ESPRESSO NAPOLETANO / CHI E’ IL ‘PADRONE’, DONATO AMMATURO, RE DI PETROLI & GREEN

C’era una volta ‘l’Espresso’, il mitico settimanale d’inchiesta che ha fatto la storia del giornalismo in Italia, con le griffe più illustri al petto, per fare solo due nomi quelli di Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa.

Danilo Iervolino. Nel montaggio di apertura, Donato Ammaturo

Adesso è finito totalmente nelle mani del ‘Gruppo Ludoil Energy’, impersonato dal padre-padrone, Donato Ammaturo, uomo ‘energetico’ a tutto campo, da Palma Campania: lo stesso piccolo comune vesuviano che ha dato i natali all’amico e fino a ieri socio nel ‘nuovo’ Espresso, Danilo Iervolino, il patròn della Salernitana calcio, oggi nella bufera, e dell’edizione italiana del prestigioso ‘Forbes’.

Per la serie: Palma oggi ombelico del mondo informativo di casa nostra…

Ma riavvolgiamo il nastro, partendo dalle news.

 

 

OPERAZIONE ‘ESPRESSO NAPOLETANO’

E’ dell’11 dicembre lo scarno comunicato ufficiale diramato dalla nuova proprietà: “Il Gruppo Ludoil Energy della famiglia Ammaturo acquista il 51 per cento de L’Espresso Media da BFC Media che fa capo a Danilo Iervolino. Contestualmente ALGA del Gruppo Ammaturo vende il 43 24,3 per cento di BFC Media a IDI srl, società di Danilo Iervolino”.

Ludoil ha fatto il suo ingresso nell’azionariato dell’Espresso solo pochi mesi fa, a maggio 2023, allorchè BFC Media griffata Iervolino (ne possiede l’80 per cento quelle quote) ha rinunciato alla prelazione sul 49 per cento delle azioni che facevano capo alla IDI dello stesso Iervolino, cedendo ad ALGA (controllata dal Gruppo Ammaturo) “sia le quote per circa 2,7 milioni che un credito da 3,3 milioni verso la società a titolo di finanziamento”, come precisavano gli accordi societari.

Un passo ancora indietro, e cioè all’anno precedente, il 2022, quando GEDI, la controllata della EXOR che fa capo a John Elkan ed edita ‘La Stampa’ e ‘Repubblica’, aveva venduto per 4 milioni e mezzo di euro la famosa testata che fu di Scalfari e Caracciolo ad un novellino nel mondo dorato dei media, Iervolino appunto.

Il quale, col fiuto del buon paesano cresciuto in città, Napoli (anche se ora si dice salernitano al cento per cento), pensò bene di reinvestire quanto ottenuto dalla maxi vendita della prima università telematica italiana, ‘Pegaso’, ad un ricco fondo americano per la bellezza di 1 miliardo di euro.

Una parte, perciò, è servita per mettere a segno il colpo dell’Espresso ceduto da casa Agnelli a prezzi di vero saldo, neanche il costo di un modesto calciatore di serie B, meno di 5 milioni di euro.

Claudio Lotito

Mentre un’altra tranche da una dozzina di milioni di euro (ma gli sono rimasti in cassa parecchi soldini) è servita al sempre più rampante Iervolino per prendere il timone della Salernitana Calcio, comprata dal patròn della Lazio, Claudio Lotito, il quale non poteva avere più di una squadra in serie A. Un ottimo affare, anche questo, che proprio in questi giorni, però, sta dando non pochi grattacapi al cittadino più celebre di Palma Campania, il quale si è lasciato prendere la mano con dichiarazioni parecchio al di sopra delle righe, secondo gli esperti pallonari e non solo: “L’ambiente è lacerato. Secondo me c’è un’allucinazione e confusione diffusa”, e la ciliegina sulla torta, “se non hanno gioia, sappiano che questa rischia di essere la tomba di molti giocatori”. Precisando, 24 ore dopo, che intendeva solo “sotto il profilo sportivo”…

Ma torniamo al ‘petroliere’ vesuviano che in qualche modo vede anche lui i suoi destini legati al mondo pallonaro d’un tempo: uno dei colpi ad effetto, nel suo denso pedigree, è stata infatti l’acquisizione, tramite Unicredit, dei pezzi pregiati della ‘Italpetroli’ della famiglia Sensi, già proprietaria della ‘Roma Calcio’ prima col padre, Franco Sensi in sella per anni (i ’90), e poi sul finire con la figlia, Rosella.

