“… l’umanità – ha scritto Ray Dalio in un suo libro sulla A.I. – sta ideando nuovi modi di pensare e di incrementare la produttività a un ritmo superiore al passato, persino rispetto alla scoperta e all’impiego del metodo scientifico. Ci stiamo riuscendo grazie allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che è un modo alternativo di pensare tramite un cervello alternativo in grado di compiere scoperte e trarne istruzioni su cosa fare. L’umanità sta essenzialmente creando una specie alternativa, che è bravissima a vedere al di là degli schemi ricorrenti e ad elaborare molte idee diverse con grande rapidità, ha poco o nessun buonsenso, fatica a comprendere la logica alla base delle relazioni e non prova emozioni. Questa specie è al contempo intelligente e stupida, utile e pericolosa. Offre un grande potenziale e dev’essere ben controllata e non seguita ciecamente”.
Parole che inquietano e che hanno indotto molte istituzioni ad affrontare il problema del controllo sullo sviluppo delle applicazioni di I.A. coinvolgendo ricercatori, giuristi ed esperti del settore per affrontare il tema da tutti i punti di vista e per regolamentarne lo sviluppo e definirne i limiti e le forme del controllo.
Anche l’Italia si è posta il problema istituendo una commissione governativa (la commissione nazionale sulla Intelligenza Artificiale per l’informazione e l’editoria)per gestire il problema. Ma l’ambiente è stato turbato dalle dimissioni rassegnate dal presidente Giuliano Amato. Il governo lo ha immediatamente sostituito nominato un nuovo presidente. Si tratta di padre Paolo Benanti, un religioso francescano, ma anche un esperto di bioetica e di nuove tecnologie. È chiaro che da oggi la commissione porrà più attenzione agli aspetti etici che derivano dall’utilizzo di questo nuovo strumento, alle norme (ancora da scrivere) per proteggere il libero arbitrio e la centralità del controllo umano sugli sviluppi di questa tecnologia. Finora si è lavorato nella commissione prevalentemente sugli aspetti giuridici e sulla esigenza di elaborare nuove regole per orientare gli studi in quest’ambito o per produrre norme di salvaguardia della privacy. Tutti aspetti che potevano essere pensati solo da un giurista.
Le dimissioni dell’ex presidente della Corte costituzionale sono state presentate a seguito delle aggressive esternazioni della presidente del Consiglio. Ma chi è questo religioso che ha preso il posto di Amato? Si tratta di padre Paolo Benanti, un francescano esperto di algoretica (studio, basato sugli algoritmi, dei problemi etici collegati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale), ma anche un professore della Pontificia Università Gregoriana. Certamente non uno sprovveduto. Ad oggi Benanti è l’unico membro italiano sui 39 esperti chiamati a far parte del Comitato dell’ONU sulla intelligenza artificiale. Giuliano Amato invece non è solo un prestigioso giurista. È anche un noto politico della prima e della seconda repubblica, definito ‘dottor Sottile’ per indicare la sua acuta intelligenza politica ed è stato più volte candidato alla presidenza della repubblica e presidente del consiglio. Insomma, è una figura molto stimata e competente ma, per lo stesso motivo, anche molto ingombrante. La sua nomina non è stata mai accettata dalla Meloni anche se proposta da esponenti del suo stesso governo. Alla fine Amato si è dimesso dopo le parole pronunziate dalla presidente del consiglio nel corso di un’affollata conferenza stampa di fine anno, quando la presidente ha inveito contro una nomina misteriosamente sfuggita alla sua voracità istituzionale.
Padre Benanti si presenta come un pacifico religioso che non potrà oscurarla né scatenare conflitti di appartenenza politica, la sua appare come una scelta neutrale e, contemporaneamente, moderna. Ciò non solo perché si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie. Ma anche per i suoi tanti interessi scientifici che spaziano dalla gestione delle innovazioni collegate a internet all’impatto del Digital Age, fino allo studio delle biotecnologie per il miglioramento della qualità della vita ed alla biosicurezza umana, spaziando dalle neuroscienze alle neurotecnologie. Ha già fatto parte di una Task Force sull’Intelligenza Artificiale istituita per supportare il lavoro dell’Agenzia nazionale per l’Italia digitale.
