50 anni dal colera che flagellò Napoli nell’autunno del 1973.
Per commemorarne il drammatico anniversario si terranno a Napoli due grosse iniziative.
Una si terrà il 25 ottobre nella Sala del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace a Napoli, organizzata dal ‘Museo delle Arti Sanitarie’ e dall’Azienda Ospedaliera dei Colli (che comprende Monaldi, Cotugno e CTO), col patrocinio della Regione Campania, del Comune di Napoli, dell’Ordine dei Farmacisti partenopeo. Titolo del convegno “1973-2023 Napoli ai tempi del colera – Il Cotugno si racconta tra medicina e cultura”.
La seconda iniziativa è in pratica una ‘due giorni’ (25 e 26 ottobre) presso la Sala Marrama della ‘Fondazione Banco di Napoli’. Viene promossa, oltre che dalla stessa Fondazione, anche dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Federico II di Napoli e dall’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del ‘Consiglio Nazionale delle Ricerche’ (CNR). Si articolerà in tre sessioni di lavori: la prima sul diffondersi delle epidemie a Napoli dalla prima metà del 1600 ai giorni nostri; la seconda sull’impatto delle epidemie sul tessuto urbano e sul contesto sociale partenopeo; e la terza sulla comparazione tra quanto è avvenuto a Napoli, reazioni politiche comprese, e quanto è invece accaduto in altri contesti urbani.
Vista l’importanza del tema – soprattutto in anni di pandemie -, dell’anniversario ‘storico’ e della rilevanza degli enti che li hanno promossi e dei relatori che vi prendono parte, sorge spontanea una domanda: come mai nessuno ha pensato bene di invitare, come primo relatore, chi sconfisse quel colera? Chi isolò quell’allora misterioso vibrione? Stiamo parlando di Giulio Tarro, che all’epoca lavorava in prima linea in quell’avamposto chiamato ‘Cotugno’, il più importante presidio ospedaliero del Mezzogiorno contro le malattie infettive.
In un articolo del 20 marzo 2020, ossia in piena pandemia Covid, Bruno Buonanno in un articolo per ‘il Riformista’ così definiva Tarro: “L’infettivologo che ha sconfitto il colera”, senza dimenticare il successivo ‘male oscuro’ “che colpiva i bambini da uno-due anni, epidemia che l’ex responsabile della virologia del Cotugno risolse in sette giorni lavorando su campioni prelevati dai piccoli pazienti del Santobono”.
E Tarro, in era Covid, ha firmato due libri di grande rilevanza scientifica. “Covid 19 – Il virus della paura”, uscito a giugno 2020” e poi “Covid 19 – La fine di un incubo” esattamente un anno dopo, in cui scrive dell’importanza di ‘Test genetici’ ad hoc in grado di determinare se l’organismo può ricevere l’impatto del vaccino anti-covid, evitando quindi quegli ‘effetti avversi’ che stanno colpendo tanti cittadini, soprattutto a livello cardiocircolatorio.
Come mai, quindi, chi ha sconfitto il colera non viene nemmeno invitato a ‘commemorare’ quel vibrione che all’epoca riuscì ad isolare in tempi brevissimi proprio al Cotugno?
Siamo davvero in un mondo ‘capovolto’. Dove la mistificazione, la ‘negazione’, la disinformazione, il ‘depistaggio’ – stavolta davvero scientifico – regnano ormai incontrati.
Siamo davvero ‘ai confini della realtà’, come si intitolava quella memorabile serie tivvù anni ’70. ‘Obliata’ e sepolta sotto quintali di naftalina nelle teche Rai anche quella…
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