METRO’ A NAPOLI / NON SOLO SCEMPI & SPERPERI. ORA ANCHE CENSURE

Chi tocca i fili del metrò a Napoli… non viene, per ora, fulminato. Ma quanto meno censurato.

Si desume dalla fresca ‘story’ di un parere tecnico-scientifico sugli ultimi allagamenti al Vomero, nella zona collinare di Napoli, dove tre mesi fa sono corsi fiumi di acqua & fango, una valanga che ha sommerso le strade chic tutto shopping.

Un fenomeno mai verificatosi, almeno con tale intensità, negli ultimi decenni. Proprio per questo ne hanno scritto non solo le cronache campane, ma anche quelle nazionali.

La ‘Voce’ ha messo in rete paio di articoli, relativi soprattutto alla consueta malagestione del territorio napoletano: del 21 febbraio

LAVORI PUBBLICI / NAPOLI CROLLA. E ROMA INDAGA SUL PONTE…

e poi, del 29 marzo,

NAPOLI, ROMA, MILANO / TUTTI NEL BARATRO….

Ma eccoci al ‘giallo’ mediatico.

Il geologo Riccardo Caniparoli

Il ‘Corriere del Mezzogiorno’, costola partenopea del ‘Corsera’, si mette all’epoca dei fatti in contatto con uno dei geologi più noti e che meglio conoscono il territorio cittadino, ossia Riccardo Caniparoli, per chiedergli un intervento.

Che però resta nei cassetti della redazione e non viene pubblicato.

Leggendo il testo (che vi proponiamo nel link alla fine) sorge subito spontaneo un interrogativo: dal momento che Caniparoli scrive di due probabili cause scatenanti, ossia il traffico veicolare e i lavori per la metropolitana, vuoi vedere che ‘ha dato fastidio’ l’aver riportato a galla uno dei più grossi scandali di Napoli da quasi mezzo secolo ad oggi, ossia quello griffato Metrò?

Di cui la Voce ha cominciato a scrivere proprio alla posa della prima pietra, nel lontanissimo 1976; ed ha continuato a dettagliarne tutti gli sperperi, i disastri ambientali, lo scempio del territorio & via di questo passo da allora ad oggi.

Lo stesso ha fatto il coraggioso Caniparoli, una mosca bianca. Sempre battagliero, in prima linea nel denunciare fatti & misfatti. E proprio per questo, vista l’aria (accademica/professionale/politica/imprenditoriale) che da decenni tira a Napoli, ha preferito cambiarla, trasferendosi a Massa Carrara. Veniva considerato una ‘Cassandra’, un profeta di sventure: ‘colpevole’ di mettere nero su bianco la realtà dei fatti, i dati scientifici, inoppugnabili, sul ‘disastro metrò’ (e non solo).

La sintesi del lavoro si trova, sempre nero su bianco, ne ‘La Metrocricca’, il pamphlet edito dalle ‘Assise di Palazzo Marigliano’ in collaborazione con la Voce: ne potere scaricare e quindi leggere il testo andando sulla barra a destra della nostra home page. La trovate lì, più attuale che mai.

Perché il disastro Metrò continua ancor oggi: non solo con le ‘acque alte’ al Vomero. Ma, ad esempio, un anno e mezzo fa con la devastazione di una parte del cimitero monumentale di Napoli: una cappella sventrata, ossa ovunque come neanche in un horror movie, l’intero cimitero off limitsper quasi un anno, nonostante le promesse di ripristinarne l’accesso in un mese. Una vergogna senza confini

La copertina de La Metrocricca

Per ricordarne solo un’altra. Alla Riviera di Chiaia, una dozzina d’anni fa, è crollata un’intera ala dello storico Palazzo Guevara: miracolo di San Gennaro, nessuna vittima, ma danni incalcolabili e traffico per mesi e mesi in tilt. Sempre a causa del metrò; che ha anche massacrato la ‘Villa Comunale’ – uno dei pochi polmoni verdi cittadini – visto che i lavori hanno fatto sì che l’acqua marina, per la rottura delle condutture idriche, irrorasse letalmente tutte le piante. Per non parlare dei colossali danni nel cuore antico, nel centro storico di Napoli che hanno ‘vulnerato’ chiese e edifici storici, compresi la Galleria Umberto e il Teatro di San Carlo, per fare solo due esempi.