E facciamo, a questo punto, una sortita nell’arcipelago societario del ‘Gruppo Ammaturo’, una asettica mini radiografia delle sigle messe in campo.

 

 

LA MAGNIFICHE 7 DI CASA AMMATURO

Ecco quindi a voi le magnifiche 7, ossia le società controllate dalla capogruppo ‘Ludoil Energy Group’che fa interamente capo alla famiglia Ammaturo, ossia Donato e le due figlie, Anna Angela e Giulia.

Tanto per illuminare meglio la scena, partiamo da ‘LUCE’, la quale si occupa a tutto campo di sviluppare il vasto settore delle energie rinnovabili a livello internazionale, il futuro green, sostenibile, atteso come il vero miracolo del futuro, capace di sottrarci dal dominio del fossile, del carbone, del petrolio e via inquinando, come hanno cercato di dimostrare non pochi al fresco COP 28 finito con un ‘compromesso storico’: il fossile andrà eliminato con calma, progressivamente, entro un quarto di secolo e passa, quel 2050 che costituirà una barriera comunque facilmente sormontabile e, soprattutto, tanto lontana: figurarsi il mondo come sarà (ridotto?) allora, con il forsennato ritmo di cambiamenti (non solo climatici) che stiamo vivendo in questi anni da incubo.

Per il quinquennio 2021-2025, ‘Luce’ ha programmato investimenti da oltre 1 miliardo e mezzo di euro. Non poco.

Giulia Ammaturo

Passiamo a ‘SODECO’. Ed entriamo quindi, dopo la sbornia green, in pieno campo petrolifero, che resta e resterà per anni il re quasi assoluto in campo energetico in tutto il mondo. Sodeco, più in particolare, opera nel cosiddetto ‘downstream petrolifero’, con ‘supply di prodotti finiti, logistica e distribuzione’, come viene descritto nel ricco sito di casa Ammaturo. Può contare su 4 depositi costieri di proprietà a Civitavecchia, con una capacità di stoccaggio da oltre 400 mila metri cubi: i depositi sono collegati tra loro mediante una linea di oleodotti che portano fino all’aeroporto di Fiumicino; e qui procedono al rifornimento di Jet A-1 e SAF. Sempre al porto di Civitavecchia, Sodeco può contare su un suo Terminal-Bunker, uno dei più grandi del Mediterraneo.

 

La ‘PETROLI INVESTIMENTI’, dal canto suo, si interessa di ‘scarico e smistamento dei prodotti petroliferi’, tutti provenienti da navi cisterna che si appoggiano alla piattaforma situata nella rada di Civitavecchia, a circa 2 chilometri dalla costa. Osservano soddisfatti in società: “La piattaforma offshore e il deposito costiero ci consentono di essere il più importante operatore privato nella logistica petrolifera di tutto il Mediterraneo”.

Un primato non da poco.

Risale appena a 2 anni la nascita di ‘GALA LOGISTICA’, altra perla del Gruppo. E’ datato infatti settembre 2021 il maxi acquisto dal colosso Q8 del 100 per cento delle azioni di ‘KRI Logistica’, subito ribattezzata, appunto, ‘Gala Logistica’. I suoi fiori all’occhiello sono di pretta marca friulana: un maxi deposito costiero a Trieste e un altro a Visco, in provincia di Udine, collegati tra loro mediante un oleodotto di 60 chilometri. Postazioni non poco geo-strategiche, perché consentono di servire, a livello di carburanti, vaste aree non solo del Triveneto, ma anche di Slovenia, Croazia e Carinzia. Viene trattato oltre 1 milione di tonnellate di carburante l’anno, con la movimentazione di 150 autobotti, un vero esercito.

Se al Nord-Est (e territori della ex Jugoslavia) provvede Gala Logistica, al sempre bistrattato Sud ci pensa ‘MERIDIONALE PETROLI’, avamposto per le consuete operazioni di ‘supply a 360 gradi’ in Calabria, a Vibo Valentia. Con una capacità di stoccaggio da quasi 30 mila metri cubi, la società riesce a gestire circa il 50 per cento dei consumi petroliferi di tutta la Calabria.

