PALESTINA / UN VERO GENOCIDIO: DUE EX VERTICI MILITARI USA ACCUSANO TEL AVIV

Gaza verrà rasa al suolo. Rendere quell’area del tutto invivibile è oggi per Israele la massima priorità. Il governo di Bibi Netanyahu vuole espellere dai suoi territori l’intera popolazione palestinese, di quasi 2 milioni e mezzo di persone”.

Douglas Macgregor. Nelle altre foto, massacri a Gaza

Sono le tragiche previsioni espresse da uno che si guerre se ne intende, più volte citato dalla ‘Voce’, ossia il colonnello americano in pensione Douglas Macgregor, pluridecorato e scrittore, nel corso di un’intervista rilasciata al giudice Andrew Napolitano nel corso del programma YouTube ‘Judging Freedom’.

Ecco, a seguire, alcune tra le principali frasi e considerazioni di Macgregor, che ha rammentato anche – visto la disinformazione del mainstream e l’oscuramento di gran parte dei media occidentali – le cifre più drammatiche.

Partiamo proprio dai numeri nudi e crudi.

A tutto il 16 novembre i palestinesi ammazzati nella Striscia di Gaza superano le 12 mila unità, tra cui quasi 5 mila bambini; oltre 200 gli uccisi in Cisgiordania; mentre i feriti superano quota 32 mila a Gaza e sfiorano i 3 mila in Cisgiordania.

Non è certo finita qui. Perché si registrano 6.500 palestinesi dispersi, per la gran parte bambini (quasi 4.500), con il forte sospetto che i loro corpi siano sepolti sotto le macerie. Fino ad oggi il numero degli sfollati dalla Striscia arriva ad 1 milione e 700 mila.

Macgregor ha ricordato che dal 7 ottobre le autorità di Tev Aviv hanno ammazzato più palestinesi di quanti ne abbiano fatti fuori nei 22 anni precedenti.

Sempre per offrire un altrettanto drammatico parametro di valutazione, in un mese e mezzo sono stati uccisi molti più civili palestinesi di quante vittime, nell’arco di 20 mesi, abbia fatto segnare il conflitto in Ucraina (il cui macabro calcolo sfiora le 10 mila vittime, per la precisione 9.700).

Passiamo ad alcune frasi lapidarie. “Gli israeliani stanno scommettendo molto pesantemente su di noi (gli Usa, ndr), ovviamente, che siamo il loro sostegno e che la nostra presenza offshore e nella regione con potenza aerea e navale sarà sufficiente a convincere i vari attori nella regione a non far nulla, restare a guardare i 2 milioni 400 mila palestinesi mentre vengono uccisi o cacciati da Gaza”.

Anche se è vero che queste nazioni non intendono, per ora, entrare in guerra, “non sono degli sciocchi” e certo sanno che “questa è la prima fase di un’operazione a più fasi per creare un ‘Grande Israele’ dal fiume Giordano fino al Mediterraneo. Lo sanno. Gli israeliani lo hanno chiarito abbondantemente per molti anni. Questo non è un segreto. E adesso sta accadendo”.

Secondo Macgregor, fino ad oggi Netanyahu avrebbe il controllo “di questa operazione” e sarebbe convinto di poterla condurre a termine, con la distruzione finale di Gaza, senza che l’amministrazione Biden abbia la voglia di opporsi concretamente, fregandosene anche di gruppi pacifisti statunitensi, come ‘Jewish Voice for Peace che parlano esplicitamente di ‘genocidio’ contro il popolo palestinese. “L’esecutivo statunitense manterrà la rotta e cercherà di dare agli israeliani il tempo per spazzare via Gaza come spazio vitale per le persone che erano lì e cercano di mandare chiunque in Egitto o altrove”.

Ma ipotizza anche un altro scenario Macgregor. Ossia che prima o poi le ‘potenze regionali’ si sveglino, abbiano finalmente un sussulto e decidano di entrare nella mischia per difendere i diritti degli inermi cittadini di Gaza.

“A questo punto, però, gli israeliani avranno bruciato tutti i ponti dietro di loro nella regione e ogni volta che decidono di averlo fatto basta, non ci sarà alcun ritorno alle precedenti condizioni in cui vivevano. Dopo la distruzione di Gaza, non c’è più alcuna via d’uscita. E ad un certo, e non posso prevedere quando, la regione si solleverà e loro, gli israeliani, avranno difficoltà a sopravvivere”.

E aggiunge, in modo significativo: “Qualcuno ha detto: ‘se hai intenzione di imbarcarti in una vendetta, faresti meglio a scavare due tombe’. E penso che questo sia il problema per gli israeliani. Temo seriamente che stiano uccidendo la soluzione dei due Stati e stiano cercando di scavare una fossa. Non si rendono conto che ne stanno anche scavando un’altra: e quella è per loro”.

