Non finisce mai di stupire il grande regista americano Oliver Stone, autore di indimenticabili capolavori come ‘Nato il 4 luglio’, ‘JFK’, ‘Platoon’, ‘World Trade Center’, ‘Snowden’ per citarne solo alcuni. E anche di epiche docu-interviste, fra tutte quella al grande leader cubano Fidel Castro o al presidente venezuelano Ugo Chavez.
Stavolta, col suo ‘Nuclear Now!’, vuol stupire ancora di più. Ne parliamo oggi perché il film è andato in onda qualche sera fa sul Canale 9 Discovery, ormai sulla cresta dell’onda per le comparsate domenicali nel nuovo salotto domenicale di Roberto Burioni, il padre di tutte le fake news su Covid & Vaccini, prima chez Fabio Fazio su ‘La7’ di Urbano Cairo e ora, appunto, via Discovery. Ieri sera un inno al ‘Paxlovid’, il nuovo vaccino griffato ‘Pfizer’ che sta clamorosamente floppando a livello internazionale e invece caldamente raccomandato dal Mago alla Vaccinara Burioni come il siero miracoloso in grado di fronteggiare tutte le nuove varianti. Ai confini della realtà e davvero ai confini della ‘circonvenzione d’incapaci’, come con ogni probabilità il Vate reputa tutti gli italiani…
Torniamo allo choccante film firmato da Oliver Stone. Presentato in anteprima internazionale al Festival di Venezia 2022, poi a gennaio 2023 è stato pomposamente lanciato nientemeno che dal palcoscenico di Davos, in occasione dell’annuale ‘World Economic Forum’ (WEF), fondato e animato dal banchiere tedesco filo nazi Klaus Schwab, con la strategica collaborazione del miliardario-filantropo Bill Gates, il quale proprio in occasione del WEF 2010 si lanciò nella sua grande profezia. Il prossimo decennio – le sue parole sono ormai scolpite nella storia – sarà caratterizzato da tremende pandemie e dagli altrettanto catastrofici cambiamenti climatici.
Aveva proprio la palla di vetro, Super Bill! Che dopo i fasti a bordo di ‘Microsoft’ s’è dato anima e corpo, ormai da un quindicennio, al contrasto ai cambiamenti climatici e alla promozione di tutti i Vaccini, come ha fatto, ad esempio, sponsorizzando a botte da miliardi di dollari l’irresistibile ascesa di ‘Moderna’ – una piccola start up proprio in quel fatidico 2010 – ben presto proiettata nell’empireo di Big Pharma, tanto da tagliare per seconda (ad un’incollatura dal colosso ‘Pfizer’) il traguardo per la produzione dei primi vaccini anti-covid al mondo.
E non dimentichiamo mai che Gates è il finanziatore privato maximo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), solo alle spalle degli Usa e ben davanti a nazioni del calibro di Francia, Regno Unito e Germania. Quell’OMS che col suo ‘Piano Pandemico’ (elaborato proprio in collaborazione con le Menti del WEF, a loro volta autrici del ‘Great Reset’ che fa proprio tutt’uno col Piano Oms) detterà legge a vita per le prossime pandemie, espropriando i poteri di tutti i paesi (quasi 200) che vi aderiscono.
Ai confini della realtà.
Ma rientriamo nei confini del WEF dove a gennaio 2023 è stato presentato in pompa magna il ‘Nuclear Now!’ made in Stone.
Ecco il resoconto battuto all’epoca da un’agenzia: “Stone è venuto a Davos con un altro film provocatorio, che difende una questione a lungo sussurrata qui ma raramente detta ad alta voce: l’energia nucleare come forza del bene. In ‘Nuclear Now!’ il regista sostiene che il nucleare è stato ingiustamente diffamato dalle compagnie petrolifere e da altri per incutere timore al pubblico riguardo alla sua sicurezza. Per Stone, il nucleare è l’unica tecnologia esistente che potrebbe aiutare a ridurre significativamente le emissioni di carbonio derivanti dall’energia, e il suo pericolo è stato drasticamente sopravvalutato, anche alla luce di disastri come il fallimento della centrale di Fukushima nel 2011”.
