“Il potere non logora chi non ce l’ha”, “Il potere logora ma è meglio non perderlo”: parole ‘sante’ dell’arguto Andreotti che di potere è stato protagonista permanente. Le sue graffianti metafore denunciavano qualità da Nostradamus, da Cassandra. Lo certifica oggi il clan dei potenti del mondo, uno dopo l’altro: Putin, primus inter pares dell’oligarchia russa, accusato di crimini di guerra, di culmine della corruzione; Trump, pluri indagato per reati ad ampio raggio, epigono di nefandezze; Xi Jinping, cinico dittatore dell’impero cinese; il primo ministro indiano Modi; Kim Jong-un, guerrafondaio della Corea del Nord, l’egiziano al Sisi, Milei, inguardabile neo numero uno di Argentina. Orban, Erdogan, l’inglese Riski Sunak, il truce Netanyau e in sedicesimo anche la ‘nostra’ Giorgia…Tutti abbarbicati al potere, di cui sono carnefici e vittime. Connessi da perverse affinità elettive e contemporaneamente nemici per la pelle, titolari di folle esasperazione per interessi economici, di suprematismo politico-militare, minacciano di trasformare i conflitti regionali in terza guerra mondiale, nucleare: delirio di onnipotenza! Il dogma andreottiano mostra a distanza il logorio del tempo. Per non divagare a dimensione mondiale, rientriamo nei confini nazionali. Bugie, errori ed omissioni, ambiguità, tolleranza di soggetti incompatibili con il ruolo istituzionale di catapultati per familismo nell’esecutivo della destra-destra: tutto questo sembra accelerare la prevedibile de-escalation di “Yo soy Giorgia” che ad ogni sondaggio perde consensi. Ben più clamoroso è il tonfo del suo vice carrocciaro. Rischia il sorpasso perfino dell’evanescente Forza Italia e le bordate del ‘fuoco amico’, il pollice verso dei disillusi leganordisti, l’esito della mozione di sfiducia a firma del centrosinistra. L’11 marzo del 2015, l’erede di Bossi dichiarò: “La Russia è sicuramente molto più democratica dell’Unione Europea” e ben oltre la decenza: “Farei a cambio, porterei Putin nella metà dei Paesi europei”. Il 25 novembre 2015 Salvini dixit: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. C’è attesa per la prossima performance della Meloni, di altre comiche mossette a commento della progressiva flessione di like: 27,5 contro il 29% da un anno all’altro e sconforto mascherato di burlesque. In margine, un’altra smentita dell’andreottismo, la scomunica popolare per la bizzosa veemenza erga omnes del Calenda né carne, né pesce, che scivola sotto la soglia del 4 percento, minimum per occupare qualche scanno del Parlamento. In tema: la supposta potenza dei potenti è alla mercè di chi lo considera vulnerabile: la strage di Mosca, rivendicata dall’Idis che in molti credevano ridotto al nulla o quasi, non è forse una risposta estremista, quanto sanguinaria, orrenda, alla pretesa espansionista di un potente megalomane qual è Putin, al suo complice silenzio sul genocidio di Gaza?
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