Arieccolo in scena. ‘Scappucciato’ dopo 31 anni, Sergio Di Caprio, al secolo il capitano ‘Ultimo’.
E’ la star della lista ‘Libera’ lanciata in pista per il voto europeo dall’ex sindaco di Messina e ora di Taormina, Cateno De Luca.
Sulle ‘mitiche’ imprese griffate Ultimo – interpretato nella fortunata miniserie tv via Canale 5 del 1998 (“Ultimo – Il capitano che arrestò Totò Riina”) nientemeno che da Raul Bova – la ‘Voce’ ha scritto diversi articoli negli anni scorsi.
Eccone solo alcuni. LA SCENEGGIATA DI MASSIMO GILETTI / I SERVIZI ALLA PATRIA DEL “COMANDANTE” ULTIMO del 22 ottobre 2018;
IL CAPITANO ULTIMO / TRA POSSIBILI GOLPE E L’ARCHIVIO DEI MISTERI FIRMATO RIINA
del 16 settembre 2017; e TRATTATIVA STATO MAFIA / CASELLI HA PERSO LA MEMORIA
del 24 gennaio 2016.
Non è alla prima esperienza politica, Ultimo.
Nel 2013 la start up ‘Fratelli d’Italia’ lo presentò come candidato di bandiera per l’elezione del capo dello Stato: forse memore, il partito oggi sfascista di Giorgia Meloni, dei trascorsi del capitano come consigliere per la ‘Sicurezza’ al Campidoglio (in compagnia dell’inseparabile generale Mario Mori) guidato da Gianni Alemanno.
Ha fatto poi parte, come assessore all’Ambiente, della giunta regionale calabrese presieduta da Jole Santelli.
Oggi è l’Uomo del Popolo, il Milite al servizio del Popolo.
Ecco le sue fresche parole nel corso di un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’: “L’Arma dei Carabinieri mi ripugna, l’Arma dei Generali non mi appartiene. Io sono l’Arma della gente, delle piccole stazioni, dei figli del Popolo. Sono e sarò sempre il carabiniere degli ultimi. Mi vedo come una persona che si dona al Popolo”.
Ma chi era mai Robin Hood?
In vista del voto europeo dell’8 e 9 giugno, impazzano le zuffe, volano i coltelli giudiziari, mediatici e politici dal Piemonte alla Puglia passando per il Lazio.
Detonatore il caso-Bari, la ‘sceneggiata’ con tanto di malavita, foto ricordo di politici e parenti di boss, voti comprati e venduti e botte di 50 euro. E soprattutto un Commissariamento che più ad orologeria non si può…
Sempre a 50 euro si vendono i voti in Piemonte. Veri saldi, tenuto solo conto che oltre trent’anni fa, in Campania, andavano a 100 mila lire il pezzo: possibile non ne abbiano fatto salire le quotazioni nemmeno le inflazioni galoppanti e le crisi?
Occasioni imperdibili, al mercato odierno.
All’epoca, in Campania, erano ben più all’avanguardia rispetto alle ‘manovrette’ di oggi. Nella terza puntata sui ’40 anni della Voce’ abbiamo riportato a galla la mitica ‘conversazione-trattativa’preelettorale del 1989 tra ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino e Aldo Boffa: altro che 50 euro, ma incarichi, poltrone, affari!
Senza dimenticare che la prima maxi inchiesta sul voto di scambio decollò proprio a Napoli, settembre 1992, dopo lo scoppio della Mani Pulite meneghina e – come abbiamo ricordato nella terza puntata – ben ‘taroccata’, soprattutto via CIA & C.
Altre ‘chicche’ che oggi fanno sgranare gli occhioni a chi non li ha mai usati negli ultimi trent’anni.
Gli appalti autostradali, fino agli stessi lavori TAV, controllati dalle mafie, e in Piemonte, in particolare, dalle ‘ndrine.
L’ingombrante presenza calabrese, più di 40 anni fa, la scovò il magistrato torinese Bruno Caccia, che aveva puntato i riflettori soprattutto sui casinò, come quello di Saint Vincent, ottimo e abbondante per riciclare meglio: e ci rimise le penne.
All’inizio degli anni 2000 una perla turistica, come quella di Bardonecchia, sempre in Piemonte, era entrata nel mirino delle rampanti ‘ndrine. Al centro cittadino, infatti, i turisti potevano ammirare diversi locali chic stranamente ‘chiusi’ e un avviso affisso: non per locazione o vendita, ma per ‘sequestro giudiziario’.
E finiamo con un salto nella capitale. Dopo anni di inchiesta & processo, s’è concluso il primo grado dell’affaire Tor di Valle, ossia il maxi progetto coltivato dal mattonaro romano Luca Parnasi e da un bel codazzo di politici & faccendieri per realizzare il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, quando presidente della squadra giallorossa era l’italo americano James Pallotta.
E sono fioccate le prime condanne. 2 anni a Parnasi (via rito abbreviato); mentre le tegole più pesanti piombano sulle teste di Marcello De Vito (il presidente penstastellato dell’assemblea capitolina) che becca 8 anni e 8 mesi; del suo socio, l’avvocato Camillo Mezzacapo (9 anni tondi); a distanza con 3 anni Luca Lanzalone, l’ex presidente della municipalizzata Acea e consigliere dell’ex sindaca Virginia Raggi.
Anche su questa dirty story la Voce ha pubblicato svariate inchieste.
Ecco l’ultima: STADIO / FINALE DI PARTITA TRA ROMA, LUCA PARNASI E CAMPIDOGLIO del 5 aprile 2021.
P.S. Domenica 7 aprile, ore 14 e 35, ‘In mezz’ora’ condotto da Monica Maggioni. Commemora i 6 mesi dal 7 ottobre e dice: “Da allora migliaia e migliaia di morti. Anche palestinesi”.
Vergogna.
A calci nel culo fuori dal servizio pubblico.
Del resto una RAI ormai ridotta a discarica.
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