Eccoci ora a ‘LUDOIL ENERGIA’, che così si auto-dipinge: “Gestisce le attività commerciali del Gruppo, con vendita all’ingrosso di prodotti petroliferi sia al segmento RETAIL – con stazioni di rifornimento carburante di proprietà – sia al segmento ‘extrarete’. Si tratta anche di remunerative attività di commercializzazione di oli combustibili e gasolio per la marina e per navi-traghetto. Inoltre, Ludoil Energia gestisce un “deposito fiscale” a Nola. Un piccolo mistero che rende tutto il business ancor più affascinante!

Finiamo, in perfetto stile Lucio Dalla, con la settima stella, che guarda caso si chiama proprio ‘IPERSTAROIL’. La quale spunta ancora una volta in quel fortunato 2021 – il trampolino per tutti i lanci, da cui prende il volo anche l’Espresso napoletano – quando cioè “tramite la newco GIADOIL – si raccontano i protagonisti – abbiamo acquistato la rete di distribuzione carburanti AUCHAN dal Gruppo Margherita Distribuzione. Le stazioni sono presso i supermercati e ipermercati di tutta Italia (con il marchio Auchan, ndr) e sono gestiti oggi da Iperstaroil”. L’ultima perla partorita dal fecondo ventre di mamma ‘LUDOIL’, fa registrare “un erogato medio da 8 milioni di litri, 8 volte la media italiana”. Da autentico Guinness dei primati. Con i suoi 200 distributori in dote di cui il Gruppo può disporre per le griffe Ludoil e Iperstaroil, viene fornito ai consumatori-automobilisti quel biometano sostenibile, prodotto dai rifiuti e dalle stesse energie rinnovabili, come spiegano i tecnici.

Da rammentare un fatto ‘storico’: ossia la grande passione della famiglia Cosentino, capeggiata dall’ex parlamentare forzista Nicola (condannato ad aprile 2023 in via definitiva a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa), per carburanti & distributori, un oligopolio creato negli anni ’80 (vedi link in basso).

 

 

UNA REPUTAZIONE ILLIBATA

E torniamo a casa Ammaturo con qualche nota, altrettanto ‘storica’.

Tutto nasce come azienda familiare nel lontano 1954, grazie al padre-padrone d’allora, Donato, anche lui, come oggi il nipote. Quel nipote baciato dalla fortuna e dalla notorietà (oggi anche via ‘l’Espresso’) che così parla di sé, sempre grazie al variegato sito del Gruppo: “Petroliere con afflato rinnovabile e green, guidando il Gruppo verso la transizione ecologica con eolico e solare fin dal 2014 e lanciando un piano industriale sul biometano e l’idrogeno”.

Gli investimenti ‘green’, infatti, sono certo non da poco: oltre mezzo miliardo di euro, con un fatturato del Gruppo che si attesta sul tetto dei 4 miliardi.

Ma eccoci al succo ‘morale’. “Negli anni la famiglia Ammaturo ha mantenuto viva la visione dei fondatori, basata su principi di correttezza ed etica. Questo approccio ha permesso a Ludoil di costruire una reputazione ILLIBATA, con un track record di successo nelle operazioni di M&A con le più grandi aziende energetiche del mondo. In Italia ha acquisito gli importanti impianti costieri da Italpetroli della famiglia Sensi, ex proprietari della Roma calcio. La sede base è a Milano, piazza Cordusio, storico palazzo del Credito Italiano”. Capito?

Per arrivare al Nobel ci vuole però anche una buona dose di Cultura (in tal senso potrà far leva sul corregionale Genny Sangiuliano, il ministro del ‘ramo’) e un forte afflato verso la ‘Solidarietà’.

E a questo proposito daranno certo una bella spinta le generose elargizioni, visto che mister Donato è “un uomo dai mille interessi”. Ha sostenuto, per fare un solo esempio, la ‘Andrea Bocelli Foundation’ per realizzare una palestra ad Amatrice, nel cuore dell’Abruzzo terremotato. Ma nelle sue (di Donato) vene scorre anche sangue diplomatico: visto che “ricopre il ruolo di Ambasciatore At Large”. Cosa vuol dire non si sa: comunque è di sicuro una cosa di prestigio, eccome!

Per saperne ben di più, e con particolari inediti, può risultare molto utile leggere d’un fiato un imperdibile reportage pubblicato da ‘Forbes’, nell’edizione italiana del carissimo amico ed ex socio Danilo Iervolino. Cliccando sul link in basso potete godervela, immagini altrettanto imperdibili comprese.

