CALCIO ORMAI AL ‘FONDO’ / IL GIALLO INTER. E NON SOLO…

Il giallo pallonaro del secolo di casa nostra.

Ossia il possibile passaggio, inimmaginabile fino a qualche giorno fa, dell’Inter fresco scudettata da un proprietario all’altro: e cioè dal gruppo cinese (da qui il giallo ancor più giallo) che fa capo a Steven Zhang ad uno a stelle e strisce, uno dei più grossi fondi d’investimento a livello internazionale, ‘Oaktree’, che vuol dire ‘Quercia’.

Ai confini della realtà.

Ma ben dentro quelli di un rettangolo verde sempre più geneticamente modificato, stravolto ad ogni stagione che passa, totalmente irriconoscibile rispetto a primattori e copioni ‘giocati’ anni fa.

In soldoni, se fino a ‘ieri’ il derby della Madunina era una singolar tenzone tra Silvio Berlusconi Massimo Moratti, oggi è un war game finanziario giocato tra i fondi speculativi globalizzati che ormai dettano i tempi delle nostre vite sempre più ‘sgarrupate’.

Viviamo in un mondo ‘distopico’ (e dispotico), dove perfino il gioco più bello del mondo, governato dal ‘Dio Eupalla’ evocato magistralmente dal mitico Gianni Brera, ormai ha perso ogni senso, lasciando sempre più sbigottiti i poveri tifosi, che si vedono crollare addosso – letteralmente – il mondo nel quale hanno sempre creduto in modo fideistico.

Prima di entrare in qualche dettaglio sull’operazione Inter (molto simile a quella griffata Milan, guarda caso) e dare una sbirciatina a quel che altrettanto incredibilmente succede sul palcoscenico di casa Juve, vogliamo darvi un’informazione sui famosi ‘Fondi’ che vi farà capire meglio di cosa stiamo parlando.

 

FONDI A TUTTO CAMPO, DALLE PILLOLE AL PALLONE

Miliardi per i vaccini. In apertura, Steven Zhang

Circa tre anni fa, a fine 2021, quando l’argomento clou per i media di tutto il mondo era quello sui vaccini anti-covid, la ‘Voce’ pubblicò un lungo, dettagliato reportage finalizzato ad un obiettivo ben preciso: capire, attraverso i documenti societari e i relativi passaggi azionari, chi fossero i veri proprietari dei big del settore farmaceutico, come ‘Pfizer’ e ‘Moderna’, ma anche‘AstraZeneca’ e ‘Johnson & Johnson’, che per primi avevano prodotto e commercializzato i vaccini anti-covid a livello internazionale. Ecco quel pezzo ancor oggi molto utile da leggere per orientarci e capire cosa ci succede intorno, messo in rete il 27 novembre 2021, BLACKROCK & VANGUARD / ECCO I PADRONI DELLE STAR DI BIG PHARMA

E addirittura di un anno prima, 10 novembre 2020, “

PFIZER / LA STAR DI FARMACI & VACCINI E’ UNA MEGA BANCA DIRETTA DA UN VETERINARIO

Ebbene, lo stesso copione va in scena, e certo non da oggi, per il calcio a livello mondiale. Con i fondi d’investimento, gli ‘hedge fund’, i fondi speculativi, i fondi pensionistici, i fondi che raccolgono altri fondi e chi più ne ha più ne metta, i quali hanno preso in mano le redini finanziarie del mondo globalizzato.

Nei fondi – cioè al loro interno, nella loro pancia – ci può stare di tutto. Anche soldi ‘sporchi’, da lavare e riciclare come meglio non si può, tanto per arrivare subito al sodo.

In soldoni – è proprio il caso di dirlo, e qui parliamo di palate da miliardi di dollari ed euro, cifre che sono l’equivalente di intere finanziarie per nazioni di medie dimensioni – non c’è sistema migliore, per chi vuol ‘lavare’ i suoi proventi, che piazzarli dentro un comodo fondo. In modo tale da renderli non più ‘riconoscibili’, non più ‘infetti’ ma capaci di rigenerarsi e reinvestirsi in qualunque settore economico. Quello pallonaro ben compreso.

