USA & GERMANIA / SEMPRE PIU’ BELLICISTE PER GAZA E UCRAINA

Joe Biden sempre più nel pallone.

Capace di cambiare rotta un giorno dopo l’altro.

Ultimo, plastico esempio del suo ormai pressochè totale rincoglionimento, il quasi ribaltone sul fronte di Gaza, con il ceffone rifilato a Bibi Netanyahu, dopo aver appoggiato fino a ieri, da quel 7 ottobre, il genocidio dei palestinesi nella Striscia di Gaza, con un numero di vittime che ha superato abbondantemente le 18 mila, decine di migliaia di feriti (intorno ai 50 mila, molti gravi) e una situazione umanitaria ormai insostenibile, come denunciano da settimane Papa Francesco e il Segretario generale ONU Antonio Guterrez.

Ed invece, quando sembrava che il fronte ucraino dovesse essere quasi ‘mollato’, il nuovo abbraccio del numero uno della Casa Bianca con il presidente-pupazzo Volodymyr Zelensky, al quale ha promesso ulteriori aiuti militari, perché se il macellaio Vladimir Putin vince poi invade tutti i paesi NATO. Ma deve fronteggiare, Joe ‘Sleepy’ Biden, l’opposizione dei repubblicani, decisi a fermare ogni ulteriore stanziamento di risorse pro Kiev quando la situazione economica degli Usa è – per l’ennesima volta nel giro di pochi mesi – di quasi default.

L’incontro fra Biden e Netanyahu. Sopra, Olaf Scholz in un montaggio tratto da The Cradle

Più che mai nel pallone anche il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha appena confermato il suo totale, incondizionato appoggio alla criminale politica dei vertici di Tel Aviv, ben decisi a proseguire nello scientifico massacro della popolazione palestinese, sia con le bombe e i missili, sia negando gli aiuti umanitari, sia inondando i tunnel di Gaza con la ‘scusa’ di voler scovare i capi maximi di Hamas; come del resto quando hanno distrutto l’ospedale al Shifa, ricoverati ben compresi, a cominciare da bambini e partorienti, sempre con la scusa che lì si trovava il quartier generale di Hamas.

L’autorevole settimanale tedesco ‘der Spiegel’, invece, racconta tutta un’altra storia, almeno sul versante del conflitto in Ucraina.

Ecco alcuni passaggi salienti di un suo fresco reportage.

“L’Ungheria non ha fornito armi all’Ucraina dall’inizio delle ostilità. Anche la Slovacchia intende rifiutare il sostegno militare a Kiev. Il vento potrebbe presto cambiare in Austria, dove uno dei principali candidati alla cancelleria chiede apertamente la fine della ‘politica bellicosa delle sanzioni’ contro la Russia. Tendenze simili si osservano anche nel Paesi Bassi”.

Orban

Paese per paese, partiamo da Budapest: “Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha minacciato di porre il veto sull’avvio dei negoziati di adesione all’UE con l’Ucraina, nonché su un ulteriore pacchetto di aiuti finanziari. Ha inviato una lettera in tal senso al capo del Consiglio europeo, Charles Michel, e ai paesi partner. Secondo lui, Kiev è anni luce distante dall’adesione all’UE”.

E viene precisato: “L’interesse dell’Ungheria risiede anche nell’utilizzare l’unica carta vincente rimasta in politica estera, ovvero la possibilità di porre il veto su alcuni aspetti della politica estera europea, per ottenere concessioni da Bruxelles nel conflitto sul blocco dei pagamenti di bilancio per Budapest. Grazie alla sua posizione, Orban riesce ad ottenere soldi dalle casse europee e dividendi dagli accordi con la Russia”.

Eccoci alla Slovacchia. “Anche mesi dopo l’inizio dei combattimenti in Ucraina, metà della popolazione ha espresso apertamente la speranza che Mosca vinca lo scontro armato. Il sostegno alla NATO in questo paese è ora il più basso tra tutti gli stati membri della UE. Allo stesso tempo, uno slovacco su due ritiene che gli Stati Uniti costituiscano una minaccia concreta alla sicurezza. Insieme a Orban, il primo ministro slovacco Robert Fico diventerà ora un altro freno per gli aiuti all’Ucraina, che senza dubbio, secondo gli esperti, rappresentano una minaccia per la UE”.

