GOVERNO SFASCISTA / VOLANO STRACCI & MANGANELLI

Fuoco di sbarramento della destra sfascista.

Dopo lo show a manganellate di Pisa, dà fuoco alle polveri Giorgia Meloni, di tutta evidenza sull’orlo di una crisi di nervi per la debacle sarda.

E comincia a menare botte da orbi. Tra i primi bersagli perfino il sempre quieto capo dello Stato, Sergio Mattarella, che aveva osato commentare, a ‘botte’ calde: “L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli”. Ovvio, scontato, il minimo sindacale.

Ma non è andata giù al premier, che a stretto giro replica via Tg2 Post: “Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra: è un passo che può diventare molto pericoloso”.

Capito, Mattarella?

E se non ha capito (anche se ovviamente non lo nomina mai), la premier appena scottata dal sole della primavera sarda rincara: “Non si può parlare di forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona”.

Ma per far capir bene al Quirinale qual è il suo umore, rispondendo ad una domanda sul premierato, nota sorniona che il progetto del governo (giudicato “ridicolo” perfino dal costituzionalista conservatore ed ex presidente del Senato Marcello Pera) “non tocca i poteri del Quirinale”. E aggiunge sarcastica: “E’ la sinistra che cerca di schermarsi dietro la figura del presidente della repubblica, molto popolare nel Paese, rispetto alla quale noi siamo molto attenti: non abbiamo voluto certo toccare i suoi poteri. La sinistra è terrorizzata del fatto che i cittadini possano scegliere i governi e cerca in tutti i modi di schermarsi dietro al presidente della repubblica”.

Più chiari di così! Come è di evidenza solare il deflagrante scontro istituzionale in atto, su un tema bollente come quello dell’ordine pubblico, tra la premier sfascista e il Quirinale.

Il ministro Piantedosi oggi alla Camera. Sopra, Giorgia Meloni ieri sera al TG2 Post

Ce ne fosse bisogno, a gettare altra benzina sul fuoco le parole appena pronunciate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla Camera, per rispondere sui più che inquietanti fatti di Pisa e non solo.

Ecco, fior tra fiore, alcune sue dichiarazioni da brividi.

Consentitemi di sottolineare il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari. Sono lavoratori che meritano il massimo rispetto”. E giù un’ovazione della destra dai banchi di Montecitorio.

E rincara la dose: “Per la manifestazione di Pisa, in totale violazione della legge, non era stato presentato alcun preavviso alla Questura”.

Poi: “Dopo il 7 ottobre su tutto il territorio nazionale si è sviluppata un’ampia e variegata mobilitazione filopalestinese, in molti casi riconducibili all’area antagonista o in cui è stata rilevata una consistente partecipazione di attivisti di tale estrazione”.

Si è evidenziato “un clima di crescente aggressività nei confronti delle Forze dell’ordine, sia allo scopo di essere attrattive che di provocare reazioni da parte di chi gestisce l’ordine pubblico, al fine di aumentare il livello di contrapposizione tra ‘piazza’ e ‘Istituzioni’”.

Le manganellate durante la manifestazione di Pisa

Gravissima l’ultima frase, in cui il titolare del Viminale parla senza mezzi termini di ‘provocazioni’, e di palese intenzione dei manifestanti di alzare il livello dello scontro: quando è ‘pacifico’ che – scusate la ripetizione – la manifestazione pisana era del tutto pacifica.

Come fa il ministro a dire una bugia grossa come una casa davanti a mezzo parlamento?

Per fortuna, una volta tanto, la reazione dell’opposizione si fa sentire. E, soprattutto, i manifestanti pro Palestina (e non solo) di tutta Italia (a cominciare da quelli pisani e fiorentini) non si lasciano intimidire, annunciando cortei – sempre pacifici – per questo fine settimana.

Le manganellate, comunque, a qualcosa sono servite, a quanto pare. Ossia a risvegliare soprattutto negli studenti, nei giovani e anche giovanissimi (a Pisa parecchi ricoverati in ‘pediatria’!) quella voglia di ribellarsi (ribadiamo ancora, in modo pacifico) contro uno stato delle cose, a livello nazionale e internazionale, che fa venire rabbia e vomito.

Forse il letargo è finito: ci vuole davvero un altro ’68!

Alfredo Mantovano

Guarda caso, proprio nelle stesse bollenti ore, ha visto la luce la relazione annuale dell’intelligencesulla situazione in Italia. A presentarla, nel corso di una conferenza stampa, l’Autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, alla presenza del numero uno del Copasir Lorenzo Guerini, e dei direttori dei Servizi, ossia Elisabetta Belloni (DIS), Giovanni Caravelli (AISE) e Mario Parente (AISI).

Una visione ad amplissimo raggio, che copre praticamente tutto lo scenario interno e internazionale e parte da una ‘visione’ di fondo: ossia il ‘gioco’ sporco che stanno facendo alcune grosse potenze, come Cina e soprattutto Russia, per condizionare pesantemente il nostro contesto, soprattutto in vista delle elezioni: a botte di spionaggi, cyberattacchi, disinformazione, fake news e chi più ne ha più ne metta nel bollente calderone.

 

Sui contenuti della relazione, vi proponiamo una interessate lettura proposta da ‘Contropiano’ il 28 febbraio, firmata da Federico Ruocco e titolata I servizi segreti italiani ‘preoccupati’ delle mobilitazioni contro la guerra e per la Palestina.

Per sentire parole di pace e per la pace, contro le armi e la colossale industria militare, come vi abbiamo più volte detto, non sappiamo davvero a quale santo votarci. E proprio per questo riteniamo opportuno proporvi due interventi appena comparsi sui principali media vaticani.

Da ‘Avvenire’ del 29 febbraio, perciò, quello di Lucio Capozzi,  L’Analisi – Guerra, chi ci guadagna? I conti record dell’industria bellica  e da ‘L’Osservatore Romano’ Le popolazioni civili pagano il prezzo della crudeltà della guerra.

Ancora. Da ‘Peacelink’ del 24 febbraio il pezzo Opinione pubblica europea critica sul ruolo dell’UE nella guerra in Ucraina.

Infine, un omaggio al soldato americano che si è immolato – dandosi fuoco – perché si fermi il genocidio in Palestina. Ecco quanto mette in rete ‘rivoluzione.red’, titolando Aaron Bushnell. Un gesto che esprime la rabbia e la frustrazione di milioni di persone.

P.S. Giusto una chiosa finale. Anni fa abbiamo avuto nel nostro Paese un capo della Polizia, già Questore a Napoli e prima ancora a Palermo (aveva lavorato fianco a fianco con Falcone e Borsellino), Antonio Manganelli, scomparso nel 2013. Negli anni ’90 la Voce, in collaborazione con i Verdi e proprio con la Questura di Napoli guidata da Manganelli, riuscì ad attivare un telefono anticamorra, al quale ci si poteva rivolgere in perfetto anonimato. Si rivelò, per anni, un ottimo strumento di contrasto, soprattutto al racket.  

Di tutta evidenza, ci sono manganelli e Manganelli…


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