Ma torniamo al fresco giallo sulla censura dell’intervento di Caniparoli.

Cui, dopo un paio di giorni, ha fatto seguito un bis.

Sì, perché le Assise di Palazzo Marigliano (costola dello storico ‘Istituto Italiano per gli Studi Filosofici’ fondato dall’avvocato Gerardo Marotta) hanno inviato un comunicato stampa a tutti gli organi di informazione, sul caso del Vomero. Stavolta a doppia firma: perché accanto a quella di Caniparoli c’era anche quella del decano della geologia partenopea e non solo (è stato, ad esempio, docente negli Usa), ossia Benedetto De Vivo.

Abbiamo appena qualche giorno fa ripreso un documentato intervento firmato De Vivo su un’altra questione bollente, quella di Bagnoli, soprattutto alla luce dei recenti fondi stanziati dal governo. Ecco il pezzo messo in rete dalla Voce il 7 maggio scorso,

BAGNOLI / GAETANO MANFREDI E RAFFAELE FITTO: IL MAXI INCIUCIO MILIARDARIO

Ebbene, sapete cosa è successo? Anche il comunicato diramato a tutti i media dalle Assise è stato totalmente ‘oscurato’.

Nessuna ripresa, nessun cenno.

Il silenzio mediatico più totale.

Non parliamone a livello politico: perché ormai da anni Palazzo San Giacomo (sede del Comune) e il Maschio Angioino (dove si tengono le udienze consiliari) si sono trasformati in autentici dormitori.

E allora la domanda si ripropone spontanea (visto che anche nel comunicato si faceva riferimento alle due cause, traffico e metrò): davvero quei lavori killer restano un tabù?

Come mai i media napoletani continuano a insabbiare, nonostante si tratti di una colossale opera pubblica da Guinness dei primati, visto che ‘dura’ da quasi 50 anni e ha inghiottito danari pubblici con la pala come (in proporzione, ad esempio, paragonata al metrò di Roma o al tunnel sotto la Manica) nessuna altra infrastruttura la mondo?

Non ci resta, a questo punto, che pubblicare sia l’intervento di Caniparoli finito nelle soffitte del Corsera, che il comunicato stampa ‘dimenticato’ dai media campani.

Buone letture.

N.B. Per rileggere articoli e inchieste pubblicati negli ultimi anni dalla Voce sul giallo Metrò, basta andare alla casella CERCA, in alto a destra della nostra home page, e digitare nomi e cognomi (ad esempio RICCARDO CANIPAROLI) oppure sigle (METRONAPOLI) per trovarne parecchi. Inoltre, vi rammentiamo di nuovo ‘LA METROCRICCA’, scorrendo la barra a destra.

 

 

L’INTERVENTO DI RICCARDO CANIPAROLI SUI DISSESTI AL VOMERO

DISSESTO IDROGEOLOGICO E GESTIONE DEL TERRITORIO

QUALE STRATEGIA?

Prima di lanciare idee di “cosa fare” occorre capire “cosa cercare”, se limitarsi ad accertare l’entità dei dissesti e individuare le zone a rischio e quindi limitarsi a definire solo gli effetti (dissesti), oppure, ricercare le cause responsabili dei dissesti.

La gestione del territorio, specialmente se antropizzato, deve essere indirizzata alla ricerca degli elementi e fattori che regolano l’equilibrio tra dinamica dei processi evolutivi naturali e le trasformazioni antropiche.

La stabilizzazione di un territorio in dissesto idrogeologico si realizza solo se, individuate le cause, queste saranno rimosse. Intervenire a ripristinare il danno prodotto senza rimuovere le cause non produce stabilità.

La Città di Napoli, anche se vanta una storia plurimillenaria, comunque il suo suolo, non è adatto ad interventi nel sottosuolo, per la sua fragilità, delicatezza e leggerezza.  Solo per ricordarlo l’unica roccia in natura che galleggia è la pomice e quindi quando è in presenza di acqua viene facilmente trasportata.

