Sembrava finita, affondata nei mari sardi, la ormai ‘storica’ smania suicidiaria della sinistra di casa nostra, o meglio del centro-sinistra perennemente votato all’ harakiri, masochismo allo stato puro.
La vittoria risicata ma convincente (e soprattutto legata alla credibilità della neo governatrice Alessandra Todde) aveva fatto rinascere le speranze per un vero, autentico cambiamento di rotta, basato su programmi concreti, autentiche cose di ‘sinistra’ da fare (soprattutto in tema di giustizia sociale) e candidati, appunto, riconoscibili e credibili.
Invece tutto è durato lo spazio d’un mattino, e anche meno.
Subito la batosta in Abruzzo e poi nel giro di pochi giorni il peggio del peggio in vista delle candidature per la Basilicata: una ridicola, vergognosa sceneggiata che ha fatto cadere, in un colpo solo, il castello – evidente di carta straccia – fino a quel momento costruito.
Nel giro di poche ore è stata bruciata la peraltro impresentabile candidatura dell’oculista Domenico Lacerenza, sbattuto in prima linea a prender frizzi & lazzi, poi auto-ritiratosi vista la bufera scatenata per la sconsiderata candidatura, votata al sacrificio con percentuali da far ridere i polli lucani.
Ora punto e a capo. A pochissime ore dalla chiusura delle candidature, il 23 prossimo. Come è possibile, in un lasso così breve di tempo, ricostruire quanto è stato sfasciato, come non farebbe neanche un bambino sulla spiaggia col suo castello di sabbia?
Avevamo visto (parlando di oculisti) giusto una settimana fa, quando abbiamo pubblicato la cover story dedicata al king maker, l’ex ministro PD della Salute Roberto Speranza (più noto come ‘Tachipirina e Vigile attesa’) e al re delle coop bianche (mica rosse, attenzione…) Angelo Chiorazzo, del quale abbiamo illustrato i turbinosi trascorsi. Infatti proprio quest’ultimo torna a dettare il suo Verbo e a parlare al suo popolo, come vedremo tra poco.
Ma c’è una news fresca di pollaio, appena battuta (ore 12 di domenica) dalle agenzie: il campo semi largo ha trovato l’intesa (proprio come era successo 7 giorni fa esatti con il povero Lacerenza) su un nome (quasi) nuovo di zecca. Quello di Piero Marrese, presidente della Provincia di Matera e sindaco di Montalbano Jonico.
Nel nostro pezzo di una settimana fa facevamo anche il suo, vale a dire quello di un PD non sgradito ai 5 Stelle.
Trovata finalmente le quadra?
Una sola nota sul tema: di Marrese, sotto il profilo professionale e personale, non si sa un bel niente, un illustre sconosciuto. Se andate in rete potete agevolmente verificarlo: nessuna notizia sul suo passato, i suoi trascorsi lavorativi. S’é fatto un po’ le ossa in politica, almeno questo, come attuale presidente della Provincia e come sindaco di un piccolo comune. Per il resto, la nebbia più totale.
La frittata, comunque, è fatta.
Ma passiamo in rapida carrellata alcuni pareri che la dicono lunga sullo stato comatoso del centro sinistra o, se preferite, del campo lungo, campo largo, campo di gioco o campo di patate.
Visto che ormai è di moda lanciar candidature a casaccio, è anche il momento delle autocandidature.
Come poche ore fa ha fatto Piero Lacorazza, PD, presidente del Consiglio regionale dal 2013 al 2018: “Vista la difficoltà del momento, siamo chiamati ad offrire disponibilità, a mettere a disposizione idee e conoscenza del territorio. Mi metto al servizio di una comunità con la candidatura a presidente della Regione”.
Ma nessuno lo aveva messo al corrente che in quelle stesse ore veniva ‘lanciato’ il nome di Marrese? Almeno una telefonata per evitargli la figura barbina….
Sono poi soprattutto le parole poche ore fa pronunciate da Chiorazzo a riscaldare gli infreddoliti cuori lucani, dopo il clamoroso autogol con Lacerenza.
Ecco il Verbo, rivolto al suo Popolo, dal re delle coop bianche: “Per seminare occorre voltare pagina. Per questo abbiamo deciso (abbiamo chi?, ndr) insieme a Basilicata Casa Comune di candidarci a rappresentare questo moto di popolo. Insieme a noi ci sono tante altre liste civiche e chi vorrà sposare questo progetto. Ci ha convinto chi ci ha detto: ora o mai più. Noi ci siamo!”.
