L’ex potente Segretario di Stato Usa e, soprattutto, ex capo della CIA, Mike Pompeo, è appena entrato nel consiglio d’amministrazione della più grossa compagnia ucraina nel settore della telefonia mobile, ‘Kyivstar’.
E come lo fa? A bordo di una società, Veon Ltd, riconducibile all’oligarca di Leopoli & super-faccendiere Michail Fridman, un anno fa arrestato a Londra per riciclaggio internazionale e poi rimesso su cauzione in libertà.
Ai confini della realtà.
Una dirty story che meriterebbe le prime pagine dei media di tutto il mondo ed invece è totalmente oscurata dal mainstream e, of course, dai media di casa nostra, sempre più genuflessi davanti ai diktat della Casa Bianca.
Quella Casa Bianca alla quale lo stesso Pompeo puntava, per poi rinunciare alla corsa: proprio per ‘eseguire’ la nuova mission in Ucraina.
Ma ricostruiamo i tasselli del puzzle, non poco articolato.
PARTE LA SPECIAL MISSION DI POMPEO A KIEV
Partiamo da uno ‘storico’ incontro: ad aprile scorso (ma non si è trattato d’un pesce) l’ex capo dei servizi segreti a stelle e strisce sbarca a Kiev per un summit con il presidente-burattino (degli Usa) Volodymyr Zelensky.
Gli rivolge un sentito appello per avviare le riforme necessarie affinchè venga facilitato l’arrivo di grossi investitori degli Stati Uniti.
E non solo per la ‘ricostruzione’ nel dopo conflitto.
Detto fatto, siamo alle news, che vedono in pompa magna, nel board di Kyivstar, del Pompeo a stelle e strisce.
Il quale, appena ‘incoronato’, si scioglie subito in un brodo di giuggiole, complimentandosi con i vertici aziendali della società, per “la sua leadership negli investimenti in Ucraina e per l’iniziativa ‘Invest in Ukraine NOW’” ed enfatizzando il suo stesso ruolo per “contribuire a questo lodevolissimo sforzo”.
Quasi unica a dar la notizia-bomba è la nota agenzia economico-finanziaria ‘Bloomberg’, che così batte: “Veon Ltd ha nominato l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo nel consiglio d’amministrazione della controllata Kyivstar, settimane dopo aver contestato il congelamento dei suoi diritti aziendali in un tribunale locale”.
E aggiunge: “Pompeo, ora partner della società di consulenze finanziarie ‘Impact Investments’, entra a far parte del CdA come dirigente non esecutivo indipendente, per riflettere l’impegno di Veon nei confronti dell’Ucraina”.
Per il resto, un silenzio quasi tombale.
Va fatta un po’ di chiarezza nell’intricato puzzle. Settimane fa era corsa voce, a Kiev, che le autorità anticorruzione di uno dei paesi più corrotti al mondo, appunto l’Ucraina, avrebbero messo sotto sequestro azioni & beni di Kyivstar, forse in vista di una ‘nazionalizzazione’ (sic).
Ci sono volute le parole del suo Ceo, Oleksandr Komarov, per gettare acqua sul fuoco e rassicurare i soci. La classica tempesta in un bicchier d’acqua, una ‘finta’ para-moralizzatrice, come del resto sono state le destituzioni di non pochi vertici militari ucraini accusati di aver favorito le diserzioni di tanti amici & amici degli amici. E come del resto si era rivelata poco più di una bolla di sapone l’arresto, solo temporaneo, del cinquantanovenne oligarca Fridman, operato a dicembre 2022 dalla ‘National Crime Agency’ (NCA) britannica per una sfilza di pesantissimi reati che vanno dal riciclaggio alla cospirazione. Poi svaniti nel nulla…
FRIDMAN & KOLOIMOSMY, ATTENTI A QUEI DUE
Veniamo al personaggio chiave di tutta la story, Fridman.
La proprietaria di Kyvstar si chiama Veon, appunto, quartier generale ad Amsterdam, la quale fa capo per la metà (per la precisione con il 48 per cento delle azioni) all’olandese ‘LetterOne’, che a sua volta è controllata da Fridman and friends, ossia Peter Aven e Andrey Kosogov.
Così si auto-descrive Veon: “Un Ente pubblico internazionale che opera in sei paesi, è quotato al Nasdaq e all’Euronext”. Tutto ok, finita qui.
E così descrive la figura del super faccendiere Fridman, originario di Leopoli in Ucraina, un reporter del ‘Financial Times’, John Aglionby: “Un formidabile equilibrista, un uomo capace di restare abbastanza vicino a Putin da non cadere in disgrazia e abbastanza lontano da non incappare per molto tempo nelle sanzioni occidentali. Di rovinare affari miliardari a due tra le più grandi compagnie petrolifere del mondo, poi di mettersi in società con una e intascare cinque miliardi di dollari dall’altra”.