Il caso è esploso nel momento stesso in cui la Meloni, rispondendo alla domanda di un giornalista ha citato, platealmente irritata, quanto detto in un’intervista da Giuliano Amato. Ha detto di essere ‘rimasta basita’ quando ha letto l’intervista di Amato “… siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi esprime una maggioranza di centrodestra – ha detto la premier citando parte dell’intervista con toni decisamente sopra le righe – deve nominare quattro giudici della Consulta ci sarebbe, a suo dire, il rischio di una deriva autoritaria. Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra, non abbia gli stessi diritti degli altri. Nella mia idea di democrazia questo non esiste. Il mondo nel quale la sinistra ha più diritti degli altri, per quanto mi riguarda, è finito”.
A seguito del clamore mediatico scatenato da queste dichiarazioni, il presidente Amato ha lasciato la Commissione.
La nomina alla presidenza di Giuliano Amato risale a fine di ottobre, quando Alberto Barachini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, aveva comunicato la sua decisione di affidargli la presidenza. Ciò aveva già suscitato la reazione della premier che ne volle prendere le distanze denunciando di “non saperne nulla” e ricordando a tutti che proporre tutte le nomine costituisce una sua imprescindibile prerogativa. Il governo, dunque, ha smentito sé stesso.
La domanda che ci poniamo, a questo punto, è perché si è deciso di nominare un religioso? È possibile che la politica non riesca a individuare un esperto laico di intelligenza artificiale tra i tanti studiosi che lavorano nelle nostre università? Perché si è deciso di nominare un frate francescano, presentandolo come il più competente esperto di settore. Da quale ragionamento deriva questa scelta? Dipende forse dal non voler coinvolgere persone caratterizzate politicamente? Oppure è una scelta dettata dalla tradizionale modernità di quest’ordine, da sempre anomalo nel panorama ecclesiastico e che poteva apparire rassicurante e non inquietare come potrebbero fare molti scienziati laici?
Ma, ci chiediamo ancora, da cosa deriva quest’immagine di modernità dei francescani e la loro grande attenzione all’innovazione tecnologica, in una chiesa ancora troppo ricca e conservatrice … nonostante gli sforzi del papato di Francesco? Una chiesa che mal tollera qualsiasi cambiamento dei comportamenti sociali indotti dall’evoluzione dei costumi.
La modernità dei francescani discende direttamente dalla modernità di san Francesco. Un uomo che, rifiutando ostentatamente la ricchezza, ha voluto riprendere il valore della povertà, soprattutto se contrapposta alla ricerca di ricchezza. Questo sistema valoriale ha reso, e rende ancora oggi, i francescani attenti e disponibili ai cambiamenti sociali, difensori degli ultimi, ma anche molto attenti al cambiamento dei costumi. Proprio ciò che sta accadendo con l’introduzione nelle nostre vite della AI.
Ricordiamo solo che già otto secoli fa, nel corso della quinta crociata, san Francesco fu il primo religioso cristiano a recarsi in Egitto per incontrare il Sultano Malik al-Kāmil. È stato grazie al suo impegno che l’ordine che porta il suo nome potette insediarsi in quelle terre e aprire i primi conventi attivi ancora oggi nonostante i tanti conflitti. Sono stati i primi cristiani a comprendere il valore del dialogo con il mondo musulmano, invece di continuare a combatterlo senza esclusione di colpi. Cosa tragicamente perseguita ancora oggi.
Parole di prima citate di Ray Dalio prefigurano uno scenario inquietante. Cosa ci salverà dal potere di queste macchine senz’anima? Queste potrebbero un giorno, basandosi sulle informazioni che possiedono in memoria di tutta la conoscenza umana del pianeta, valutare e analizzare i nostri difetti e agire per eliminare dal pianeta l’anomalia umana.
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