Anna Angela Ammaturo

Così come vi proponiamo un pezzo leggermente sul versante gossip, pubblicato qualche anno fa (per la precisione nel 2018) dal sito ‘GrandeNapoli’, dedicato al matrimonio di Anna Angela Ammaturo, figlia del patròn di Ludoil, titolato “Nozze da ‘Reali’ a Napoli. Ecco chi è la ricchissima sposa”.

Siamo partiti ricordando i nomi di due grandi – forse i più grandi – del giornalismo italiano, quello autentico, ossia Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa.

Due veri amici della ‘Voce’, che abbiamo sentito tante volte e diverse intervistato.

Vi raccontiamo due episodi.

Un corposo paragrafo del mitico ‘Inferno’ firmato da Bocca sui grandi mali del Sud, un capolavoro, è dedicato anche a noi, a ‘Una Voce nel deserto’ in cui descrive il nostro giornalismo d’inchiesta anni ’80, ’90 fatto con scarsissimi mezzi e solo tanta passione civile e professionale; quella piccola redazione a un passo da piazza Mercato, le meticolose ricerche sulle società, le scatole cinesi organizzate da lorsignori, i politici locali di allora diventati ‘rouling class’ nazionale, in combutta con faccendieri & camorristi.

Abbiamo poi collaborato con Giorgio in occasione di ‘Napoli Siamo Noi’ che ha anticipato di un paio d’anni il Gomorra di Roberto Saviano. Una impietosa radiografia dei mali oscuri e meno oscuri della città, dove all’epoca operava, in totale solitudine, ‘il Minotauro’ arrivato a Napoli da Reggio Calabria, il procuratore capo ‘acchiappamassoni’ Agostino Cordova.

Giorgio Bocca

Per quanto riguarda Pansa, mitico un suo intervento all’allora prestigioso (poi finito nella polvere) ‘Circolo della Stampa’ a Napoli dove si presentava, a inizio 1992, uno dei suoi bestseller, ‘Penne Sporche’, dedicato ai giornalisti comprati e venduti come nemmeno al mercato delle vacche.

Proprio quel giorno, il principale quotidiano di Napoli e del Sud, ‘il Mattino’, pubblicava un’intera paginata di falsità & insulti indirizzati contro Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola, direttore e condirettore, con tanto di foto segnaletiche, titolando ‘Quella Voce dei misteri’, per il fatto che il nostro mensile denunciava ogni mese fatti & misfatti dei politici partenopei collusi con le mafie & ottimi amici della proprietà del Mattino, all’epoca diretto da Pasquale Nonno. In quella memorabile serata, Gianpaolo sventolò la copia di quel Mattino, additandola come tipico esempio di giornalismo venduto e disse: “Proprio come a Sarajevo. Il carro armato del Mattino contro le biciclette della Voce”.

Altra notazione finale. Abbiamo realizzato, parecchi anni fa, svariate inchieste sull’impero ‘Pegaso’, nato sulle ceneri dei famigerati ‘Istituti Iervolino’ anni ’70 per il ‘recupero anni perduti’ dei ciucci partenopei. Raccontando la vera storia della dinasty da Palma Campania, ben compresa una brutta vicenda di camorra che vide l’omicidio di un fratello di Danilo Iervolino.

Nello Trocchia

Le stesse cose vennero scritte, in quello stesso periodo, pari pari, proprio dall’allora eroico Espresso, ironia della sorte. A firmare un reportage al calor bianco fu Nello Trocchia, nato come giovanissimo reporter alla Voce fine ’90, poi negli anni diventato uno dei migliori giornalisti d’inchiesta a livello nazionale, appunto con l’Espresso, quindi a ‘il Fatto quotidiano’ e ora a ‘il Domani’.

Ebbene, il legale di Pegaso, Francesco Fimmanò, preannunciò non solo una citazione civile milionaria contro la Voce per i presunti danni subiti (a suo dire, tutti gli studenti, avendo letto i nostri articoli, avrebbero perso fiducia nei corsi Pegaso), ma addirittura una ‘class action’.

Un tric trac, una bolla di sapone: non fece niente il tandem Iervolino-Fimmanò, perché pubblicammo per intero quel farneticante documento che preannunciava la maxi azione legale. Con una nostra risposta, in cui rincaravamo la dose con altri elementi di fuoco. Zitti e a cuccia.

 

 

 

LINK

 

Donato Ammaturo, etica, energia, innovazione. Chi è il nuovo socio di Iervolino ne L’Espresso

 

 

 

Nozze da ‘Reali’ a Napoli. Ecco chi è la ricchissima sposa

 

 

 

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