GENOCIDIO IN PALESTINA / FINALMENTE IL SEGRETARIO ONU DENUNCIA. E ISRAELE LO “DIMETTE” 

Finalmente, dopo anni e anni di complice letargo e totale silenzio, l’ONU ha dato un segnale di risveglio. E l’intervento al Palazzo di Vetro del Segretario generale Antonio Guterrez, che ha fatto il ‘minimo sindacale’ rammentando i massacri dei palestinesi ad opera dell’esercito israeliano da oltre mezzo secolo ad oggi, è bastato a mandare su tutte le furie i vertici di Tel Aviv, che hanno immediatamente chiesto la sua testa e annunciato che negheranno il visto d’ingresso ai rappresentanti Onu.

Ma cosa aveva detto di così ‘esplosivo’ Guterrez?

Ha semplicemente precisato che “gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla”, rammentato che “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione” e deplorato “le chiare violazioni del diritto umanitario internazionale” nella Striscia di Gaza, chiedendo “un cessate il fuoco umanitario”.

La pura verità storica e una richiesta più che naturale, come del resto ha più volte implorato Papa Francesco.

Il Segretario Generale Onu ha quindi scritto via Twitter (oggi X): “Le recriminazioni del popolo palestinese non possono giustificare i terribili attacchi di Hamas. Questi orrendi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.

Gilad Erdan. Sopra, Antonio Guterrez

In tempo reale le parole al vetriolo contro Guterrez dell’ambasciatore israeliano al’Onu Gilad Erdan, pronunciate alla ‘Radio Militare’ di Tel Aviv: “Il Segretario Generale dell’Onu che mostra comprensione per la campagna di sterminio di massa di bambini, donne e anziani, non è adatto a guidare le Nazioni Unite. Lo invito a dimettersi immediatamente. Non vi è alcuna giustificazione né senso parlare con coloro che mostrano compassione per le più terribili atrocità commesse contro i cittadini di Israele e il popolo ebraico. Semplicemente non ci sono parole”.

Non soddisfatto di tali farneticazioni, Erdan con piglio che più bellicista e distruttivo non si può, ha aggiunto: “Viste le parole di Guterrez, negheremo il visto ai rappresentanti dell’Onu. Del resto abbiamo già rifiutato il visto al sottosegretario per gli affari umanitari Martin Griffiths”.

La chiara, palese ammissione, quindi, che nessuno doveva mai ficcare il naso nelle atrocità perpetrate dagli israeliani contro i palestinesi: già prima delle parole di Guterrez.

Più grave di così…

 

Come stiamo facendo in questi giorni, vogliamo proporvi la lettura di inchieste, reportage e interventi in grado di chiarire meglio il ribollente scenario di sangue & orrore in Palestina.

Craig Murray

Quindi, a seguire, la cruda analisi – una vera proprio Tac di quella martoriata area – effettuata da una firma da non poco, quella dello scozzese Craig Murray: una vita dai molti interessi, perché nasce come reporter investigativo, quindi percorre la carriera diplomatica (è stato ambasciatore britannico in Uzbekistan) ed è ora attivista per i diritti umani. Il suo intervento, significativamente titolato “Genocide Unfolding in Palestine: Craig Murray” (e cioè ‘Genocidio in Palestina: Craig Murray’), è stato appena pubblicato da uno dei migliori siti internazionali sul fronte di pace & guerra, ‘Global Research’, fondato a animato dal battagliero economista canadese Michael Chossudowsky.

 

In basso, poi, trovate i link che vi porteranno a leggere altri stimolanti punti di vista.

Tanto per rimanere in tema di genocidio, ecco la toccante intervista rilasciata a ‘La Bussola Quotidiana’ (che la titola “A Gaza la più grande distruzione che abbia mai visto”) da suor Nabila Saleh, religiosa egiziana da 13 anni a Gaza, in queste ore a fianco di chi sta soffrendo e morendo: “senza neanche sapere il perché”, le sue drammatiche parole.

Quindi, un altro pezzo che si commenta fin dal titolo “In attesa della catastrofe: Gaza al centro del mondo”, firmato per ‘Intelligence for Peace’ da Roberto Iannuzzi, ricercatore presso ‘Unimed’ (Unione delle Università del Mediterraneo), autore di “Se Washington perde il controllo. Crisi dell’unipolarismo americano in Medio Oriente e nel mondo”, uscito nel 2017 e ancor più oggi di grande attualità.

