L’agenzia di stampa nazionale libanese ‘Nna’ ha affermato che l’esercito israeliano ha attaccato il sud del Libano, nei pressi della città di Al-Dhahira, mentre l’area intorno a Yarin sarebbe stata bombardata con munizioni al fosforo. Vietate. (Notizia da accertare). “Il fosforo bianco è un’arma letale, gravemente tossica in caso di ingestione e inalazione. In pochi secondi è in grado di provocare ustioni gravissime e molto dolorose. Quando viene in contatto con la pelle, il fosforo brucia i tessuti provocandone la necrosi fino alle ossa”.
La scontata vendetta di Israele avvelenata dal governo tutt’altro che democratico di Netanyahu, somiglia e sfida a chiunque di negarlo, al brutale, antisemitismo nazista dei ghetti, della caccia all’ebreo che ha insanguinato l’Europa. Cos’altro è chiudere nel ghetto di Gaza il popolo palestinese sopravvissuto ai bombardamenti, esposto ai prossimi raid nella loro esausta Striscia privata di acqua, cibo, medicinali, energia elettrica che, solo per dire della disumanità del blocco, spegne negli ospedali ancora non rasi al suolo gli strumenti per la sopravvivenza di malati in terapia intensiva, di donne incinte, neonati. Come connotare la chiusura di ogni via di fuga da Gaza, che espone i civili alla furia vendicativa dei trecentomila riservisti pronti a invadere militarmente quel che resta del territorio palestinese con l’ordine di rispondere senza limiti ai terroristi di Hamas? Il vero, tragico problema dell’eterno conflitto tra Israele e Palestina è nella scelta unilaterale dell’Occidente di accettare che Tel Aviv non riconosca il diritto di Gaza al ruolo di Stato, con quanto a quel ruolo corrisponde, come la difesa del suo territorio espropriato, colonizzato e ora di Gaza, in cui Israele lo ha compresso, l’indipendenza economica, oltre che politica, le risorse che l’Onu destina ai suoi affiliati. Punto. Punto perché segno conclusivo, che ha giustamente segnato lo sdegno per l’inaccettabile reazione di Hamas a decenni di violenze di ogni genere che il popolo palestinese ha subìto dallo Stato di Israele, ovvero da un Paese significativamente evoluto, ma non in grado di affidarsi a forme autentiche di democrazia, certamente antitetiche a quella di Netanyahiu e di suoi predecessori.
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