Solo per amor di patria (lucana) e di popolo (lucano) aveva digerito l’amaro boccone-Lacerenza. Ma poi… “è avvenuto un fatto – racconta estasiato il Salvatore – che ci ha sorpreso, pochi minuti dopo siamo stati travolti da una rivolta che mi permetto definire di popolo”.
Meditabondo aggiunge: “Sono ore di riflessione, queste, anche di tormento. Ma non c’è tempo da perdere. C’è da ripartire da quel moto popolare che denota rabbia verso la politica e al tempo stesso profonda volontà di cambiamento. Non ha prevalso l’indifferenza e, considerando come sono andate le cose, è un mezzo miracolo”. Se lo dice il Vate bianco.
E trae le conclusioni: “Chiediamo a tutti quelli che ci hanno sostenuto di starci accanto fino in fondo. Vogliamo rimettere in gioco tutte quelle energie e l’entusiasmo che avevano attraverso nei mesi scorsi la Basilicata. Lo vogliamo fare nella composizione delle liste, nella campagna elettorale, nella volontà di far voltare pagine alla nostra amata regione e al nostro amato popolo. Ora o mai più. Noi ci siamo!”. Avanti, popolo, alla riscossa… bandiera rossa, pardon bianca…
Di nuovo: ma qualcuno non poteva fare una telefonatina all’infuocato Chiorazzo prima di questa seconda autocandidatura a furor di popolo?
E ora che fa l’Uomo voluto da tutto il Popolo lucano??
Se in Basilicata è in arrivo uno tsunami, il clima non è dei migliori nemmeno in Piemonte, dove si voterà lo stesso giorno delle Europee, ossia l’8 e 9 giugno.
Qui il PD ha rotto gli indugi e scelto il suo candidato. Una sorpresa la nomina per ‘acclamazione’ di Gianna Pentenero, quando in pole position c’erano il vicepresidente del Consiglio regionale, Daniele Valle, e il vicepresidente nazionale del PD, Chiara Gribaudo, molto vicina ad Elli Schlein. I 365 delegati, invece, hanno optato in massa per l’attuale assessore al Lavoro e alla sicurezza del Comune di Torino, guidato dal PD Stefano Lo Russo dal 2021.
Una lunga carriera politica alle spalle, quella di Pentenero, come amministratrice nelle giunte regionali di Mercedes Bresso e di Sergio Chiamparino. Facendosi non pochi avversari proprio tra i 5 Stelle, soprattutto per via dei sempre contestati lavori per il TAV in Val di Susa.
Reagiscono con durezza, infatti, i pentastellati piemontesi alla fresca notizia della candidatura Pentenero: “Registriamo questo cambio di passo e di metodo, una decisione che cozza con il dialogo che – seppur tra difficoltà e differenze – era stato intavolato in trasparenza e franchezza, per definire gli aspetti programmatici e una proposta politica unitaria e condivisa. A questo punto il movimento 5 Stelle allestirà il proprio programma elettorale e avvierà un percorso per la scelta del proprio candidato presidente, convinto che il nodo per far cambiare pagina al Piemonte sia quello di un’agenda programmatica all’altezza della volontà di cambiamento richiesta con forza dai cittadini”.
“Dilettanti allo sbaraglio”, una volta tanto coglie nel segno Carlo Calenda; il quale però trova facile, con il sempre amico-nemico Matteo Renzi, volare tra le braccia, per la Basilicata, del candidato della destra, ossia il governatore uscente Vito Bardi, destinato a vincere con punteggio tennistico.
Vista l’aria (da encefalogramma piatto) che tira, non resta che affidare la ‘diagnosi’ ad un DC di lungo corso, Marco Follini, per un paio d’anni columnist a l’Espresso: “E’ il territorio il punto debole della nostra costruzione politica. Infatti i luoghi vengono evocati come simboli di vittorie che si festeggiano altrove e di sconfitte che magari vengono fatte impietosamente ricadere sugli indigeni. Così è stato in Sardegna che ha virato a sinistra, e poi in Abruzzo che si è confermato a destra. E ora si annuncia la Basilicata, pronta a diventare per qualche settimana un altro Ohio, laddove si scruta per l’ennesima volta l’oroscopo del duello tra la maggioranza e l’opposizione. Ogni regionale, ogni comune, ogni lembo d’Italia, per piccolo che sia, sembra racchiudere in sé l’intero destino politico del Paese”.
Aveva proprio ragione il mitico Bartali: “l’è tutto da rifare”.
Sempre macerie a sinistra. Anzi a quelle ‘robe di centro sinistra’…
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