C’erano una volta le fiduciarie, classiche società paravento dietro cui si proteggevano i titolari di capitali non proprio trasparenti. Ora, ormai da anni, ci sono i ben più comodi e maneggevoli fondi: che tutto inghiottono e dove tutto, per incanto, sparisce. Più pulito e lavato che mai, una super centrifuga che varca i confini dei paesi e non conosce barriere né ostacoli.

I controlli? Ma chissenefrega. Perché le autorità regolatorie, ossia di controllo, in questi anni sono letteralmente sparite: morte e sepolte.

Anche stavolta, un caso per tutti.

La ‘Food and Drug Administration’ (FDA) che negli Stati Uniti è stato il ‘terrore’ per tutti, con il rigidissimo, ferreo controllo su ‘Alimenti, Farmaci e Tabacchi’: non le sfuggiva una virgola, come del resto al ‘mitico’ fisco a stelle e strisce che ti sbatte in galera se hai evaso 100 dollari di tasse federali.

Oggi quel mondo è radicalmente cambiato, i controllori sono a loro volta pilotati dai controllati, in un perverso (ma ormai fisiologico) gioco di ‘porte dorare girevoli’, con una montagna di ‘conflitti d’interessi’ alti come grattacieli (invisibili per i cittadini).

E’ stata la pandemia a svelare quanto il re sia nudo.

Perché proprio la FDA ha chiuso non uno ma tutti e due gli occhi, concedendo in modo del tutto anomalo e soprattutto illegale l’ok a quei vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna nel famigerato agosto 2020, come la Voce ha più volte denunciato.

E sapete dove è andato poi a lavorare, fatto il lavoro ‘sporco’, il Commissario straordinario FDA Scott Gottlieb? Addirittura ai vertici di Pfizer, la società ‘controllata’ fino alla settimana prima!

E una identica faccia di bronzo ha mostrato, negli anni successivi, chi ha preso il suo posto, sempre come Commissario straordinario FDA: quel Robert Califf – super consulente strapagato per anni dalle star farmaceutiche – che oggi semina terrore per la prossima pandemia aviaria e invoca nuovi vaccini, come la Voce ha appena descritto nella cover story di qualche giorno fa!

Ma torniamo a bomba. Ossia al dorato pallone che va sempre più… a FONDO.

E passiamo rapidamente ai raggi x protagonisti e interpreti della sceneggiata Inter, bypassando le ultime cronache che avranno di certo già letto tifosi nerazzurri festanti per il 20 scudetto.

Andiamo subito al cuore del problema.

 

SEGUENDO LE RADICI DELLA QUERCIA, OAKTREE

Chi è ‘OakTree’, il nuovo Padrone di mezza Milano nel pallone?

Il nome completo è ‘OakTree Capital Management’, “società di gestione patrimoniale specializzata in strategie di investimento alternative”; ed è, soprattutto, ai vertici della hit internazionale sul fronte degli “investimenti di titoli in difficoltà”. La qual cosa farà non poco imbestialire i fans della quadra guidata da Simone Inzaghi.

Sta per compiere 70 anni, ‘OakTree’, perché è nata nel 1955 a Los Angeles, dove continua a mantenere la sua sede legale e il suo quartier generale. Quotata al Nasdaq della borsa di New York, ha uffici sparsi in tutto il modo: da Londra ad Hong Kong, da Parigi e Pechino, da Lussemburgo a Seul, da Singapore a Tokyo.

A tutto il 31 dicembre 2023 (quindi si tratta dei dati più freschi) gestisce ben 190 miliardi di dollari, come asset per la sua clientela, in cui spiccano 73 fondi pensionistici a stelle e strisce sul totale Usa di circa un centinaio.

La ciliegina sulla torta, dentro la quale poi ci sono fondi pubblici d’ogni razza, fondazioni, assicurazioni, hedge fund, fondi di dotazione e un’altra marea di prodotti finanziari.