In merito al caos al Vomero, per i recenti dissesti, il Sindaco ha affermato che occorre “Subito la mappatura delle condotte”. Si è perfettamente d’accordo di dotare gli uffici comunali di uno strumento fondamentale per una corretta la gestione del territorio e dei sottoservizi. Si resta però meravigliati sentire dal primo cittadino che una Città come Napoli, che vanta tante eccellenze, non abbia una cartografia della rete fognaria e non si sia dotata di una mappatura dei sottoservizi quando tutte le condotte come pure tutte le reti di distribuzione dovrebbero essere digitalizzate.

Non si condivide, invece la proposta di sostituzione delle condotte se non si trovano le cause di queste rotture. Prima si individuano le cause e poi, se necessario, si sostituiscono.  Se si sostituiscono le condotte, della rete fognaria di smaltimento delle acque di pioggia, queste dovranno essere conformi alle norme nazionali e comunitarie che definiscono la gestione delle acque meteoriche, nel rispetto anche delle linee guida del Sesto Rapporto di Valutazione dei Cambiamenti Climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change) (IPCC) e con l’adattamento ai futuri scenari dei Cambiamenti Climatici per il rischio alluvioni.

Si cerca di capire come sia cambiata la situazione della zona collinare del Vomero e cosa abbia compromesso la stabilità del terreno e l’equilibrio dell’ambiente, e quali attività umane abbiano causato questo danno. Per tale motivo si sono analizzati quali trasformazioni siano avvenute negli ultimi anni.

Da tale analisi è stato possibile costatare che il Vomero negli ultimi anni non ha subito scavi in sotterraneo o lavori che possano aver modificato l’assetto idrogeologico e idrografico del suolo e del sottosuolo.

L’unica modifica che è stata fatta è quella di aver cambiato vecchi treni a 4 carrozze della metropolitana 1, dall’ottobre 2022 a dicembre 2023, con nuovi treni a sei vagoni, più potenti, più pesanti e con maggior capienza di passeggieri. Questa modifica potrebbe essere la causa dell’innesco di una accelerazione del fenomeno di compattazione dei terreni, come rilevato dai recenti rilievi satellitari, che hanno fatto registrare negli ultimi anni un abbassamento del suolo di 7 millimetri/anno.  Occorre specificare che la tratta della metropolitana di Napoli è stata realizzata in deroga alla normativa, la quale prevede pendenze non superiori a 2,5% mentre la linea 1 di Napoli ha pendenze del 5,5%. Questo fatto fa sì che, quando il treno deve superare tale pendenza, sollecita la galleria un modo da aumentare in maniera esponenziale le vibrazioni che, trasferite nei terreni del sottosuolo che si compatta creando i cedimenti su cui poggiano le fogne che a loro volta si rompono.

La causa quindi della rottura delle fogne è dovuta principalmente al cedimento della base di appoggio della fogna per effetto di due sorgenti di vibrazioni, di cui una profonda al di sotto della fogna (prodotta dalle gallerie della metro) e l’altra in superficie (quindi al di sopra della fogna) prodotta dal traffico veicolare.

L’avvallamento recentissimo a Via Cimarosa con la chiusura al traffico degli autobus, confermatale ipotesi di compattazione del suolo e la conseguente rottura delle fogne. Se si correlano le voragini e gli avvallamenti delle strade con la linea della metropolitana si nota che tutti questi dissesti sono in prossimità della proiezione con le gallerie della metro 1.

In riferimento a quando esposto si chiede di eseguire preliminarmente indagini vibrometriche su tutte le gallerie della metro, sugli edifici e sulla rete fognaria, presenti in corrispondenza della proiezione del tracciato metropolitano in modo da monitorare e registrare in continuo h24 le sollecitazioni indotte sia del traffico veicolare sia del transito della metropolitana e verificare eventuali fenomeni di risonanza.

Successivamente ai risultati delle indagini vibrometriche si potrà realizzare un piano d’indagini mirato all’individuazione delle aree più a rischio e quelle più esposte alle future evoluzioni dei dissesti per poi progettare i lavori di messa in sicurezza e ripristino delle aree dissestate, di azioni di gestione del territorio e di pianificazione del sottosuolo.

