Finalmente c’è un giudice a Londra.
Si chiama Brian Langstaff, ha portato avanti per sette anni una complicatissima indagine sulla strage del sangue infetto in Gran Bretagna e ha appena depositato un rapporto al calor bianco di oltre 2.500 pagine che inchioda alle proprie gigantesche responsabilità le autorità politiche e sanitarie per l’omicidio di oltre 30 mila persone che sono state infettate da trasfusioni o emoderivati killer.
“Il più grande scandalo negli 80 anni di storia del servizio sanitario pubblico”, ha puntato l’indice nel corso di una conferenza stampa che si è svolta al ‘Westminster Central Hall’, ad un passo dal parlamento britannico.
Un gran risalto da parte della stampa inglese, come testimonia, per fare un solo esempio, il lungo reportage che vi consigliamo caldamente di leggere, pubblicato dell’autorevole ‘The Guardian’ il 20 maggio e titolato
UK infected blood scandal made worse by ‘chilling’ cover-up, inquiry finds
Un silenzio quasi tombale da noi.
Avete sentito una sola notizia in qualche tiggì di tivvù pubbliche o private?
Letto qualcosa nelle prime pagine dei giornaloni di casa nostra, solo zeppi di gossip e fake news?
La notizia, certo, è ‘scomoda’, e quindi va adeguatamente ‘dimenticata’, ‘oscurata’, ‘insabbiata’.
Soprattutto perché la sentenza londinese fa letteralmente a cazzotti con la quella pronunciata alcuni anni fa dal tribunale di Napoli, che ha assolto con formula piena (“il fatto non sussiste”) gli imputati in un analogo processo, proprio sulla strage del sangue infetto, più e più volte descritta nei minimi dettagli dalla ‘Voce’ in tanti anni di inchieste.
Cominciando a puntare i riflettori, addirittura, nel lontanissimo 1977, quando la Voce era ancora di proprietà del PCI partenopeo e appena un anno dopo, nel 1978, l’avrebbe diretta Michele Santoro, oggi impegnato sul fronte della Pace per le Europee dell’8 e 9 giugno.
Ma partiamo dalle news.
IL J’ACCUSE DELL’INFECTED BLOOD ENQUIRY
E leggiamo quanto scrive l’agenzia AGI, mosca bianca nel nostro desolante panorama mediatico, in grado di fornire qualche notizia più dettagliata su un tema di tale gravita; in queste settimane è al centro, Agi, di trattative per il passaggio dall’ENI al gruppo Angelucci (il patron è parlamentare leghista e già proprietario di tre testate di destra, come il Giornale, Libero e il Tempo).
Esordisce l’AGI: “Oltre 30 mila persone sono morte nel Regno Unito tra gli anni ’70 e i ’90 per aver ricevuto trasfusioni di sangue infetto da virus come l’HIV o l’epatite, ma le autorità hanno insabbiato lo scandalo. Lo ha stabilito un rapporto reso pubblico dell’Infected Blood Inquiry”.
“Tra le vittime ci sono migliaia di persone che erano state ferite in incidenti, o che soffrivano di malattie del sangue oppure erano sottoposte ad interventi chirurgici che necessitavano di sangue; tra questi molti bambini”.
“Oltre 3 mila infettati morirono rapidamente, tutti gli altri successivamente nel corso degli anni. Si tratta, secondo le conclusioni dell’inchiesta, del ‘più grande disastro terapeutico’ negli 80 anni di storia del Servizio Sanitario Nazionale (il ‘National Health Service’, ndr). Il tanto atteso rapporto, di oltre 2.500 pagine, ha messo a nudo ‘un catalogo di fallimenti’ con ‘conseguenze catastrofiche’per le vittime e i loro cari. ‘In gran parte, se non del tutto, il disastro si sarebbe potuto evitare’, conclude il suo autore, il giudice Brian Langstaff”.
Prosegue il dispaccio AGI: “La squadra guidata da Langstaff ha verificato che i governi e gli operatori sanitari che si sono succeduti non sono riusciti a ridurre i rischi, nonostante fosse evidente fin dall’inizio degli anni ’80 che l’Aids poteva essere trasmesso attraverso il sangue infetto. I donatori di sangue non venivano controllati adeguatamente e i prodotti sanguigni venivano anche importati dall’estero, e in particolare dagli Stati Uniti, dove tossicodipendenti e carcerati venivano utilizzati per le donazioni. Inoltre, troppe trasfusioni sono state effettuate quando non erano necessarie, secondo il rapporto. Sono state trovate anche le prove dei tentativi di nascondere lo scandalo, con la distruzione di documenti da parte dei funzionari del Dipartimento della Sanità nel 1993”.
