STATI UNITI / HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA CINA. ECONOMICA E NON SOLO…

Gli Stati Uniti hanno ufficialmente aperto un nuovo – e quanto mai bollente – fronte di guerra: da tempo annunciata come la più pericolosa per i destini di tutta l’umanità, ossia contro la Cina.

Le dirompenti ‘news’ economiche, oscurate o quanto meno ultra minimizzate dai media di casa nostra, coincidono, guarda caso, con la seconda visita di Vladimir Putin a Pechino nel giro di pochi mesi.

Un incontro, a questo punto, ‘storico’ perché mette definitivamente nero su bianco due blocchi l’un contro l’altro politicamente, economicamente, militarmente e strategicamente armati: quello composto da Usa, Nato & UE (e significativi pezzi dell’Occidente) su un fronte; e quello di Russia & Cina più svariati paesi un tempo definiti ‘in via di sviluppo’ (emblematizzati nei BRICS) schierati su quello opposto.

La visita di Putin a Xi. Sopra, Joe Biden

E’ cominciata la terza guerra mondiale. Ma pochi – tragicamente – paiono rendersene conto.

Come si sa, le wars hanno costantemente origini economiche, ma anche spesso e volentieri le ‘cause scatenanti’.

E così sta succedendo sotto i nostri occhi: proprio ora.

Con i due scenari in continua ebollizione (Ucraina prima, Gaza poi), causando caterve di vittime innocenti ogni giorno; e con la ‘scintilla’ pronta ad accendersi per un minimo movimento.

Figuriamoci poi se quel moto è davvero ‘tellurico’, come sembrano proprio le ultime ‘trovate’ della Casa Bianca, ormai tesa a ‘provocare’ il nemico, a tendere la corda fino a che non si spezza.

In questo solo modo si possono leggere i freschi provvedimenti economico-finanziari in chiave anti-Cina varati pochi giorni fa dall’amministrazione del sempre più invasato Joe Biden, che fiutando il clima della corsa per le presidenziali, vuol dare chiari segni all’elettorato a stelle e strisce: promuovendo, quindi, azioni epiche contro il nemico del futuro (ma ormai dell’oggi), la Cina.

Eccoci, allora, alle news.

Incredibilmente snobbate da tv e carta stampata (ormai carta monnezza) nostrana.

Se non ci credete, spulciate via internet.

Troverete solo scampoli di notizie su ‘il Sole 24 Ore’ e poi piccole frattaglie. Per il resto, il silenzio più totale. Eppure si tratta di news da novanta, che possono far svoltare, ovviamente in peggio, il già drammatico contesto geopolitico internazionale.

Procediamo a botte di cifre & percentuali sulla ‘bomba dazi’ partita il 13 maggio da Washington contro Pechino: come non avrebbe fatto neanche ‘il Dottor Stranamore’ (ci troviamo spesso, negli ultimi mesi, ad evocare il capolavoro di Stanley Kubrick) nella sua forma più smagliante.

L’amministrazione Biden ha appena deciso di raddoppiare i dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, aumentandoli addirittura del 105 per 100.

Giusto l’aperitivo.

Perché la lista dei prodotti colpiti dagli strali della Casa Bianca è molto lunga e, in soldoni, prende di mira prodotti per quasi una ventina di miliardi di dollari, non proprio ‘nuts’, noccioline, nella bilancia dei ‘trades’ tradizionali lungo l’asse Usa-Cina, pari ad oltre 400 miliardi annui (per la precisione 427 nel 2023).

Un salto quadruplo, se solo si tiene presente che fino ad oggi quei dazi sui veicoli elettrici made in China sono pari al 27, 5 per cento e che da domani (e massimo entro il 2026) arriveranno alla stratosferica percentuale del 102,5 per cento.

Come detto, è solo l’inizio.

Perché, ad esempio, i dazi sulle batterie al litio ‘strategiche’ per alimentare le auto elettriche crescono in un sol colpo dal 7 al 25 per cento.

Colpite al cuore anche le ‘energie green’. I dazi sui pannelli solari raddoppiano, dal 25 al 50 per cento. E tenete presente che oltre l’80 per cento della produzione mondiale di quei pannelli è griffata Pechino.

