Gli sgarbi di Sgarbi: simpatico spasso, goliardata senile, gag da avanspettacolo, tragicomico monologo per attori filodrammatici, il momento clou di una sceneggiatura per la vis comica di Totò, una prova d’autore di funambolismo, un saggio di perversa creatività, un arzigogolo italianista, un exploit da azzeccagarbugli, una performance difensiva commovente, lo strategico exodus dalle spirali di un fitto labirinto celebrale, il ghiribizzo di un video selfie da premiare con il ‘nastro d’argento’. Per dirla ‘terra-terra’, una gigantesca, ciclopica furbata. Egli, perennemente ossessionato dall’apparire, alterna esibizioni di abile critico d’arte al turpiloquio strillato e a ‘birichinerie’ per nulla lecite. Indagato dall’Antitrust per conflitto di interessi e ‘traffico’ di quadri, ha preceduto la sentenza e da esperto self made pubblicitario qual è, si è consegnato alla clemenza della corte, al responso del sommo giudice politico, alla sentenza di “Yo soy Giorgia”, certo che Ella non avrebbe preso rapidamente in carico il ‘caso’. Dichiara Sgarbi, a favore di telecamere: “Dimissioni immediate”. Stupore, perfino ammirazione del popolo che si nutre di gossip e di Vip. Cavolo, finalmente uno che si dimette: è alto il gradimento dell’altra Italia, che invoca la stretta contiguità di fatti e misfatti del quintetto Sgarbi-Santanchè-Dozelli-Delmastro-Pozzolo…Ma Sgarbi è Sgarbi e non si smentisce. Neanche il tempo di incamerare la buona notizia delle dimissioni e l’ex sottosegretario alla cultura, che dovrebbe disertare a vita il Parlamento, guadagna di nuovo la ribalta. “Calmi, devo ancora ‘negoziare’ le dimissioni con il governo” (tradotto, “se mi dimetto che mi date in cambio?”). Poi il contrattacco, il ricorso al Tar e il velato ricatto al governo di cui non farebbe più parte: “Che l’antitrust indaghi sui quaranta esponenti dell’esecutivo. Sono ancora sottosegretario alla cultura, la mia agonia sarà lunga”. Approfittate: vincita certa della scommessa con esito scontato: se qualcosa succederà avverrà dopo il voto per le europee.
“YO SOY GIORGIA”, DONNA, MADRE, in veste di presidentessa di turno del G7, la borgatara della Garbatella unisce l’utile dell’alto incarico al dilettevole di un tour da globetrotter per accreditarsi con i potenti del mondo come esponente gradita della Ue in vista del voto. Essendo donna e madre (ma senza marito o compagno), non si fida di lasciare a casa la piccola Ginevra e la porta con sé in Giappone. Non esistono precedenti di cotanto affetto possessivo e però, com’è commovente il diario del lungo viaggio in aereo che avrà alternato gli impegnativi colloqui con lo staff di esperti accompagnatori al racconto alla piccola passeggera di Cenerentola e Biancaneve, fiabe a lieto fine con l’identico, struggente, romantico suggello del “vissero felici e contenti” e l’appassionato bacio dei principi azzurri.
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