‘Prodotti’, non più servizi per i cittadini o per la ‘clientela’; come del resto abbiamo sempre definito ‘prodotti’ (e non vaccini) quelli sfornati a iosa dalle star di Big Pharma: perchè del tutto ‘sperimentali’ (e quindi gli stessi cittadini come cavie), ‘inefficaci’ e, soprattutto, ‘insicuri’, e quindi in grado di provocare ‘effetti avversi’ a caterve soprattutto a medio e lungo termine – come sta regolarmente avvenendo – soprattutto con l’incremento delle patologie tumorali e cardiache.

Torniamo alle acrobatiche performance finanziarie targate ‘OakTree’. Una vera quercia che, al suo interno, ne contiene un’altra ben più grossa, come nei più classici giochi di scatole cinesi (arieccoci coi ‘gialli’).

Sì, perché il 62 per cento delle azioni societarie è nelle mani di un’altra sigla, ‘Brookfield Corporation’: i cui soci sono solo in parte quelli ‘originari’ della quercia, in altra parte del tutto ‘coperti’. Senza contare il restante 38 per cento, su cui aleggia la nebbia come neanche a Milano…

Se OakTree è un albero di proporzioni gigantesche, mamma ‘Brookfiled ‘ lo è 5 volte di più. Perché i ‘mezzi’ che riesce a gestire sforano la stratosferica cifra dei 1000 miliardi di dollari: più dell’economia della Norvegia o della Finlandia, per intenderci.

Danno sicurezza tanti dollari, tanti ‘dobloni’ dove avrebbero comodamente nuotato per una vita centinaia di Paperoni?

Fino ad un certo punto. Perché, come vi abbiamo già fatto intuire, se il coperchio del Vaso di Pandora di scoperchia… ne possono saltar fuori di tutti i colori.

Ma chi lo alza mai quel coperchio, vista l’efficienza e, soprattutto, l’affidabilità dei controllori?

Abbiamo dimenticato, strada facendo, un dettaglio geografico.

Il quartier generale di mamma ‘Brookfield’ non è negli Usa, ma in Canda, per la precisione a Toronto: ma anche stavolta ha uffici e sedi sparsi in tutti i continenti, da New York a San Paolo, da Londra a Shangai, da Sidney a Dubai, per citarne solo alcuni.

Qualche ulteriore dettaglio su OakTree, che nelle varie operazioni, come quella Inter, compare in prima battuta.

Il suo interlocutore, proprio per l’affare nerazzurro, è una società lussemburghese che ha gestito dal 2021 la tela dei finanziamenti tra Zang e OakTree: si chiama ‘Grand Tower’, nella cui cassaforte, in queste ore, sono depositate le azioni cinesi ‘in pegno’ e il cui pagamento ora la regina Usa dei fondi reclama.

Regina che non è nuova ad ‘investimenti’ in campo sportivo, comunque fino ad oggi del tutto marginali nella sterminata galassia dei suoi interessi.

Per fare un paio di esempi, è proprietaria, nel football inglese, dello ‘Swansea City’. Mentre nel campionato stellare del basket americano, la NBA, ha in mano le azioni dei ‘Memphis Grizzles’.

Anche in Italia Oak, of course, ha piantato radici.

Tante. Un po’ in tutti i settori.

Qui vogliamo ricordare solo due investimenti nel campo delle produzioni cinematografiche e televisive che contano. Quattro anni fa, nel 2020, la Quercia a stelle e strisce ha rilevato il 75 per cento di due sigle da non poco: ‘Picomedia’ e ‘Stand By Me’. Quest’ultima è stata fondata nel 2010 da una nota produttrice tivvù, Simona Ercolani, ex moglie di Fabrizio Rondolino, uno dei D’Alema boys (uno degli altri è l’attuale direttore de ‘Il Riformista’, Claudio Velardi, l’uomo che ‘sussurrava’ all’orecchio dell’ex segretario Pds-Ds).

Vi abbiamo di certo annoiato con sigle, incroci e percentuali.

