SFASCISTI AL GOVERNO / MELONATE & MANGANELLATE

Dopo le manganellate di Pisa ecco la pezza a colori ‘piazzata’ dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Le regole non sono cambiate”.

Ma lo spirito sì…

Promette un universitario: “Per ogni manganellata sulla testa di 1 studente, noi riempiremo 1 piazza”.

Matteo Piantedosi

Ci voleva il governo fascista che sgoverna il nostro Paese da quasi un anno e mezzo per far ritrovare un po’ di spirito del ’68, per scendere in piazza, manifestare, ‘contestare’ come si diceva un tempo, dire NO alla guerra, ai massacri, ai genocidi, alle ingiustizie sociali, alla macelleria (sempre sociale) perpetrata da questo esecutivo di ‘manganellatori’ seriali.

Vivaddio, un risultato comincia a vedersi, proprio perché i cittadini e finalmente a quanto pare di nuovo i giovani, gli studenti, stanno aprendo gli occhi su quel che succede da noi e oltre i confini, uscendo una buona volta da quel clima totalmente cloroformizzato che ha man mano fatto perdere la bussola a tanti, a troppi.

Complice quella politica, quel ‘metodo’, quel ‘meccanismo’ della paura e del terrore innescato – come ormai ben sappiamo – dalla pandemia, proseguito sull’onda dei cambiamenti climatici vissuti da molti come una catastrofe sempre più imminente, e poi la ciliegina sulla torta delle guerre, dall’Ucraina a Gaza passando per i tanti focolai sparsi in tutto il mondo e accesi in modo scientifico dagli Stati Uniti, proprio per alimentare la sua mostruosa industria bellica, sempre più ingorda come un mostro a 10 teste.

Giorgia Meloni a Kiev con Zelensky

Ha la faccia di bronzo, invece, la nostra premier Giorgia Meloni, per capovolgere letteralmente la frittata. E lo ha fatto davanti al mondo, inaugurando il G7 a Kiev poche ore fa, quel G7 che per sei mesi l’Italia presiederà.

Ecco le incredibili parole che ha pronunciato, praticamente ignorate dai media di casa nostra, sempre più genuflessi davanti al Potere.

Se la Russia non avesse invaso l’Ucraina, molto probabilmente Hamas non avrebbe lanciato un simile attacco contro Israele. Era inevitabile che una violazione così grave del sistema internazionale basato sul diritto, e da parte di un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, avrebbe avuto conseguenze a cascata in altre regioni e partecipanti al mondo, dal Medio Oriente ai Balcani fino a tutti i paesi dell’Africa. Questa è la partita a cui giochiamo e dobbiamo esserne consapevoli”.

Ai confini della realtà.

Le melonate diventano adesso ‘storia’.

E’ certo quel macellaio di Vladimir Putin – una scoperta che vale il Pulitzer – ad aver provocato il massacro e poi il genocidio in corso nella Striscia di Gaza; Bibi Netanyahu è un giglio che più candido non si può; Joe Biden è una viola mammola che intende solo esportare libertà e democrazia anche quando controvoglia lo fa servendosi di razzi & missili o bombardando chirurgicamente le sue ‘terre’ di conquista; le decine di migliaia di civili ammazzati in ogni ‘focolaio’ sono solo e soltanto degli ‘effetti collaterali’ ampiamente giustificati.

Ma torniamo a bomba.

O meglio alle manganellate.

Finalmente robot Mattarella ha pigolato e detto che così non si fa, non va bene bastonare chi manifesta. Soprattutto se si fa in modo totalmente pacifico, come è successo a Pisa.

Dove gli studenti facevano semplicemente il loro dovere, quello di chiedere uno stop vero al genocidio dei palestinesi. Non un ‘cessate il fuoco’ taroccato come ha vergognosamente votato il nostro Parlamento di ipocriti & codardi, con un colpo al cerchio puramente teorico e già chiesto, per fare un solo nome, dal Segretario Onu Antonio Guterrez due mesi fa; e dieci colpi alla botte: un paio di esempi, non appoggiare la mozione sudafricana di condanna al genocidio e non ripristinare i fondi alle sigle ONU indigeste ai boia di Tel Aviv.

Ignazio Benito La Russa

Del resto, che ti vuoi aspettare la questo governo, da questi fascistoidi al potere che stanno saccheggiando l’Italia, come un tempo Unni & Visigoti?

