Dal diario del 10 ottobre

Bel tipo Sala, sindaco di Milano che non è chiaro dove si collochi politicamente, in altalena tra centro, sinistra e benevola tolleranza per la destra, così non scontenta nessuno e galleggia con adeguato salvagente. Questa volta affronta con piglio spregiudicato il caso di Geronimo (no, non è un capo indiano, ma uno dei rampolli di Ignazio Benito La Russa) cooptato nel consiglio di amministrazione del prestigioso ‘Piccolo’ di Milano su indicazione del Governo. Il Sala non partecipa al coro di proteste per questo ennesimo episodio di familismo, prassi reiterata dalla destra meloniana, anzi bacchetta il Pd: “C’è una parte della sinistra milanese che fa un po’ del brontolio”. Davvero interessanti le motivazioni. Sala esterna questo nobile pensiero bipartisan: “Cerco di non essere mai preconcetto, in particolare rispetto a Geronimo La Russa. Ho dimostrato anche in passato di non esserlo”. E però aggiunge di prendere atto della nomina con riserva per la preparazione culturale specifica del La Russa junior. Poi peggiora l’evidente incoerenza. Dice che il ‘Piccolo’ e ‘La Scala’ sono due istituzioni dell’asse culturale milanese e “Noi ci mettiamo persone che hanno un percorso certificato nell’ambito culturale, perché il ‘Piccolo’ è un punto di arrivo e da questa angolazione ho delle remore” (insomma sì Geronimo, ma dubbi sulla sua competenza culturale). Tutto diventa chiaro con una dichiarazione supplementare. “Il ‘Piccolo’ si regge sul contributo di vari soci, tra cui il governo, per cui io non posso che accettare questa decisione che è totalmente legittima”. Che dire, le evoluzioni degli acrobati al confronto sono cose da dilettanti! Il capolavoro di Sala non tarda a proporsi. Rimprovera la sinistra per le contestazioni della nomina di Geronimo, ma le condivide con la riflessione sull’ occupazione da parte del centrodestra in tutti i ruoli. Più ambiguo di così…

Due parole sui signori delle guerre, che senza esplicite contestazioni, grazie a compiacenti silenzi stampa, sono i veri vincitori delle decine di conflitti che insanguinano mezzo mondo. Non è dato sapere a quanto ammontano i profitti di chi produce e vende missili, bombe, carri armati, droni, elicotteri, aerei, mine, ordini nucleari, ma si intuisce che si tratta di cifre stratosferiche, paragonabili solo alle ricchezze di alcune multinazionali farmaceutiche. Alla sbornia della fornitura di armi partecipa la nostra ‘Leonardo’, che fa il punto sul suo stato di salute e rivela ricavi superiori a dieci miliardi, ordini per oltre 13 miliardi. Cita tra le positività la commessa della Polonia di elicotteri da guerra, la ripresa delle aerostrutture e il trend dell’elettronica per la Difesa e la Sicurezza. L’obiettivo? Alleanze europee in settori particolari della difesa (o dell’attacco?).


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