Poi un reportage che punta i riflettori sulla ‘dark policy’ degli Usa nel vicino Libano, titolato “Secret U.S. war in Lebanon is tinder for escalation of Israel-Gaza conflict”, ossia “La guerra segreta degli Stati Uniti in Libano è un’escalation del conflitto tra Israele e Gaza”. Pubblicato dall’ottimo sito ‘The Intercept’, ne è autore Nick Turse, un altro reporter investigativo di razza, ma anche storico e ricercatore presso ‘The Nation Institute’. Ve ne consigliamo caldamente la lettura, molto istruttiva: visto che il link vi porta al testo originale in inglese, dovrete operare con il traduttore automatico.

Infine, un pezzo (sempre da tradurre con l’automatico) di Brett Wilkins, giornalista di punta per ‘Common Dreams’. Anche stavolta titolo e, soprattutto, sottotitolo sono illuminanti. “40 leader religiosi conducono la preghiera a Gaza presso l’ufficio DC del leader della minoranza alla Camera Usa Jeffries – Non si può continuare a fare affari come al solito mentre Israele commette un genocidio a Gaza con il pieno appoggio degli Stati Uniti. Il cessate il fuoco è l’unica scelta morale”.

 

Come finalmente propone Guterrez, che viene subito crocifisso dai vertici criminali di Tel Aviv…

 

 

 

Genocidio in corso in Palestina: Craig Murray

Di Craig Murray

 

Quello di stasera è stato il bombardamento più violento su Gaza finora, concentrato proprio nelle aree in cui Israele ha ordinato alla popolazione di evacuare. Trovo quasi impossibile credere che questo genocidio sia in corso con il sostegno attivo di quasi tutti i governi occidentali.

Voglio esaminare due questioni: cosa accadrà a livello internazionale e cosa sta accadendo nelle società occidentali.

Israele è chiaramente sulla via di un’ulteriore escalation e intende uccidere molte altre migliaia di palestinesi. Solo più di 2.000 bambini palestinesi sono stati uccisi da un attacco aereo israeliano nelle ultime due settimane.

Gaza non ha alcuna difesa da bombe e missili, e non c’è alcuna ragione militare per cui Israele non possa continuare così per mesi e basarsi semplicemente sul massacro aereo. Siamo forse nel giro di una settimana in cui sete, fame e malattie uccidono ancora più persone al giorno dei bombardamenti.

La popolazione di Gaza è semplicemente indifesa. Solo l’intervento internazionale può impedire a Israele di fare ciò che vuole, e i paesi che hanno influenza su Israele stanno attivamente favorendo e incoraggiando il genocidio.

La domanda è: qual è l’obiettivo di Israele? Intendono ridurre ulteriormente la Striscia di Gaza, annettendone la metà o più? La fame e l’orrore permetteranno alla comunità internazionale di costringere l’Egitto ad accettare l’espulsione della popolazione di Gaza nel deserto del Sinai come una mossa “umanitaria”?

Sembra essere questa la fine del gioco: espulsione della popolazione ed espansione territoriale a Gaza. Ciò richiederebbe un’invasione di terra, ma probabilmente non prima di un bombardamento aereo ancora più intenso per eliminare ogni resistenza. Questa ambizione territoriale ovviamente è in accordo con la violenta espansione degli insediamenti illegali in Cisgiordania che è attualmente in corso, a cui il mondo non presta quasi alcuna attenzione. È davvero molto difficile comprendere la passività di Fatah e Mahmoud Abbas in questo momento.

Il valore politico di Netanyahu in Israele è così basso che l’unico modo per riprendersi è fare un passo importante verso il completo genocidio del popolo palestinese e la realizzazione del Grande Israele. Netanyahu ora sa che non esiste violenza contro i palestinesi così estrema da far sì che l’élite politica occidentale non la sostenga sotto il mantra del “diritto di autodifesa di Israele”.

Non vedo alcuna salvezza per Gaza proveniente da Hezbollah. Se Hezbollah dovesse impiegare le sue decantate capacità di attacco missilistico, il momento per farlo sarebbe ora, quando l’armatura israeliana sarà schierata in enormi parchi fuori Gaza, un bersaglio perfetto anche per missili a lungo raggio e con precisione limitata. Una volta dispersi a Gaza, i mezzi corazzati sarebbero molto più difficili da colpire a distanza per Hezbollah.

Hezbollah è ora ancora più attrezzato per combattere una guerra difensiva in Libano rispetto a quando sconfisse l’avanzata israeliana  nel 2006. Ma non è configurato né attrezzato per combattere una guerra di terra aggressiva contro Israele, il che sarebbe un disastro. Deve anche preoccuparsi delle milizie ostili alle sue spalle. Se Hezbollah riuscisse a provocare un’incursione israeliana nel Libano meridionale, ciò gli consentirebbe di infliggere perdite sostanziali, ma Israele non lo farà in un modo che possa sminuire le sue capacità a Gaza.