Il pesce, come sanno tutti, puzza dalla testa. E cosa pretendiamo dal numero due delle nostre Istituzioni, il vice Mattarella, ossia il presidente del Senato, al secolo Ignazio Benito La Russa?

Nei primi sei mesi sul trono di palazzo Madama ne ha combinate… a raffica (un vocabolario che gli si confà), poi probabilmente gli hanno somministrato un paio di Tavor al dì per frenarne impeti & impulsi: ricordate il celebre ‘braccio’ del Dottor Stranamore?

Una su tutte: la ‘infelice’ (un puro eufemismo) uscita su via Rasella, con i nazisti che magicamente, nella sua narrazione, si trasformavano in una “banda di musicanti in pensione”.

Da vero 113, e invece è tranquillamente rimasto sulla sua poltronissima.

A proposito del nostro Ignazio Benito, vogliamo rapidamente rammentarvi una storia di mezzo secolo fa.

12 aprile 1973, quello che verrà ricordato come ‘il giovedì nero di Milano’. Manifestazione promossa contro la ‘violenza rossa’ dal MSI di Giorgio Almirante spalleggiato dal suo ‘Fronte della Gioventù’ e da alcune sigle nere, tra cui spiccano ‘Ordine Nuovo’ e ‘Avanguardia Nazionale’. Tra i vip il numero 2 del Msi, Franco Servello, l’onorevole Francesco Petronio sempre della fiamma tricolore, l’agitatore calabrese che andava per la maggiore Ciccio Franco e il giovare leader del ‘Fronte’ a Milano, il nostro Ignazio Benito.

Gli scontri in cui rimase ucciso il giovane poliziotto Antonio Marino

Negli scontri con la polizia, vengono lanciate due bombe a mano tipo SRCM Modello 35, una colpisce un agente di 22 anni, Antonio Marino, uccidendolo.

L’attuale numero 1 del Senato venne ritenuto il ‘responsabile morale’ di quei fatti – come raccontano i quotidiani dell’epoca – ma non passò niente; così come i camerati Servello, Petronio e Ciccio Franco.

Passano i secoli, mutano i tempi ma il DNA non si può cancellare.

A questo punto, il pistolero di Capodanno Emanuele Pozzolo è un dilettante.

Vogliamo riportare, adesso, un brano tratto dal fondo odierno de ‘l’Osservatore Romano’ – non proprio una testata sovversiva – titolato “2 anni di guerra in Ucraina: fino a quando?”.

La guerra e la violenza sembrano diventate la via per risolvere le contese. La corsa al riarmo in vista di guerre future è ormai un dato di fatto, accettato come ineluttabile. I soldi che non si trovano mai per costruire asili e scuole, per finanziare una sanità che funzioni, per combattere la fame, sono invece sempre disponibili quando si tratta di armamenti. La diplomazia appare muta di fronte alle sirene belligeranti. Parole come pace, tregua, dialogo sono guardate con sospetto. L’Europa si è sentita ben poco, al di là del protagonismo dei singoli leader. Mai come in questo momento c’è bisogno di non cedere alla logica della guerra”.

Così conclude il fondo della Santa Sede: “C’è bisogno di nuove leadership profetiche, creative e libere, capaci di osare, di scommettere sulla pace e di farsi carico del futuro dell’umanità. C’è bisogno dell’impegno responsabile di tutti nel far sentire con forza e determinazione la voce di chi non si arrende alla logica ‘cainista’ dei ‘signori della guerra’ che rischia di portarci verso l’autodistruzione”.

Quello che hanno cercato di fare gli studenti a Pisa.

Manganellati in perfetto stile Mussolini.

Le regole non cambiano, la logica è quella.

Tanto per restare in tema, quindi sul terreno della stampa cattolica (uno dei pochi presìdi, ahinoi, di libertà sul fronte dell’informazione), eccoci ad un pezzo sulla strage degli immigrati a Cutro di un anno fa esatto. Una delle più riuscite performance dell’esecutivo Meloni. Pubblicato da ‘l’Avvenire’ il 24 febbraio, si intitola

Anniversario. Cutro, quelle ombre sui soccorsi. I sopravvissuti ‘attendono giustizia.

E ancora:

 

Minima Cardiniana 456/2


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