Una volta per tutte basta, stop a polemiche di parte, a contestazioni istituzionali e della destra Israeliana che nega l’evidente sanguinaria aggressione che si compie sul popolo palestinese per vendicare i suoi morti del 7 ottobre. Affidiamo accuse e controaccuse alla riconosciuta e imparzialità del prestigioso dizionario Treccani.
Genocidio: Grave crimine, di cui possono rendersi colpevoli singoli individui oppure organismi statali, consistente nella metodica distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui, la dissociazione e dispersione dei gruppi familiari. Tradotto, definisce come un copia-incolla virtuale il racconto del feroce massacro di 30mila civili, di donne, bambini palestinesi, della pioggia di missili e bombe che hanno ridotto in macerie case, ospedali, scuole, di una tragica pulizia etnica. Il mondo intero, seppure con diversità di giudizio, condanna la disumana vendetta di Netanyau e, chiede lo stop dalla guerra. È però contraddizione evidente l’appello degli Stati Uniti per la pace e il nuovo invio di armi a Israele, per non privarsi del sostegno elettorale di chi le fabbrica e le vende. L’Italia, con Tajani, dice e non dice, ma con Sergio, il suo uomo di destra al vertice Rai, impone alla pavida Mara Venier di zittire i cantanti Dargen e Ghali, suoi ospiti a ‘Domenica in’, che chiedono lo stop al genocidio. Con il termine simile di ‘massacro’, il cardinale Parolin, vicinissimo a Papa Francesco, manifesta la condanna della Chiesa per la sanguinaria aggressione israeliana della Palestina: “Una Carneficina”. Reagisce l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar: “Nessun cenno al 7 ottobre”. Ed è un autogol perché dalla sua autorevole rappresentanza istituzionale non è stata pronunciata una sola parola contro il massacro dei palestinesi. Il rabbino capo di Roma contesta le dichiarazioni di Ghali e Dargen, perché non compensate da opinioni opposte (ma di chi è la colpa se altri ospiti della Venier non hanno legittimato la vendetta di Netanyau?) e dimentica l’intrusione, questa sì irricevibile, di Roberto Sergio, Ad della Rai che ha imposto alla Venier di leggere un suo comunicato pro Israele. Amadeus, direttore artistico del Festival: “Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con l’affermazione dell’ambasciatore. Il festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà. I cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace. Richiedere la pace vuol dire seminare odio? Esattamente il contrario”. Alle contestazioni per le parole di Ghali si è associata la destra, in particolare Gasparri, totalmente d’accordo con l’ambasciatore israeliano. Il deputato del Pd Zan ha dichiarato che a ‘Domenica In’ è stata scritta una pagina nera della Rai: “Il servizio pubblico che teme gli artisti e la loro voce, che tenta la censura in modo scomposto, smette di essere tale. Ghali e Dargen, con un messaggio di pace, hanno mostrato tutta la debolezza di questo sistema di potere”
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