L’Iran ha notevolmente migliorato la sua posizione diplomatica nell’ultimo anno. La diminuzione dell’ostilità nei confronti dell’Arabia Saudita, promossa dalla Cina, ha il potenziale per rivoluzionare la politica mediorientale, e i benefici di ciò non saranno messi da parte con leggerezza da Teheran. L’Iran ha anche compiuto progressi concreti con l’amministrazione Biden nel superare la cieca ostilità degli anni di Trump.

L’Iran non ha alcun desiderio di buttare via questi guadagni. Ecco perché mi sembra estremamente improbabile che l’Iran abbia appoggiato gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. L’Iran ora sta frenando Hezbollah. Ma ci sono limiti alla pazienza dell’Iran. La straordinaria verità è che l’Iran è probabilmente l’unico stato qui in discussione che nutre una genuina preoccupazione umanitaria per la vita dei palestinesi. Se il genocidio si svolgesse in modo così orribile come prevedo, l’Iran potrebbe essere spinto troppo oltre.

La condanna mondiale di Hamas ignora il trattamento criminale riservato da Israele ai palestinesi

Detto questo, offro solo una nota cautelativa sul fatto che l’Arabia Saudita non è, sotto MBS, l’affidabile burattino statunitense/israeliano che è stata storicamente. Come sapete, non ho molto tempo per MBS, ma la sua alta opinione dell’importanza degli Al Saud e del loro ruolo di leadership tra gli arabi, lo rendono una proposta diversa rispetto al suo predecessore.

L’Arabia Saudita ha una certa influenza. L’amministrazione Biden ha puntato tutto sul dominio regionale, mandando due gruppi di portaerei in una situazione che, se dovesse aggravarsi, potrebbe portare i prezzi del petrolio ai livelli più alti di sempre, con la Russia bloccata dal mercato. Biden rischia un enorme aumento del prezzo del gas in un anno elettorale.

Il calcolo di Biden, o quello dei suoi servizi di sicurezza, è che nessuno può o vuole intervenire per salvare i palestinesi. Giudicano il genocidio contenibile. È una scommessa straordinaria.

C’è stata una straordinaria quantità di vetriolo rivolto al Qatar da parte dei commentatori filo-israeliani, per aver ospitato l’ufficio e la leadership di Hamas. Questo è straordinariamente ignorante.

Il Qatar ospita Hamas, proprio come il Qatar ha ospitato il Taleban Information Office, su richiesta diretta degli Stati Uniti. Fornisce uno strumento di dialogo tra gli Stati Uniti e Hamas (esattamente come è avvenuto con i talebani) sia a livello negabile, sia attraverso terzi, compreso ovviamente il governo del Qatar. Così, quando un giorno Blinken arrivò in Qatar e il ministro degli Esteri iraniano il giorno dopo, si trattava in realtà di “colloqui di prossimità” che coinvolgevano Hamas.

Come lo so? Ebbene, su richiesta di Julian, ho visitato il Qatar circa cinque anni fa per discutere se Julian, e Wikileaks, potessero potenzialmente trasferirsi in Qatar, che Julian aveva descritto come “la nuova Svizzera” in termini di sede diplomatica neutrale.

Mi è stato spiegato dai qatarioti, ai massimi livelli, che il Qatar ospitava l’Ufficio informazioni dei talebani e Hamas perché il governo degli Stati Uniti aveva chiesto loro di farlo. Il Qatar ospitava un’importante base militare statunitense e dipendeva dal sostegno degli Stati Uniti contro una presa del potere da parte dell’Arabia Saudita. Se potessi generare una richiesta da parte dell’allora presidente Trump affinché il Qatar ospitasse Wikileaks, allora lo farebbero. Altrimenti no.

Quindi so di cosa sto parlando.

Un piccolo ma positivo risultato di questa intermediazione in Qatar è stato il rilascio di due ostaggi nazionali americani. I diplomatici britannici mi hanno detto che le discussioni in Qatar hanno finora frenato l’offensiva di terra israeliana, ma non sono ancora convinto che Israele volesse davvero farlo. Si stanno divertendo sadicamente sparando ai bambini in un barile.

Il Qatar è stato anche all’origine di accordi che consentono una piccola quantità di aiuti a Gaza, ma si tratta di una quantità così piccola da essere quasi irrilevante. È l’umanitarismo performativo dell’Occidente.

Ho spesso elogiato la Cina per il fatto che il suo dominio economico non è stato accompagnato da alcun desiderio aggressivo di egemonia mondiale, ma questo ha anche i suoi svantaggi. La Cina non vede alcun vantaggio nell’aiutare concretamente i palestinesi. I rapporti speranzosi sull’invio di navi da guerra da parte della Cina si riferiscono semplicemente ad esercitazioni pre-pianificate, in gran parte nel Golfo. Il fatto che la Cina stia effettuando tali esercitazioni congiunte con gli Stati del Golfo fa effettivamente parte di un aumento di influenza a lungo termine, ma non è rilevante per la realtà immediata.