Riccardo Caniparoli Geologo

Consigliere Direttivo Nazionale “Italia Nostra”

 

 

 

IL DOCUMENTO DELLE ASSISE

La voragine in via Morghen al Vomero

L’accertamento delle cause che hanno determinato la voragine e il fiume di fango che stanno divorando la collina di San Martino non può prescindere dall’analisi del sottosuolo, costituito da terreni vulcanici composti da prodotti piroclastici non cementati su cui è costruita la città di Napoli. Tali terreni sono esposti alla formazione di sinkholes (buche di sprofondamento) dovute a infiltrazioni di risalite d’acqua lungo le fratture presenti nel sottosuolo. Ne è un esempio il “cratere” formatosi, qualche anno fa, fortunatamente senza vittime, davanti all’Ospedale del Mare, alle falde del Vesuvio, costruito in Zona Rossa e sopra il vecchio Alveo di San Sebastiano. Pertanto, prima di dire “cosa fare” occorre capire “cosa cercare”, non limitarsi ad intervenire sui danni prodotti senza rimuoverne le cause. Il sottosuolo di Napoli per la sua fragilità non può sopportare interventi invasivi. Oggi mentre la cittadinanza allarmata si domanda cosa occorra fare, il Sindaco ha affermato che occorre “subito la mappatura delle condotte”. Ma se è giusto dotare gli uffici comunali di un tale indispensabile strumento, non si può non restare però meravigliati nell’apprendere che Napoli non abbia ancora una cartografia della rete fognaria, né una mappatura dei sottoservizi, quando ormai tutte le condotte e le reti di distribuzione dovrebbero essere digitalizzate.

Le Assise non condividono la proposta di sostituzione delle condotte della rete fognaria di smaltimento delle acque di pioggia senza aver prima chiarito le cause delle rotture e se si sostituiscono le nuove condotte dovranno essere conformi alle norme nazionali e comunitarie che definiscono la gestione delle acque meteoriche, anche per il rischio alluvioni. È necessario capire come sia cambiata la situazione del Vomero e quali attività umane abbiano compromesso la stabilità del terreno e l’equilibrio dell’ambiente. Negli ultimi anni risulta che la linea metropolitana che attraversa il quartiere, tra il 2022 e il 2023, ha visto la sostituzione dei vecchi treni a quattro carrozze, con nuovi treni a sei vagoni, più pesanti e potenti e tale modifica potrebbe essere la causa di un’accelerazione del fenomeno di compattazione dei terreni, come rilevato dai recenti rilievi satellitari, che hanno fatto registrare un abbassamento del suolo di 7 millimetri/anno. Occorre, inoltre, aggiungere che la Linea 1 della metropolitana, presentando pendenze anche del 5,5%, è stata realizzata in deroga alla normativa che limita le pendenze al 2,5%. Questo fa sì che, quando il treno deve superare tale pendenza, solleciti la galleria, aumentando in maniera esponenziale le vibrazioni che, trasferite nei terreni del sottosuolo che si compatta, causano i cedimenti dei piani di fondazione delle fogne che, a loro volta, si lesionano e rilasciano acqua nel sottosuolo. La causa, quindi, potrebbe essere dovuta al cedimento della base di appoggio delle fogne per effetto di vibrazioni profonde e superficiali prodotte dal traffico veicolare. L’avvallamento a Via Cimarosa, conferma questa ipotesi. Se si correlano le voragini e gli avvallamenti delle strade con la Linea 1 si nota che questi dissesti avvengono in corrispondenza delle gallerie. Premesso che parlare di indagini georadar nelle zone urbanizzate con sottoservizi vari può essere solo funzionale all’individuazione dell’estensione del danno ma non all’individuazione delle cause, le Assise chiedono alle autorità competenti di eseguire indagini vibrometriche su tutte le gallerie, sugli edifici e sulla rete fognaria, in corrispondenza della proiezione del tracciato della metropolitana, in modo da monitorare e registrare tutte le sollecitazioni e verificare eventuali fenomeni di risonanza. Solo così sarà possibile realizzare un piano d’indagini mirato all’individuazione delle aree più a rischio e di quelle più esposte alle future evoluzioni dei dissesti per poi progettare i lavori di messa in sicurezza e di ripristino di gestione del territorio e di pianificazione del sottosuolo.

Per le Assise

Riccardo Caniparoli Geologo Cons. Direttivo Naz. “Italia Nostra”

Benedetto De Vivo Geochimico ambientale Università Federico II

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