Continuava così il dispaccio: “La folla di Davos sembrava ansiosa di ascoltare. La proiezione del film era super-affollata al punto che i partecipanti si sedevano sul pavimento. Il film è stato finanziato in parte da due veterani di Davos: Roksana Ciurysek-Gedir, una finanziera, e Zachary Bogue, un venture capitalist e marito dell’ex amministratore di Yahoo, Marissa Mayer”.
E ancora: “Secondo Stone, l’appetito per il film può essere dovuto al desiderio delle persone di trovare soluzioni realistiche per il cambiamento climatico. ‘Nonostante i nostri investimenti nelle energie rinnovabili, non stiamo migliorando le nostre emissioni di carbonio perché non abbiamo affrontato la questione principale: eliminare i combustibili fossili. Il cambiamento climatico ci ha costretto a dare uno sguardo nuovo all’energia nucleare’, ha dichiarato a DealBook”.
Ci cascano davvero le braccia, se un cervello attrezzato come quello di Oliver Stone arriva a simili conclusioni.
Ma non si rende conto che il nucleare sicuro al 101 per cento non può e non potrà mai esistere?
Che c’è sempre un quid d’imponderabile che può provocare un disastro di dimensioni colossali e letali per tutta l’umanità, altro che Cernobyl o Fukushima? Non fosse altro che per un errore umano, oppure per il sabotaggio di un folle oppure per un attacco terroristico, può succedere l’irreparabile.
E non vale a niente dire, ‘la fusione non è la fissione nucleare’, le ‘misure di sicurezza ci proteggono da ogni rischio’, ‘tutto viene controllato con il massimo scrupolo e la cura più totale’.
Se saltano per aria dei pannelli solari, non arriva la catastrofe. Se volano al vento delle pale eoliche non siamo alla tragedia. Ma se salta una centrale nucleare di nuova, nuovissima generazione siamo alla fine del mondo o quasi.
E’ assolutamente vero che le energie rinnovabili non risolvono il problema; che sono addirittura diventate un maxi business per mafie e faccendieri, come ha magistralmente documentato un altro gran regista a stelle e strisce, Michael Moore, nel suo imperdibile ‘The Planet of Human’ di tre anni fa. Dove il ‘green’ viene giustamente e abbondantemente visto per quel che è: e non per quello che eserciti di beoti o gretini vorrebbero che fosse, un’utopia stupidamente campata per aria (potete leggere il pezzo della Voce su film di Moore cliccando sul link in basso).
Con il risparmio energetico non risolviamo più di tanto, qualche piccolo punto percentuale.
Quindi è vero: la crisi è reale, ci sono poche alternative oggi praticabili a gas, petrolio, carboni e energie fossili continuando.
Ma certo il problema non si può risolvere con la taumaturgica bacchetta di un nucleare che ci può portare all’Olocausto, perché – ribadiamo – un nucleare certo e sicuro al 101 per cento non esiste e non potrà mai esistere: e sono di sicuro maggiori i rischi per la sopravvivenza del pianeta con tutti i suoi abitanti dei possibili benefici.
Bisogna studiare nuove vie, nuovi mezzi, nuovi metodi, nuove strategie che possano progressivamente ridurre la dipendenza da carbone & C.
Senza consegnarci direttamente al boia.
Una chiave di lettura, comunque, per spiegare tanto ‘entusiasmo nucleare’ di Schwab, Gates & C. è non proprio difficile da individuare.
Hanno sempre sostenuto che la popolazione mondiale è eccessiva: 8 miliardi e passa son troppi, occorre almeno dimezzare.
Cosa di meglio, allora, di ‘scientifiche pandemie’, tsunami & terremoti artificialmente provocati (coi satelliti, si sa, tutto può succedere) e un bel nucleare pronto uso?
Che però, a sponsorizzarlo, arrivi un mito come Oliver Stone, no: questo non lo avremmo mai e poi mai ipotizzato.
Un pò come buttare al cesso una bella fetta del proprio (giusto) mito, costruito con tanti capolavori in celluloide che hanno fatto la storia del cinema politico, civile, di denuncia. Un autogol d’autore.
E un vero peccato…
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