Così prosegue la nota dell’agenzia: “Secondo il rapporto, ‘la risposta alla domanda: c’è stato un insabbiamento? È che c’è stato. Non nel senso di una manciata di persone che complottano in una cospirazione per fuorviare, ma in un modo molto più sottile, pervasivo e più agghiacciante nelle sue implicazioni’. Langstaff ha detto che ‘la portata di ciò che è accaduto è terrificante’ e che la sofferenza delle persone è stata aggravata da ripetute smentite e false assicurazioni sul fatto che avevano ricevuto un buon trattamento sanitario. Quando invece alle vittime veniva detta la verità, a volte dopo anni, ciò veniva fatto ‘in modo insensibile e inappropriato’. ‘Quello che ho scoperto è che il disastro non è stato un incidente. Le persone hanno riposto la loro fiducia nei medici e nel governo e quella fiducia è stata tradita’, ha detto Langstaff, raccomandando che le vittime vengano risarcite”.
Così conclude AGI il suo report: “Domani il governo dovrebbe annunciare un pacchetto del valore di 10 miliardi di sterline a questo scopo. L’inchiesta, una delle più clamorose nel Regno Unito, fu avviata nel 2017 dall’allora prima ministra Theresa May”.
PAROLE CHE PESANO COME MACIGNI
Ecco, a seguire, alcune frasi pronunciate da Langstaff nel corso della conferenza stampa al Westminster Central Hall.
“L’inchiesta non si limita ad indagare su qualcosa accaduto molti anni fa, ma anche su ciò che sta ancora accadendo”. Visto che molti infettati continuano oggi a morire, proprio perché i devastanti effetti si manifestano anche a medio e lungo termine: come sta tragicamente succedendo con i vaccini anti covid, soprattutto a mRNA, come quelli di ‘Pfizer’ e ‘Moderna’.
“Le persone devono fare ancora fare i conti con le conseguenze di ciò che è accaduto, di cui soffrono i loro cari. Il dolore e il trauma vissuto da tutti coloro che hanno perso i propri cari continuano ancora oggi”.
“Ogni aspetto della loro vita è stato definito dalle infezioni contratte: infanzia; formazione scolastica; carriera; tempo libero; relazioni; matrimonio; proprietà della casa; finanze; sogni e ambizioni che sono andati perduti e le relazioni che si sono interrotte”.
“I rischi di contrarre epatite C e HIV derivanti da trasfusioni di sangue e dall’uso di emoderivati erano ben noti”.
“Quei rischi erano stati ammessi dagli stessi produttori”.
“L’importazione di prodotti pericolosi per la salute, soprattutto dagli Stati Uniti, non avrebbe mai dovuto essere autorizzata dal governo britannico”.
“Nel corso dei decenni, i governi successivi hanno ripetuto linee di condotta imprecise, difensive e fuorvianti. Il loro persistente rifiuto di condurre un’inchiesta pubblica, unito ad una mentalità difensiva che rifiutava di ammettere che fosse stato commesso un torto, ha lasciato le persone senza risposte e senza giustizia”.
Parole che pesano come macigni, appunto.
SUCCEDE INVECE DA NOI…
Se finalmente ora nel Regno Unito i cittadini possono concretamente aggrapparsi a quella speranza di Memoria e di Giustizia, da noi questo diritto, fino ad oggi, è stato totalmente negato.
Calpestato.
Oltraggiato.
Vilipeso.
La Voce, come detto, ha cominciato a portare avanti la battaglia in tempi ‘non sospetti’. Quando di sangue infetto non se ne parlava neanche, né a livello politico né mediatico.
Eppure, la puzza di bruciato c’era, almeno per chi voleva sentirla. E la Voce ha cercato, in tutti i modi, con il suo giornalismo d’inchiesta, di ‘seguire’ quella pista.
A tutti i costi.
E costi quel che costi.
