Quanti sono i ‘fratelli d’Italia e i carrocciari valpadani, che circolano con una pistola in tasca o infilata nei pantaloni dietro la schiena, con un coltello con lama lunga quanto basta a uccidere? Quanti nell’armadio, accanto agli abiti, nascondono un fucile? Purtroppo è un quesito non sottoposto a indagine, è un dato statisticamente ignoto, ma per deduzione si può immaginare che il numero di armi e di armati sia davvero preoccupante, moltiplicato dall’ideologia dei giustizieri solitari, che in ipotesi di golpe o di regime repressivo delle libertà democratiche si riunirebbero in pericolosi collettivi. Non è cosa da poco la proposta di alcuni esponenti del partito di “Yo soy Giorgia” di concedere il porto d’armi ai ragazzi di sedici anni.
La riflessione ammonisce gli italiani che ricorrono a un comodo ‘glisson’ sul pericolo (anche la sinistra tende a ridimensionarlo), che nasce un attimo dopo lo sconcerto per l’episodio che ha sfiorato la tragedia durante la festa neofascista di fine anno con Delmastro, sottosegretario alla Giustizia (!), esponente della destra- destra molto ‘amico’del/della presidente del consiglio: dalla pistola di tale Pozzolo, deputato e ‘fratello d’Italia’, è partito un colpo che avrebbe potuto uccidere il genero di un agente della scorta, ferito dal proiettile a una gamba. Bel tipo l’avvocato Pozzolo, che uno sprovveduto non è e lo conferma il rifiuto di sottoporsi all’esame che accerta la presenza di polvere da sparo sulle dita. Si è rifugiato nell’immunità di parlamentare per non ammettere di aversparato. E Delmastro? Ecco il suo elevato pensiero: “È una stranezza (una stranezza?) andare a una festa di Capodanno con la pistola”. Lo sconcertante caso Pozzolo ha qualcosa in comune con i neonazisti tifosi del Verona (non i soli) che impunemente esibiscono striscioni con svastiche, croci celtiche, calciatori di colore impiccati, che inneggiano ad Adolf Hitler e durante la recente partita casalinga con la salernitana hanno esposto lo stemma della Panzer Divisionen Totenkopf delle SS? Non una parola di condanna del presidente della regione veneta Zaia che si fa passare per moderato.
E la Meloni? Guarita da acciacchi invernali e vertigini, conferma la presenza alla tardiva conferenza stampa di fine anno. Si sottrarrà di nuovo alle domande scomode dei giornalisti, difenderà a oltranza gaffe, errori ed omissioni dei suoi ministri, tacerà sulla richiesta istituzionalmente scorretta di Pozzolo di sottrarsi al guanto della paraffina, fingerà di ignorare la fraterna amicizia di Delmastro con l’avvocato pistolero? Dio, patria e famiglia? È una Trilogia desueta per il partito del/della Meloni. Aggiornata (la nuova versione si deve a Berizzi, di Repubblica) diventa ‘Dio, patria e revolver’. Il racconto estrae dall’archivio notizie i numerosi casi di parlamentari, amministratori locali, giustizieri ‘fai da te’, esaltata con un fucile tra le mani da Salvini, esemplarmente rappresentata dall’ex ministro/a della pubblica amministrazione Giulia Buongiorno: “Se vedo qualcuno ina casa mia, sparo”. Applausi dai fabbricanti di armi. (foto Open)
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.