Sembra, pari pari, il ritratto di un altro miliardario-faccendiere ucraino, Ihor Kolomoisky, di cui la ‘Voce’ ha già descritto più volte le acrobatiche e criminali imprese finanziarie e non solo: è da un anno che, in teoria, viene ‘braccato’ – sic – dall’FBI per aver comprato negli Usa con soldi sporchi una serie di aziende nel settore metallurgico
Ed infatti, la fresca dirty story targata Kyvstar sembra proprio lo stesso, identico copione messo in scena (o in sceneggiata arcimilionaria) proprio dai vertici Usa con la complicità di quelli ucraini anni fa, ossia dopo il golpe bianco di piazza Maidan che nel 2014 depose il presidente democraticamente eletto quattro anni prima, Viktor Janukovyc, e diede il via alla sequela di presidenti-fantoccio degli Usa, culminata con l’ascesa al potere del ‘comico’ Volodymyr.
Kolomoisky, infatti, è stato il grande amico, finanziatore, sponsor per le trionfali presidenziali 2019 del pupazzo Zelensky.
Che venne ‘costruito’ e ‘lanciato’ grazie al canale tivvù del suo ‘amico’, una sorta di Beppe Grillo in salsa ucraina, con il programma ‘Servant the People’ (che in Italia, comprato da ‘La7’, si è rivelato un colossale flop). E poi, addirittura, gli regalò, come cadeau presidenziale, due ville: una hollywoodiana a Miami, in Florida, da appena 34 milioni di dollari; l’altra, ben più modesta, proprio da noi, a Forte dei Marmi, un saldo da 4 milioni di euro.
Finanziatore del famigerato ‘Battaglione Azov’ di chiara ispirazione nazi, il super faccendiere ha per un paio d’anni controllato i destini sia della più grande banca ucraina (che ha provveduto a svaligiare, ‘Private Bank’) che di ‘Burisma’, il colosso energetico ucraino (come da noi l’ENI): facendo addirittura entrare nel suo consiglio d’amministrazione sapete chi?
Nientemeno che Hunter Biden, rampollo dell’allora numero due alla Casa Bianca Joe, nell’era di Barack Obama.
Un trampolino di lancio strapagato (oltre 10 mila euro mensili, nonostante Hunter non capisse un cavolo di energia) e ottimo per altre acrobazie finanziare sempre in Ucraina (soprattutto l’installazione dei bio-laboratori, una quarantina di piccole Wuhan sparse in tutto il territorio), ma non solo: perché i suoi business – regolarmente sotto il protettivo ombrello paterno – sono arrivati fino in Russia e in Cina (in teoria i ‘paesi canaglia’)!
E su queste incredibili connection arcimilionarie da mesi e mesi stanno indagando FBI, un paio di procure generali a stelle e strisce e anche una Commissione speciale del Congresso Usa: ma di tutta evidenza tutto procede a ritmo molto lento, perfettamente ‘soft’, proprio per non disturbare l’attuale numero uno della Casa Bianca, Joe ‘Sleepy’ Biden’ in vista delle presidenziali tra un anno esatto. Anche se deve superare la pericolosa corsa per le primarie dem, con un avversario del calibro di Robert Kennedy junior, armato solo delle sue idee e sprovvisto dei giganteschi mezzi finanziari che l’industria delle armi e quella farmaceutica concedono allegramente e abbondantemente al suo competitor.
Sintesi finale.
Il copione si ripete.
Prima Hunter Biden ‘inviato speciale’ della Casa Bianca nel ventre economico ucraino, via Burisma; e adesso Mike Pompeo, inviato altrettanto speciale via Kyvstar. Dall’energia alle telecomunicazioni il prodotto non cambia: anzi, si ammoderna e si ‘raffina’, dato che le TLC sono sempre più strategiche negli attuali conflitti geopolitici, come del resto dimostrano i ‘gialli’ di Edward Snowden e Julien Assange.
E c’è sempre un oligarca-faccendiere ucraino dietro l’angolo, a sventolare la ormai sempre più sdrucita american flag: proprio come nell’ultima, mitica scena di uno dei migliori film antiwar senza mostrare una sola immagine di guerra, ‘La Valle di Elah’. Che tutti dovrebbero cercare e vedere per capire quello che è successo vent’anni fa (in Iraq) e succede oggi, dall’Ucraina alla sempre più martoriata Striscia di Gaza.
E poi qualcuno dice che la Casa Bianca, il Pentagono & il Dipartimento di Stato stanno cercando di avviare i negoziati col Cremlino!
Tanto vale chiederlo a Pompeo, il Maximo…
P.S. Come al solito, per ritrovare articoli e inchieste scritte dalla Voce sui personaggi e le sigle citate nel pezzo, vi invitiamo ad andare alla casella CERCA, che si trova in alto a destra della nostra home page. Quindi, basta digitare il nome e cognome della persona (ad esempio HUNTER BIDEN o JOE BIDEN, VOLODYMYR ZELENSKY oppure IHOR KOLOMOISKY, o ancora ROBERT KENNEDY junior) o della sigla (ad esempio BURISMA) per rileggerne delle belle.
In basso, comunque, vi proponiamo – cliccando sul link a seguire – uno dei pezzi più gustosi: perché mette insieme tre pezzi da novanta, come il presidente-guitto Zelensky, il super faccendiere ucraino e il rampollo presidenziale Hunter, il gran ‘cacciatore’ (come dice il suo nome) di affari a tanti zeri.
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