La Russia ovviamente è impegnata in Ucraina. Sta permettendo che le sue basi siriane vengano utilizzate come canale in seguito all’aumento dei bombardamenti israeliani sugli aeroporti siriani, ma non c’è molto di più che possa fare. Erdoğan è sinceramente furioso per ciò che sta accadendo a Gaza, ma la Turchia sta lottando per trovare un modo per esercitare pressioni, escludendo il collegamento con le questioni marittime dell’Ucraina (che Erdoğan sta prendendo in considerazione).

Si tratta di un giro d’orizzonte molto approssimativo e immediato, ma l’effetto netto è che non vedo alcuna speranza attuale di evitare l’atrocità che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi inorriditi.

La maggior parte dei nostri occhi sono davvero inorriditi. Il divario tra le élite politiche e mediatiche occidentali e i loro cittadini su questo tema è semplicemente enorme. I leader occidentali non solo non sono riusciti a frenare Israele, ma hanno incitato quasi all’unanimità Netanyahu, ripetendo continuamente la frase “diritto di Israele all’autodifesa” come giustificazione per il bombardamento di massa, lo sgombero e la fame di un’intera popolazione civile.

La gioia della leadership occidentale di porre il veto a ogni tentativo di risoluzione del cessate il fuoco presso le Nazioni Unite è sorprendente.

In tutta Europa si sono svolte massicce manifestazioni contro questo indicibile massacro, e la reazione istintiva dei politici al loro isolamento dall’opinione pubblica è stata quella di cercare di rendere illegali tali manifestazioni di dissenso. Nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver esposto bandiere palestinesi. In Germania le manifestazioni filo-palestinesi sono state del tutto vietate. Qualcosa di simile è stato tentato in Francia, con prevedibile fallimento.

Io stesso ho assistito a manifestazioni filo-palestinesi in tre paesi diversi, e la cosa più sorprendente in ogni occasione è stato il forte sostegno dei passanti e il numero di persone che si sono unite spontaneamente alla manifestazione mentre si svolgeva.

Un’ondata di razzismo si è scatenata nel Regno Unito e altrove. Sono stupito dall’islamofobia e dall’odio razziale diffusi online, senza apparente ritorno. I ministri del Regno Unito affermano di essere allarmati dalle “simpatie terroristiche” dei manifestanti filo-palestinesi, eppure è perfettamente legale chiedere lo sterminio dei palestinesi, paragonarli a diversi tipi di animali e parassiti e suggerire che dovrebbero essere portati nel deserto. mare. Ciò non inorridisce affatto i ministri.

Personalmente sono ora oggetto di un’indagine di polizia per “terrorismo” semplicemente per aver suggerito che anche i palestinesi hanno il diritto all’autodifesa e possono opporre resistenza armata al genocidio – un diritto di cui godono senza dubbio nel diritto internazionale. Ricordate, Israele ha formalmente dichiarato guerra. Forse la posizione della legge britannica è che l’unica convinzione che è legale sostenere ed esprimere è che in questa guerra i palestinesi debbano semplicemente schierarsi silenziosamente per essere uccisi?

È probabile che il cambiamento radicale nell’autoritarismo occidentale venga accolto da un contraccolpo.

Dopo 20 anni, eravamo finalmente usciti dal circolo vizioso della “Guerra al terrorismo”, dove il terrorismo, la repressione e l’islamofobia istituzionalizzata si rafforzavano a vicenda in tutto il mondo occidentale. È molto probabile che l’indignazione per lo spaventoso genocidio di Gaza si traduca in episodi isolati, anch’essi spaventosi, di violenza di ispirazione islamica nei paesi occidentali, compreso il Regno Unito, in particolare a causa del sostegno militare del Regno Unito a Israele.

Il conseguente terrorismo in sé sarà citato dall’élite politica come giustificazione della propria posizione. E così il circolo vizioso ricomincerà. Ciò sarà ovviamente gradito agli agenti dello Stato di sicurezza, il cui potere, budget e prestigio verranno rafforzati. Ancora una volta dobbiamo stare attenti alla radicalizzazione e al terrorismo reale, ma anche al terrorismo guidato da agenti provocatori e al terrorismo sotto falsa bandiera.

Se ricadiamo di nuovo in quell’incubo, la causa diretta sarà il sostegno delle élite al genocidio del popolo palestinese e alla narrativa islamofobica. La principale causa del terrorismo qui è Israele, lo stato terrorista dell’apartheid.

 

LINK ORIGINALE

GENOCIDE UNFOLDING IN PALESTINE: CRAIG MURRAY

 

 

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