 

TRIC TRAC FINALI CON MILAN & JUVE

Gerry Cardinale

Comunque, se Sparta piange Atene certo non ride. Per tirar su d’animo i fans interisti, va solo detto che il Milan vive una storia per certi versi molto simile: da Berlusconi ad un misterioso cinese che fugge dopo pochi mesi, poi l’arrivo del solito fondo Usa, Elliott griffato Singer; quindi un anno e mezzo fa il ‘passaggio’ all’altro fondo a stelle e strisce, ‘RedBird’, nelle mani di Gerry Cardinale.

Un copione simile, con qualche variazione sul tema. Non è il caso di dettagliarlo qui; e per questo vi lasciamo all’ottima ricostruzione effettuata da Marco Iaria per ‘la Gazzetta dello Sport’ il 13 marzo scorso, “Milan, l’analisi: la valutazione molto alta e quei dubbi sulla vendita da Elliott a Red Bird”

Infine, per non dimenticare la ‘Vecchia Signora’, solo un rapido sguardo ai suoi vertici e ad una diversa – ma forse solo all’apparenza – filosofia aziendale.

Stavolta tutta affidata alle amorevoli cure dei ‘tecnici’, dei super avvocati, dei super commercialisti, dei super fallimentaristi ed esperti in diritto societario, la crema professionale piemontese, come nella tradizione di casa Agnelli. Di cui resta ormai ben poco, soprattutto in tema di ‘stile’, ormai irrimediabilmente perduto.

In estrema sintesi, tutto il potere è concentrato nelle mani dell’ultimo rampollo (indiretto) della stirpe, John Elkan.

John Elkan

Il quale ha così suddiviso il suo impero pallonaro, appena sotto choc per le sceneggiate griffate Allegri ma provocate ‘ad arte’ da questa dirigenza alle vongole.

In due sul ponte di comando, gli ‘esecutori’ dei diktat made in Elkan.

Si tratta del presidente Gianluca Ferrero e dell’amministratore delegato nonché direttore generale Maurizio Scanavino.

Ecco i due profili.

Partiamo dal primo, un commercialista coi fiocchi.

Da dieci hanno è membro del collegio sindacale di un colosso del parastato, ‘Fincantieri’.

E’ vice presidente del consiglio d’amministrazione della ‘Banca del Piemonte’.

Poi al vertice di altri accorsati CdA: come quelli di ‘Luigi Lavazza spa’ e di ‘Emilio Lavazza spa’.

Ma è soprattutto in sella a ‘GEDI’, la perla editoriale di casa Agnelli (o meglio, di quel che resta della dinasty in eterna guerra).

Ancora. La sua presenza fa capolino nei CdA di ‘Biotronik Italia spa’; di ‘Praxis Intellectual Property’;di ‘Futura Holding’; di ‘Techwald Holding spa’; di ‘Italia Independent Group spa’, di ‘LD srl’: di ‘Pygmar srl’, di ‘Merope srl’.

E’ poi amministratore unico di ‘San Carlo Immobiliare srl’.

Infine una ciliegina sulla torta: è membro dell’organo di vigilanza se ‘Il Sole 24 Ore spa’.

Maurizio Scanavino

Da un media all’altro eccoci al pedigree dell’appena cinquantenne Scanavino. Che giusto vent’anni fa, nel 2004, sbarca in Fiat voluto dal suo nume tutelare, l’uomo che ha fatto i destini del colosso torinese, ossia Sergio Marchionne. Lo sceglie come direttore ‘Brand Promotion’ per i marchi Fiat, Alfa Romeo e Lancia.

Nel 2007 Scanavino passa al quotidiano di famiglia, ‘La Stampa’, come direttore dell’area digitale e del marketing. Quindi viene nominato direttore della ‘Publikompass’, all’epoca una delle più note concessionarie pubblicitaria italiane. Nel 2013 trasloca a Genova, per pilotare i destini de ‘il Secolo XIX’ in vista della fusione con ‘La Stampa’.

E poi la tappa ad ITEDI, anticamera per il colosso GEDI, dove oggi Scanavino, con John Elkan alla presidenza, occupa le poltronissime di amministrare delegato e direttore generale.

Proprio come alla Juve.

Tutto il mondo, ormai, è nel pallone.


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