Ci sono infatti costati molto caro – e continuiamo a pagarne il prezzo – tutti gli articoli, i reportage, come detto cominciati addirittura nel lontanissimo 1977, ormai quasi mezzo secolo fa, quando la prima edizione della Voce pubblicò un pezzo su un certo Guelfo Marcucci, che aveva da qualche anno attivato una serie di società dedite alla raccolta di sangue, addirittura in Africa, per la precisione nell’ex Congo Belga.
Scrivemmo di quella ‘story’ dal momento che Marcucci, all’epoca, era interessato ai destini dell’exMerrell, una multinazionale farmaceutica localizzata a Napoli, la cui pratica ministeriale venne ‘curata’ da un rampante sottosegretario (al Bilancio) della DC, il super andreottiano Enzo Scotti, poi pluriministro, dai Beni Culturali fino agli Interni, passando per la Protezione Civile.
Fu il protagonista nel 1983, Scotti, dell’Affaire Monteruscello, la Pozzuoli bis realizzata a tempi record proprio per via di quel famigerato bradisisma in queste ore tornato drammaticamente alla ribalta.
Tantissimi anni dopo, nella primavera 2020, siamo stati querelati per 4 articoli sia dalla corazzata del gruppo, Kedrion, nata negli anni 2000, sia dai figli del patriarca Guelfo: ossia Andrea Marcucci, per anni capogruppo del PD al Senato, renziano doc; Paolo Marcucci, da sempre in sella come amministratore delegato di Kedrion; e Marilina Marcucci, proprio ad inizio 2000 coeditore de‘l’Unità’, una passione per le antenne tivvù e poi alla guida della Fondazione per il Carnevale di Viareggio.
Nelle loro verbalizzazioni in occasione del processo contro la Voce in corso di svolgimento a Napoli, i rampolli della dinasty toscana hanno lanciato al nostro indirizzo accuse da novanta.
In particolare, Paolo Marcucci ha accusato la Voce di aver provocato – con quei famigerati 4 pezzi pubblicati appena scoppiata la pandemia – danni economici ingentissimi alla società di famiglia, facendole perdere contratti, accordi nonché una buona fetta della credibilità a livello internazionale.
Il secondo, Andrea Marcucci, ha sostenuto che proprio quegli articoli sono stati la vera causa della sua trombatura alle ultime politiche, dove incredibilmente il senatore è stato bocciato nel suo collegio toscano.
Quel collegio che invece, più di trent’anni prima, gli era valso il trionfale ingresso alla Camera, sotto i vessilli del PLI guidato dall’Altissimo (Renato, allora segretario del partito liberale) e da Francesco De Lorenzo. Mai neanche sfiorato, ‘Sua Sanità’, dall’inchiesta per la strage sul sangue infetto che invece, dopo moltissimi anni, coinvolse (poi, come detto, stra-assolti a Napoli) diversi ex funzionari delle aziende del gruppo, nonchè Duilio Poggiolini, l’ex potente direttore al ministero della Sanità proprio negli anni bollenti della strage per il sangue infetto ed in rapporti d’affari con le società del gruppo Marcucci a fine anni ’80-primi ’90.
Prima di chiudere un consiglio.
Per leggere tanti articoli e inchieste della Voce sul giallo del sangue infetto (anche giudiziario), basta andare alla casella CERCA, che si trova in alto a destra della nostra home page. E quindi digitare nomi e cognomi che vi possono interessare: come quelli di ANDREA, PAOLO e MARILINA MARCUCCI;di DUILIO POGGIOLINI o FRANCESCO DE LORENZO.
Oppure, per fare un solo esempio, di KELLY DUDA, il regista americano sentito come teste al tribunale di Napoli perché autore dello straordinario, choccante docufilm, nel 2007, ‘Fattore VII’, sulle importazioni assassine di sangue infetto dalle galere Usa, come quelle dell’Arkansas. E delle quali scrive Langstaff nel suo monumentale, ora ‘storico’, rapporto.
Un solo ‘avviso’. Non troverete quei 4, famigerati articoli, perché all’epoca il nostro sito venne hackerato. Né troverete il resoconto dell’udienza in cui ha verbalizzato Andrea Marcucci: perché guarda caso anche allora subimmo un attacco hacker.
P.S. E da noi si muoverà una foglia?
L’intrepida premier, pardon l’intrepido premier Meloni farà qualcosa per rendere finalmente giustizia alle migliaia di vittime (abbiamo sempre scritto ‘almeno 5 mila’, ma forse, viste le news da Londra, sono molte di più), alla loro memoria e ai loro cari?
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