘nuova’ metropolitana di Napoli che hanno fatto a pezzi il cuore antico della città e massacrato il territorio.
E della ‘Metrocricca’, per i dirty business messi a segno dai protagonisti di quello scempio, anche ai danni delle casse pubbliche.
Ora quei cantieri diventano killer per chi ci lavora, come è appena successo in quello di Capodichino, dove Antonio Russo che stava per andare in pensione ha perso tragicamente la vita e due compagni sono rimasti feriti.
E’ estenuante e disperante la quotidiana sequela di morti bianche nel nostro paese e soprattutto al Sud, come è penoso dover sentire le solite parole rituali che non scalfiscono di un millimetro i muri di gomma. Ascoltare le solite litanie sugli appalti di cui la Voce cominciò a scrivere fin dai suoi primi numeri; dover osservare che la situazione è regolarmente peggiorata nel corso del tempo, e addirittura pochi mesi fa il governo ha sancito la deregulation massima nei cantieri.
Inutile spendere altre parole. Restano del tutto vane, come appese nel vuoto o destinate a finire in un buco che più nero non si può.
Vogliamo solo rammentare un tragico ‘dettaglio’ di quei lavori, sempre per portare la ‘nuova’ linea metrò a Capodichino, dove è ubicato l’aeroporto napoletano.
Ebbene, due anni e mezzo fa proprio quei lavori killer hanno fatto scempio di una cappella al cimitero monumentale di Poggioreale. Spoglie al vento, ossa e teschi dappertutto, famiglie nella disperazione: e le ‘scuse’ della concessionaria dei lavori.
Ai confini delle realtà.
Neanche i morti lasciano in pace.
E ora uccidono chi cerca di portare a casa il pane per la famiglia.
Ecco il ‘fresco’ pezzo sul metrò messo in rete dalla Voce un paio di settimane fa, per la precisione l’11 maggio,
METRO’ A NAPOLI / NON SOLO SCEMPI & SPERPERI. ORA ANCHE CENSURE
E adesso morte.
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