VICTORIA NULAND / COSA C’E’ DIETRO LE DIMISSIONI DELLA ‘ZARINA’?

Clamoroso colpo di scena negli Usa.

Ha appena rassegnato le dimissioni un pezzo da novanta dell’establishment a stelle e strisce, Victoria Nuland, Sottosegretario di Stato Usa, numero due allo strategico Dipartimento di Statoguidato da Antony Blinken.

Ed è proprio un comunicato del Dipartimento ad ufficializzare la notizia, che era nell’aria da alcuni giorni: “Victoria Nuland ha fatto sapere che intende dimettersi nelle prossime settimane dalla carica di Sottosegretario di Stato per gli affari politici, un ruolo in cui ha incarnato l’impegno del presidente Biden a riportare la diplomazia al centro della nostra politica estera, a rivitalizzare l’economia (di guerra, ndr) e la leadership globale dell’America in un momento cruciale per la nostra Nazione e per tutto il mondo”.

In che modo è possibile spiegare un fatto così dirompente?

Gli analisti propongono un ventaglio di risposte, ed è molto probabile che la chiave di lettura esca fuori da un mix.

L’Ucraina sta rovinosamente perdendo la guerra.

Zelensky

Si rincorrono voci anche su un altro, ancor più clamoroso ‘ribaltone’, ossia l’uscita di scena proprio del presidente-pupazzo, Volodymyr Zelensky, sempre più compromesso e impresentabile.

Il popolo americano – lo fanno rilevare anche gli ultimi sondaggi – ne ha le scatole piene di foraggiare la guerra in Ucraina, dissanguando le proprie finanze e mettendo in ginocchio la sua stessa economia.

Si avvicina il ‘redde rationem’ presidenziale per il sempre più rincoglionito, e altrettanto impresentabile, Joe Biden. Il quale rischia di essere travolto dal rivale Donald Trump, che si è sempre dichiarato a favore di una rapida chiusura del conflitto tra Kiev e Mosca.

Tutti motivi per i quali la Casa Bianca si vede costretta a dare qualche segnale, soprattutto al popolo-elettore.

Ecco, quindi, come esce dal cilindro la soluzione ad effetto: levare di scena – facendola dimettere ‘spontaneamente’ – la ‘zarina’, ossia colei che ha guidato, esattamente 10 anni fa, l’Operazione Maidan’, ossia il golpe bianco che detronizzò il presidente democraticamente eletto dagli ucraini, Viktor Janukovyc, per dar inizio al controllo Usa sul paese, pilotando la scelta dei presidenti-burattini, culminata nel 2019 con la plebiscitaria (bulgara, si sarebbe detto un tempo) elezione a valanga di Zelensky, il fantoccio giusto al momento giusto.

Ma ci poterebbe essere un altro motivo, un’altra concausa per l’improvvisa uscita di scena della zarina.

Lo riporta il sempre stimolante sito ‘Blondet & Friends’, facendo riferimento a non meglio precisate ‘fonti americane’. Ecco il testo: “Le dimissioni di Cookie Nuland sono state dovute principalmente alle imminenti indagini dell’FBI e dell’ufficio delle Operazioni speciali, indagini del Dipartimento di Giustizia Usa, dove sono stati spesi 10,5 miliardi di dollari per Maidan in Ucraina (al pubblico è stato detto 5 miliardi), così come 120 miliardi di dollari sono stati spesi per questioni aperte e quasi la stessa cifra per questioni segrete bilancio della CIA e del Pentagono con il 2018. La quarta ispezione in sei mesi a Kiev è ancora in corso. I risultati del lavoro e del reporting sono rigorosamente classificati (quindi segreti, ndr). Vengono immediatamente trasferiti al Segretario di Stato e all’FBI”.

Tradotto in soldoni.

Se la ‘fonte’ è attendibile, sta per scoppiare un vero putiferio fra strategici apparati a stelle e strisce, ossia tra Dipartimenti di Stato e della Giustizia, FBI, e ovviamente la Casa Bianca. Vista l’enormità delle cifre per spese militari pro Kiev che può venir fuori e irrompere nel pieno della campagna elettorale, meglio piazzare in anticipo una pezza a colori: quindi addossare tutta la responsabilità a un solo personaggio, per farne un unico capro espiatorio.

E chi meglio di Victoria Nuland, che ha davvero organizzato tutte le connection made in Ucraina, dal golpe ai maxi business pro Biden fino ai bio-laboratori sparsi in tutta la nazione, quasi una cinquantina?

Solo che quelle connection sono state perfettamente concordate con il suo capo, Blinken, che certo non si dimette; il quale, a sua volta, non agiva certo per conto suo, ma su imput, o in sinergia, se preferite, con i vertici della Casa Bianca.

Alla resa dei conti: per farla bere al popolo americano, l’agnello Nuland si sacrifica al fine di salvare la corsa presidenziale del capo Biden!

Sul fondamentale ruolo giocato dalla zarina sullo scacchiere ucraino, la ‘Voce’ ha scritto svariati pezzi da un paio d’anni a questa parte, ossia da quanto è cominciato il conflitto. Vi consigliamo perciò, per leggerli, di consultare l’archivio della Voce, andando alla casella CERCA che si trova in alto a destra della nostra home page: a quel punto basta digitare VICTORIA NULAND per trovarli.

Per chiarire ancor meglio la situazione, comunque, a seguire vi indichiamo dei link per leggere alcuni pezzi interessanti.

Da ‘Piccole Note’ del 5 marzo ecco a voi Fanculo, Nuland…, imperdibile fin dal titolo

Da ‘Renovatio 21’, sempre del 5 marzo, Victoria Nuland si dimette. La sua storia di morte e distruzione non verrà dimenticata.

Sul fronte estero, da ‘Responsible Statecraft’ del 5 marzo  Victoria Nuland never shook the montle of ideological meddler.

Infine, dallo stimolante sito americano ‘Gilbert Doctorow’, ancora del 5 marzo,  Victoria Nuland resigns: what can this mean for U.S. policy on Ukraine.


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