GAZA / 3 MESI DI GENOCIDIO. I TRAGICI NUMERI

I tragici numeri nella Striscia di Gaza in 3 mesi esatti dal 7 ottobre e il massacro dei palestinesi, per portare a termine quel genocidio cominciato nel lontano 1947, a partire, cioè, dalla famigerata risoluzione Onu numero 181 relativa al ‘Piano per la Partizione della Palestina’.

Ecco alcune cifre fornite dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi, UNRWA. Fino ad oggi 22.237 vittime e 58.166 feriti.

Ben il 90 per cento dei 2,4 milioni degli abitanti di Gaza sono stati “sfollati con la forza e non hanno più nulla”. Per un totale, quindi, di oltre 1,9 milioni e mezzo di esseri umani, di cui 1,8 hanno “trovato rifugio all’interno o nelle vicinanze delle installazioni Unrwa”.

La terribile situazione ha costretto ‘Medici Senza Frontiere’ ad evacuare il suo personale dall’ospedale di Al-Aqsa, dopo giorni di combattimenti e l’ordine impartito dell’esercito israeliano (IDF). “Con un grosso peso sul cuore siamo costretti ad andarcene”, sono le parole di Carolina Lopez, coordinatrice dell’emergenza MSF ad Al-Aqsa.

Passiamo ai numeri dati dai vertici militari di Tel Aviv. “Abbiamo ucciso 8.000 terroristi di Hamas”, è l’esordio. “Abbiamo smantellato una struttura militare – è il seguito – composta da 12 battaglioni con una forza complessiva di 14 mila unità. Distrutto in totale 30-40 mila armi e altri mezzi da combattimento custoditi nei bunker di Hamas ma anche in scuole, ospedali, moschee e case”.

L’esercito e lo SHIN BET (ossia il servizio di intelligence interna) hanno annunciato che “il comandante del battaglione di Hamas Ismail Siraj e il suo vice Ahmed Wahaba, responsabili dei massacri al kibbutz di Beeri e in altre località, sono stati uccisi sabato sera” in un attacco aereo sulla Striscia di Gaza.

Intanto prosegue il tour mediorientale del numero uno del Dipartimento della Difesa Usa, Antony Blinken.

Hakan Fidan

Prima ha incontrato il presidente della Turchia Recep Erdogan e il suo omologo Hakan Fidan. Quest’ultimo ha ribadito la necessità di un “cessate il fuoco immediato” per consentire l’arrivo dei più che urgenti aiuti umanitari. Poi Blinken ha visto il premier greco Kyriakos Mitsotakis: nell’occasione ha espresso la volontà Usa di “prevenire l’estensione del conflitto” e la necessità di “lavorare per una pace regionale più ampia e duratura che garantisca la sicurezza di Israele e favorisca la creazione di uno Stato palestinese”. E ha aggiunto: “stiamo facendo in modo che non ci sia un’escalation tra Israele e Libano”.

Il tour continua con Tel Aviv, Cisgiordania, Giordania, Qatar, Emirati Arabi per concludersi in Egitto.

Dal canto suo, il numero uno di Hamas, Ismail Haniyeh, lo esorta a “fermare l’aggressione contro i palestinesi”, sottolineando che il sostegno americano all’operazione di Tel Aviv nella Striscia di Gaza “ha causato massacri e crimini di guerra senza precedenti contro di noi”.

Parole decisamente al vento, quelle di Blinken, e improntate alla più sfacciata ipocrisia, e che fanno a pugni con la realtà dei fatti.

Un ospedale da campo di Medici Senza Frontiere

In primo luogo, come rammenta in modo drammatico Unrwa, c’è il concreto rischio che quando arriverà la tregua troverà un autentico deserto senza vita e la popolazione palestinese sarà stata decimata. Quindi, caso mai, ci sarà uno Stato indipendente e autonomo senza in pratica anima viva.

E poi, ancor più, per le parole appena pronunciate dal nazista alla guida del governo israeliano, Bibi Netanyahu: “La guerra non deve finire finchè non saranno raggiunti tutti i nostri obiettivi”.

 

Ieri, comunque, a Tel Aviv sono scesi in piazza migliaia e migliaia di cittadini che hanno manifestato per l’immediata fine del conflitto e per la altrettanto immediata destituzione del capo (o del Kapò, se preferite). Il quale sa bene che, come termina la guerra, va sotto processo e poi in gattabuia.

 

Per capire meglio la terribile e complessa situazione, come al solito in questi tre mesi di genocidio, vi proponiamo la lettura di alcuni significativi articoli e reportage.

 

Cominciamo dal sempre prezioso ‘Piccole Note’ che pubblica

L’omicidio del leader di Hamas e l’attacco in Iran

 e  Il NYT inventa lo stupro di una donna da parte di Hamas il 7 ottobre.

 

Proseguiamo con un’analisi firmata dal politologo americano ed esperto di relazioni internazionali John Mearsheimer, pubblicata dall’altrettanto prezioso sito di contro-informazione ‘Come Don Chisciotte’ e titolata

Il genocidio di Gaza.

 

Poi un pezzo di grande valore messo in rete dalla sempre ben documentata ‘Analisi Difesa’ animata da Gianandrea Gaiani. E’ la freschissima conferma – che arriva addirittura dall’israeliano Canale 12 – di quanto subito ventilato: i servizi di Tel Aviv sapevano bene cosa bolliva in pentola, e da molto. Titolo della ricostruzione L’attacco di Hamas previsto un anno prima dall’intelligence militare israeliana.

 

Ancora, un intervento di Giorgio Cremaschi pubblicato da ‘Contropiano’:

Nazisti del 21esimo secolo e complici.

 

Infine, un emozionate racconto della memoria comparso sul sito ‘SoSanità’. A firmarlo un operatore sanitario, Angelo Stefanini, che oltre vent’anni fa lavorò in quelle aree martoriate:

Palestina-Israele. Stiamo normalizzando un genocidio?


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