Dei canoni prestabiliti non condivido nulla. Osservo con disagio escludente l’invasione ipnotica dei dogmi / il rigore aggressivo di regole e norme / il veto a esondare da stereotipi di comportamento / la disciplina dell’obbedienza a esemplificazioni obbligatorie di modelli e stili / le dighe insuperabili, che reprimono le incursioni nello spazio infinito del ‘freedom’ / lo sdegno per l’ostracismo all’affinità elettiva di curve e punti in linea continua, senza intervalli / la teologia del “così è, non altro” / l’assoluto esclusivo di rosso, blu, giallo e per licenza artistica di bianco e nero / l’antitesi molto accademica di “lavori in verticale, o in orizzontale?” / la beatificazione sancita su pergamena, in sontuosa cornice, di mostri sacri della dissacrazione pitto-scultorea: in fila disordinata i Rossi, Bianchi, Esposito, Brambilla, nel telefonico breviario dell’arte / il disarmante “scusa mi spieghi cosa hai voluto dire con quest’opera?” / le ‘bic’, che infine di un segno ben netto spandono il loro fluido colorato, gocce di sofferenza per l’uso extra time / l’arduo connettersi in giorni maledetti con l’emisfero destro dello sprit brain / il pianto senza lacrime di un lavoro compiuto, tenuto in vita per sanare un dettaglio imperfetto, che l’improvvido intervento rende più-che-imperfetto / l’anomalia, che piace tanto, di divagazioni, distrazioni di massa in contrasto con l’astrattismo geometrico / soste choc in incursioni nell’astrattismo para-figurativo / il patologico retrò di lavori che “mica sono opere mie”, ma lo sono / il “ma oltre che c’è?”, forse il nulla / e chissà, il remake di sconfinata ammirazione per Caravaggio, per la pittura-pittura / forse il the end di un camminamento senza meta / gli arnesi del mestiere finiti nel ‘non riciclabile’ / forse un rigenerante stand by della creatività / il recupero di connessioni dimenticate con l’emisfero sinistro, per farsi una ragione di banane inchiodate al muro, tagli obliqui di tele blu, nature morte ‘viventi, Vesuvi dell’ottocento napoletano / e se fosse lo scalo provvisorio in un porto rassicurante, stop propedeutico di un nuovo viaggio in classe turistica, sulla nave della fantasia dell’astratto?
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