E poi il colpo finale: “Gli israeliani, di fatto, possiedono Washington. Hanno ottenuto ciò che volevano. Francamente, Netanyahu esercita più influenza e autorità a Washington dello stesso Biden. Gli israeliani hanno deciso che questa è un’occasione per regolare i conti con tutti i loro nemici, perché possono contare sull’influenza del loro potere. Netanyahu è il re degli Stati Uniti, non di Israele!”.

Matthew Hoh

Qualche giorno prima, Andrew Napolitano aveva intervistato anche l’ex capitano dei Marines ed ex funzionario del Dipartimento di Stato Matthew Hoh, oggi direttore associato dell’Eisenhower Media Network.

Che era stato altrettanto chiaro e apodittico: “Attualmente a Gaza il mondo sta assistendo ad una operazione di pulizia etnica, con politiche genocide messe in atto”.

Aggiungendo: “Gli israeliani stanno operando lo sradicamento deliberato di un popolo e di qualsiasi infrastruttura che consenta alle persone di vivere. E’ ormai chiaro quello che dicono e coincide con quello che Israele sta facendo a Gaza in termini di deliberata campagna di massacri, distruzione delle infrastrutture, migrazione forzata e continui crimini di guerra”.

Più chiari di così…

Passiamo a parole altrettanto di fuoco, stavolta di segno opposto, pronunciate dall’ex generale israeliano Giora Eiland e poi commentate da uno dei migliori reporter e analisti israeliani, Gideon Levy, che lavora in uno dei pochi quotidiani ‘illuminati’ di Tel Aviv, ‘Haaretz’.

A questo punto, vi proponiamo la lettura integrale del breve e succoso pezzo pubblicato dal sempre prezioso ‘Piccole Note’, titolato “Levy e il generale che evoca la peste per Gaza”. Davvero illuminante.

Ma non meno efficaci, sotto il profilo di una documentazione ‘alternativa’, ben lontani dal mainstream e dalla totale disinformazione propalata dei media occidentali (non parliamo dei vomitevoli tiggì e talk di casa nostra), altri pezzi che vi proponiamo, cliccando sui link che seguono.

Partiamo dal nostrano, altrettanto illuminante, ‘Minima Cardiniana’, con il suo editoriale della domenica titolato “Stato d’assedio”.

E proseguiamo con altri pezzi esteri, motivo per cui dovrete attivare il traduttore automatico.

 

 

The Cradle’ pubblica

Il 7 ottobre è stato un massacro di Hamas o di Israele?

(“Was October 7th a Hamas or Israeli Massacre?”).

Da ‘The Intercept’ ecco

L’insidiosa narrativa di Israele sui prigionieri palestinesi

 (“Israel’s Insidious Narrative About Palestinian Prisoners”).

Consortium News’ dal canto suo propone

L’IDF conosceva il vero quartier generale di Hamas mentre mentiva su al-Shifa

(“IDF Knews Real Hamas HQ While Lying About al-Shifa”).

Da ‘Common Dreams’ poi il pezzo

1.500 blocchi del ponte di Manhattan chiedono un cessate il fuoco duraturo a Gaza

(“1.500 Block Manhattan Bridge Demanding Lasting Gaza Cease-Fire”).

Infine ‘Responsible Statecraft’ propone l’interessante analisi titolata

Le truppe americane in Iraq e Siria non stanno ‘mantenendo la pace

(“US troops in Iraq and Syria arent’t ‘keeping the peace’).

 

Levy e il generale che evoca la peste per Gaza

“Gravi epidemie nella Striscia meridionale ridurranno i tempi della vittoria e le vittime tra i soldati dell’IDF”. Così l’ex generale Giora Eiland su Yedioth Ahronoth. “Basta aspettare che le figlie dei leader di Hamas contraggano la peste e abbiamo vinto – commenta Gideon Levi su Haaretz – Eiland non ha specificato quali piaghe consiglia: pestilenza o colera, forse un cocktail di vaiolo e AIDS; forse anche la fame per due milioni di persone. Una promessa di vittoria israeliana a prezzi stracciati”.

Come annota Levi, Eiland è una delle menti più brillanti forgiate nel crogiolo dell’Israel defence force, non un invasato ultra-ortodosso. Infatti, “viene continuamente intervistato ed è acclamato dal movimento laburista”.

