CAMPANIA / NELLA MORSA DELL’ETERNA – E CRIMINALE – EMERGENZA RIFIUTI 

Traffici & business a base di monnezza in Campania. Una storia che si ripete da oltre trent’anni senza che nulla cambi, spesso e volentieri con gli stessi protagonisti in campo.

E un’emergenza rifiuti ormai eterna.

Eccoci alle ‘news’ relative a un maxi sequestro da 55 milioni di euro, protagoniste 4 società di spicco nel settore dei rifiuti e un imprenditore di peso.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dopo le indagini patrimoniali svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere

Così dettaglia ‘NapoliToday’. “I suoi rapporti stretti con i fratelli Carandente Tartaglia, i legami con esponenti dei clan Mallardo e Zagaria, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e l’emergenza rifiuti. C’è tutto questo tra i motivi che hanno spinto la DIA a chiedere il sequestro dell’impero di Antonio D’Amico, 78enne imprenditore con interessi nel settore rifiuti, trasporti ed edilizia. (…) La realizzazione della discarica di Chiaiano durante l’emergenza rifiuti sarebbe una delle contestazioni principali mosse a D’Amico, che avrebbe garantito il subappalto anche per la gestione alle ditte di Giuseppe Carandente Tartaglia, condannato nel 2021 a 7 anni di reclusione per concorso esterno alla camorra, ritenuto ‘esponente imprenditoriale di rilievo del clan Zagaria, consentendo al gruppo camorristico il conseguimento di ingenti profitti ed il rafforzamento del proprio controllo criminale nello strategico settore della gestione dei rifiuti in Campania’. Conosciuto come ‘don Antonio della IBI’ dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Giuseppe Pirozzi, per i suoi rapporti con le famiglie di camorra Mallardo e Zagaria, D’Amico sarebbe stato ‘aggiudicatario di tutti i grossi appalti per la gestione delle discariche nella regione Campania e soprattutto nel Napoletano”.

Gaetano Vassallo

Così prosegue il servizio: “Su Chiaiano, in particolare, sarebbe stata ‘creata una vera e propria discarica abusiva’, nel tempo, ‘un ingente traffico di rifiuti generato da qualsiasi lavoro ottenuto in appalto dall’impresa dei Carandente Tartaglia’, permettendo loro ‘guadagni e profitti illeciti, riuscendo anche ad eludere qualsiasi norma fiscale, gestendo la documentazione di trasporto in maniera del tutto illecita, in modo da poter evadere sistematicamente le dovute imposte sul valore aggiunto.’ A D’Amico è contestato anche l’acquisto di terreni e cave da destinare a discariche o siti di stoccaggio di ecoballe per favorire gli interessi della camorra. Il tutto in piena emergenza rifiuti”.

 

E’ di ben 33 anni fa (per la precisione di marzo 1991) un grosso reportage della ‘Voce’Tutte le strade portano a Rona”, così sottotitolato: “Il carico proveniente da Cuneo è la spia di un incredibile traffico di rifiuti tossici che ha come meta finale la Campania. Nomi, società, intrecci, passaggi, miliardi di un business sempre più ‘ricercato’. E spuntano anche nomi eccellenti”.

Cipriano Chianese

Al centro dell’inchiesta gli allora famigerati fanghi dell’Acna di Cengio; tra i protagonisti, per far solo due nomi, la dinasty dei Vassallo e l’avvocato d’affari Cipriano Chianese.

In basso, potete vedere le prime tre pagine di quell’antico reportage, ripetiamo di 33 anni fa suonati.

E si parlava degli stessi temi oggi sotto i riflettori…

Ecco poi il passaggio di un nostro più recente servizio (di cui trovate in basso il link), si fa per dire, ossia di 9 anni fa, dicembre 2015, in cui riportavamo alcuni brani salienti dell’inchiesta di marzo 1991.

Come mai la magistratura non ha stoppato prima tali scempi? Come mai le inchieste Adelphi 1, Adelphi 2 e Cassiopea, proprio sui traffici di rifiuti tossici, sono abortite? Come mai l’avvocato d’affari e colletto bianco dei Casalesi, il titolare della Resit Cipriano Chianese, aveva ottimi amici anche alla procura di Santa Maria Capua Vetere e tra i vertici della Benemerita, come il generale Domenico Cagnazzo? Come mai gli sversamenti super tossici dei fanghi provenienti dall’Acna di Cengio, ben noti agli inquirenti da un quarto di secolo – come dimostra un’inchiesta della Voce ’91 – sono allegramente proseguiti? Come mai l’altro imprenditore della monnezza tossica, Gaetano Vassallo, è stato anche lui libero di trafficare e avvelenare per quasi 25 anni, nonostante i provvedimenti (sic) della magistratura a fine anni ’80? E poi, magicamente, Vassallo diventa una gola profonda alcuni anni fa…

P.S. Dimenticavamo un dato. E’ da oltre un quarto di secolo che la ‘discarica’ di Chiaiano è abusiva. E sotto gli occhi di tutti, senza che si sia mai mossa una foglia…

 

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