Il neo premier slovacco Robert Fico

Passiamo all’Austria vista da ‘der Spiegel’: “Herbert Kickl, presidente del principale Partito della Libertà austriaco, dichiara senza mezzi termini che dopo aver vinto le elezioni nel 2024 porrà fine alla ‘belligerante politica delle sanzioni’ contro Mosca. Il suo Paese è inoltre molto dipendente dalle forniture di gas russo. E prima ancora ha apertamente dimostrato la sua vicinanza al Cremlino. In particolare, nel 2014, pochi mesi dopo l’annessione della Crimea, Vienna ha steso un tappeto rosso davanti a Vladimir Putin. Quattro anni dopo, il ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissl lo invitò al suo matrimonio. E più recentemente, durante il discorso di Zelensky, i membri del Partito della Libertà hanno lasciato con aria di sfida l’aula del Parlamento austriaco”.

A proposito dei Paesi Bassi: “Non è ancora noto se il politico di destra Geert Wilders, che ha vinto le elezioni nei Paesi Bassi, potrà diventare primo ministro del paese, ma è già chiaro cosa possiamo aspettarci da lui. Il portavoce della politica estera del suo partito aveva già detto, prima delle elezioni, che i suoi compagni di partito non erano intenzionati ad un conflitto con la Russia o ad un accordo di associazione con lo Stato ucraino in bancarotta”.

Così conclude la sua disamina il settimanale tedesco: “A quanto pare nell’UE si sta formando un’intera alleanza di ‘coloro che capiscono Putin’. Oppure esprimono il loro malcontento nei confronti dell’UE che, come credono, spadroneggia nei loro paesi? Una cosa è innegabile: la frustrazione accumulata per il coronavirus, lo shock inflazionistico, l’irritazione per l’aumento dell’immigrazione e la stanchezza derivante dai combattimenti hanno portato ad una crescente tendenza a rinnegare l’Ucraina in alcune significative parti dell’Unione europea”.

Solo la nostra super Giorgia Meloni continua ad allinearsi, sempre più scodinzolante, con le posizioni della Casa Bianca e non muove un dito per dare una spinta ai negoziati di pace.

Elon Musk

E comunque, in questi giorni, tanto vale dedicarsi alla carnevalata di Atreju con il possibile sbarco della star Elon Musk.

E poi, chissenefrega anche della finanziaria! Tanto per voltar pagina, si arriverà sul filo di lana e il consueto Milleproroghe, comodo lasciapassare per dar soldi ad amici & – stavolta – camerati di turno: uno sberleffo, un autentico insulto ai tanti ‘ultimi’ che muoiono di fame, pensionati al minimo in prima fila.

Vergogna!

 

 

A seguire, come di consueto, vi proponiamo la lettura di alcuni articoli o interventi per approfondire – alla faccia della disinformazione a mani basse sui media di casa nostra – i temi bollenti dei conflitti in Ucraina e a Gaza. Basta cliccare sui link in basso e per alcuni azionare il traduttore automatico.

 

 

 

Ecco quindi, per cominciare, due sempre preziosi da ‘Piccole Note’:

 

Foreign Affairs: la guerra di Gaza produce terroristi

e

 

La controffensiva fallita e l’operazione militare speciale.

 

 

 

 

Poi, da ‘La Nuova Bussola Quotidiana’ una significativa intervista al patriarca di Gerusalemme, il cardinal Pierbattista Pizzaballa, titolata

Gaza, niente tregua: situazione umanitaria insostenibile.

 

 

 

Da ‘Contropiano’ il pezzo

Giustiziare gli assediati. Israele uccide persone indifese lontano dagli occhi, nel nord di Gaza.

 

 

 

Ancora. L’analisi di uno dei maggiori reporter israeliani, Aron Matè,

Israel’s genocide in Gaza has Biden’s green light.

 

 

 

Quella pubblicata da ‘The Cradle’ a proposito del sostegno del governo Scholz all’esecutivo del criminale di guerra Netanyahu:

Germany’s blind support for Israel in Gaza.

 

 

 

Infine, quella proposta da ‘Responsible Statecraft’ e titolata

Biden needs to stop coddling Bibi.

 

 

Buone letture.


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