“E no, non è crudeltà fine a se stessa”, ha sottolineato Eiland nel suo scritto. Così Levi: “In effetti, è una gentilezza e un’umanità rare, che potrebbe salvare vite.
 Eiland, nel ruolo di Madre Teresa, ufficiale e gentiluomo dell’esercito più morale del mondo, ha fatto una proposta nazista e non è scoppiata nessuna tempesta”.

“Dopotutto, chiunque attribuisca un genocidio a Israele è antisemita. Immaginate un generale europeo che propone di affamare una nazione o di ucciderla con un’epidemia – gli ebrei, per esempio. Immagina di diffondere una pestilenza perché ciò favorirebbe lo sforzo bellico”.

“Tutto è giusto in guerra e in questi momento è legittimo suggerire qualsiasi cosa tu abbia sognato e non hai mai osato dire. La correttezza politica è stata capovolta. Chiunque può essere Meir Kahane [leader di un movimento terrorista israeliano ndr], nessuno può più essere umano. Va bene proporre un genocidio, ma è sbagliato compatire i bambini di Gaza. Va bene proporre la pulizia etnica, ma è sbagliato rimanere scioccati dalla punizione inflitta a Gaza”.

La crudeltà orribile e quella corretta

Tutto ciò “non è più solo un diritto. È il mainstream […] La mostruosità è diventata corretta, il diabolico è penetrato al centro e anche a sinistra del centrosinistra. Un’altra guerra o due, e tutti saranno Kahane”.

“Non ci siamo ancora ripresi dalla brutalità di Hamas e già siamo inondati da tutta questa bontà – che non arriva solo dall’estrema destra e dai coloni, ma dal cuore del centro [politico] israeliano. A quanto pare, esiste una crudeltà orribile e una crudeltà corretta. Hamas è un animale, ma la proposta di diffondere malattie è legittima. Uno delle cose più pericolose che ha generato questa guerra si sta sviluppando davanti ai nostri occhi: la standardizzazione, legalizzazione e normalizzazione del male”.

“Questo male è nato dall’incredibile disprezzo e dall’indifferenza patologica di Israele verso ciò che sta accadendo in questo momento a Gaza. I giornalisti stranieri che vengono qui non credono ai loro occhi [alcuni in realtà ndr]: la sofferenza di Gaza non esiste. Israele non ha ucciso migliaia di bambini e non ha sfollato un milione di persone dalle loro case. Il dolore di Gaza è totalmente oscurato, scomparso non solo dalla narrazione pubblica, ma anche dalle notizie quotidiane. Nella televisione israeliana, unica al mondo, non abbiamo ucciso bambini. Secondo i media israeliani, l’IDF non ha commesso in questa guerra nemmeno un piccolo crimine di guerra”.

“Una società che ignora così tanto la realtà ed è così indifferente alla sofferenza della nazione a cui ha dichiarato guerra genera derive morali come quella di Eiland. Potete essere sicuri che egli reputi che il suo suggerimento non sia in alcun modo viziato, tutto quello che ha fatto è stato dare un suggerimento ragionevole nell’interesse di Israele. Quale altra cosa deve meritare considerazione al di là dell’interesse di Israele? Il diritto internazionale è per i deboli, la moralità per i filosofi, l’umanesimo per i cuori teneri. Davvero, cosa c’è di sbagliato in una piaga a Gaza? Solo una cosa: potrebbe contagiare anche Israele. In realtà, l’ha già fatto”.

Non solo il generale israeliano

Abbiamo riportato ampi brani del testo perché unico per intelligenza e coraggio, in particolare sottolineiamo quella “normalizzazione del male” che riecheggia, pur nelle ovvie diversità, “la banalità del male” di Hannah Arendt.

Se lo scritto di Levi può apparire estremo, molto più estrema è la normalizzazione medesima. Si può aggiungere che certe derive non appartengono solo alla narrazione israeliana, ma hanno contagiato la maggior parte dell’informazione dell’Occidente, dove l’occultamento della tragedia palestinese impera, in modi e forme diverse.

Basti pensare, per quanto riguarda la colonia Italia, allo spazio conferito all’omicidio della povera Giulia Cecchettin, che ha oscurato totalmente la tragedia di Gaza che pure conta 5mila bambini morti… la censura moderna si attua in varie forme, una di esse è quella di enfatizzare all’ossessione la cronaca.

Non solo, la doverosa vigilanza sull’antisemitismo, a volte anch’essa enfatizzata in maniera eccessiva per contrastare voci o tesi scomode, dovrebbe indurre certa sensibilità verso la discriminazione e l’oppressione di altri popoli, nel caso specifico il martoriato popolo palestinese. Non accade, anzi.

Tale la deriva di cui è preda l’Occidente, che la tragedia di Gaza ha fatto emergere in tutta la sua miserevole, inquietante, plasticità.


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