Impennata per i dazi delle materie prime ‘rare’.

Ma anche di quelle tradizionali, come acciaio e alluminio: che lievitano incredibilmente dal 7,5 al 25 per cento. Un altro folle salto quadruplo deciso da Joe ‘Sleepy’ Biden & C., tanto per provocare meglio, e in tempi ‘brevi’, una reazione ‘gialla’.

Non è certo finita qui. E facciamo solo un altro esempio che la dice lunga.

Ascesa dei dazi anche sul versante dei prodotti medicali, essenziali per la salute di tutti i cittadini, anche quelli della più potente nazione al mondo. Ebbene, le vulcaniche e fumanti Menti della Casa Bianca hanno appena deciso di aumentare del 50 per cento i dazi su siringhe & aghi importati dalla Cina. Le famigerate ‘mascherine’, invece, crescono appena del 25 per cento. Ed invece altri sos per i guanti chirurgici in gomma, che passeranno dal 7 al 25 per cento nel giro di due anni al massimo.

Capito la musica?

Ecco il Verbo di Biden per convincere il popolo yankee circa la bontà dei clamorosi autogol che mettono a repentaglio la sicurezza del mondo intero: “I nuovi dazi proteggeranno i nostri lavoratori da pratiche commerciali sleali”.

E per una pezza a colori, riprende le parole pronunciate dal direttore del ‘National Economic Council’, Lael Brainard, che così farnetica: “La Cina è semplicemente troppo grande per giocare secondo le sue regole. Pechino sta usando lo stesso schema che ha utilizzato in passato per alimentare la sua crescita a spese degli altri, continuando ad investire, nonostante l’eccesso di capacità produttiva e inondando i mercati globali con esportazioni sottoprezzo, grazie a pratiche economiche scorrette”.

Infine, siamo alla ciliegina sulla torta di Taiwan.

Con una bomba ad orologeria sempre pronta a deflagrare. Prima o poi, tragicamente, succederà: anche se sulla tempistica le opinioni e le previsioni sono non poco ballerine.

La più fresca, messa in rete della ‘ADN Kronos’, è di un paio di giorni fa, il 14 maggio, con il pezzo titolato

Così la Cina invaderà Taiwan nel 2028. Gli scenari di Alperovitch per Europa e Italia

Michael Minihan

Mentre poco più di un anno fa, per la precisione a febbraio 2023, le date erano parecchio più ravvicinate. Ad esempio, una notizia pubblicata il 27 febbraio 2023 sempre dal Sole 24 Oredettagliava: “CIA: la Cina potrebbe invadere Taiwan entro il 2027”.

E, addirittura, uno stimato generale dell’aviazione americana, Michael Minihan, pronosticava per il 2025 il conflitto epocale tra Usa e Cina, come ha riportato la Voce in un reportage del 30 gennaio 2023,

ESCALATION SENZA FRENI / DAI MISSILI A LUNGA GITTATA ALL’URANIO IMPOVERITO. E POI? TAIWAN!  

 

Sul bollente tema dei rapporti Usa-Cina, vi proponiamo due stimolanti letture.

Messo in rete il 15 maggio da ‘Piccole Note’, ecco a voi  Putin, Xi e la diplomazia del dragone

E poi una imperdibile analisi di uno dei maggiori esperti di geopolitica mediorientale e non solo, Pepe Escobar, fondatore e animatore del sito ‘The Cradle’. Ecco il suo intervento sulle novità made in BRICS pubblicate su ‘Sputnikglobe.com’ e, in Italia, da ‘Come Don Chisciotte’ sempre il 15 maggio:

Novità per la de-dollarizzazione: è in arrivo l’ecosistema monetario decentralizzato dei BRICS

Un sistema, quello dei BRICS, fondato (come dice l’acronimo) da Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, e basato sulla cooperazione alla pari tra i paesi che vi aderiscono, in fase di continua espansione. La banca dei Brics da due anni è presieduta da Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile e ‘storico’ braccio destro dell’attuale capo di Stato carioca, Ignacio Lula da Silva.


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