Il Pan, Palazzo delle Arti di Napoli, ha generosamente ospitato la presentazione di Cam59, evento editoriale di promozione e auto promozione degli artisti italiani. Il breve video introduttivo (nelle immagini Milano, Bologna, Firenze… ma Napoli no) ha sicuramente indotto Rosario Pinto, critico napoletano di altissimo profilo, a commentare garbatamente, ma con determinazione la geo-parzialità del ponderoso, importante catalogo (curriculum, opere, quotazioni di 900 artisti), ovvero la scelta, per ora discriminante, di escludere Napoli, i suoi fermenti, la ricchezza dei movimenti innovativi. In replica il Cam (Catalogo dell’Arte Moderna) ha pronosticato l’impegno di includere Napoli, il Sud nel prossimo Cam di nazionalizzarlo per ovviare alla fine, ormai lontana nel tempo, della committenza ecclesiastica o della nobiltà.
La critica di Pinto è anche l’incipit concomitante, ma senza nesso diretto, con il caso giudiziario che coinvolge il noto, discriminante giornalista Vittorio Feltri, che deve rispondere di aggressivo anti meridionalismo. L’accusa: “Istiga all’odio contro i meridionali”. L’esposto per l’avvio del procedimento giudiziario si deve all’ex senatore De Bonis, ex 5Stelle in relazione a frasi pronunciate nel corso del programma ‘Fuori dal coro’, o pubblicate sul giornale ‘Libero’. Il processo si svolgerà con rito abbreviato e in caso di condanna prevede la riduzione di un terzo della pena. Le sue esternazioni: “Tra Nord e sud un abisso. Milano grande, Roma grande immondezzaio di Italia”. “Al Sud sono contro le autonomie perché vogliono vivere sulle spalle degli altri”. “I meridionali? In molti casi sono inferiori”.
A latere. Nessuna censura, anzi titoli, articoli solidali, dissertazioni e difesa dei manganellatori (tradizionalmente di destra sono un notevole bacino di voti): da capire un paio di cose e per esempio la stupefacente scelta editoriale del Tg1 in prima serata nel day after di un ‘caso’ che fa ancora duellare vinti e vincitori per il voto di una domenica fa. Il giornale televisivo della rete ammiraglia Rai non ha titolato “Sardegna, vince il centro-sinistra”, come imponeva la cronaca politica, ma così: “Il centro destra non cala”, chiara antiprofessionale autodifesa per non ammettere di aver etero diretto la Sardegna da Roma, di aver mortificato l’orgoglio di un popolo che vuol decidere senza la dipendenza da Palazzo Chigi.
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