Putiferio su Patrick Zaki per le sue parole sulla guerra in Israele e, poi, per l’annunciata e subito revocata partecipazione alla puntata d’esordio al nuovo ‘Che tempo che fa’ griffato Fazio sul Canale 9.
Partiamo dalle iper contestate frasi del neolaureato (a Bologna) egiziano. Parole chiare, nette, anche dure ma perfette sotto il profilo storico, e perfettamente condivisibili. Però subito attaccate da tutti i media, in prima linea il fuoco di fila di quelli di ‘destra’ (sarebbe più opportuno definirli fascisti).
Scorriamole, allora, quelle parole, per vedere se Zaki ha detto oscenità e/o bestialità.
LE PAROLE SUPER CONTESTATE DI ZAKI
“Nel conflitto Israele-Palestina nessuno può essere ritenuto come filo-Hamas se sostiene la Palestina”.
“Benjamin Netanyahu è un serial killer che cerca di convincere la comunità internazionale per legalizzare l’uccisione di civili”.
“Sembrerebbe che assumere la posizione di difendere i civili palestinesi vi metterà in una posizione problematica, perché tutti i media internazionali sono pro-Israele e non parlano della grave crisi umana che c’è dall’altra parte. La mia priorità sarà sempre la vita dei civili, condannerò sempre qualsiasi violenza contro i civili di tutto il mondo, ma così facendo sarò sempre dalla parte dei deboli e contro il fascismo e l’occupazione”.
“Sono stato e continuerà ad essere un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare le proprie abitazioni e terre, le quali nel corso della storia sono state violentemente depredate. Le politiche razziste e di colonizzazione del governo Netanyahu costituiscono la radice dello stato di guerra apparentemente perenne in cui ci troviamo ora, con il tragico risultato della perdita di migliaia di vite civili, tra cui donne e bambini innocenti. Il mio impegno è da sempre e invariabilmente guidato dalla tutela dell’umanità e dei diritti umani. Non potrò mai avallare né giustificare atti di violenza od omicidi. Al contrario, sostengo con fermezza il diritto della popolazione palestinese a resistere e a difendersi, distaccando tale difesa dalle politiche religiose conservatrici ed oscurantiste di Hamas”.
E infine: “Giudicare gli eventi attuali in Palestina senza tener conto della lunga storia della questione palestinese e delle sue radici, senza inserirli in un contesto storico equivale ad una visione distorta e parziale della realtà. Questa prospettiva è ingiusta e necessita di una riconsiderazione critica. Il mio sostegno è rivolto al popolo palestinese in difficoltà, alla verità e alla giustizia dovunque esse siano necessarie; e la mia posizione rimarrà dalla parte degli oppressi e di tutti i civili che hanno perso la vita. L’Unione Europea deve usare i suoi principi sui diritti umani condannando la violenza da ambo i lati. Bisogna fermare questa guerra e salvare vite umane”.
Bestemmie?
Oscenità?
Bestialità?
Cose fuori dal mondo?
UN MONDO (MEDIATICO E POLITICO) CAPOVOLTO
Tutt’altro, una ricostruzione puntuale di quanto sta succedendo e una profonda solidarietà per tutti i civili morti, di entrambe le parti.
E, soprattutto, non può essere dimenticata la ‘storia’, che parla a chiare lettere, da mezzo secolo a questa parte, di eccidi, massacri, predazioni, violenze scientificamente perpetrate dai governi (sottolineiamo, i governi, gli esecutivi) israeliani contro i palestinesi, donne e bambini ben compresi.
Come mai tutti i media, in coro, si sono scatenati contro tali parole?
Come mai il tanto democratico e ‘sinistro’ Fazio Fabio nella sua puntatina d’esordio ha preferito non prendere di petto la patata bollente e, nel migliore dei casi, lavarsi pilatescamente le mani?
Di cosa ha mai paura l’anchorman più pagato nella storia Rai, che ha osato dare la parola a un falsario come Roberto Burioni, il quale ha vomitato sugli italiani stronzate & falsità tutte le domeniche sera per anni sul fronte della pandemia, sfornando cifre che più taroccate non si può?
Il buon Zaki, a nostro parere, addirittura minimizza. Dice il ‘minimo sindacale’.
Ad esempio, non racconta come proprio Hamas possa essere il classico mostro allevato nelle batterie Usa, e poi diventato ‘incontrollabile’: proprio come è successo con Al Qaeda e il suo Terrorista Maximo, Osama bin Laden.
Per non parlare di un altro scientifico, vergognoso ‘oblio’ dei media occidentali a proposito di massacri & stragi. Come mai il mainstream – a parte i nostri organi di (dis)informazione, ormai cloroformizzati da un decennio e passa – non ha mai dato 1 sola notizia 1 sui crimini commessi dal 2014 al 2022 (quanto è scoppiato il conflitto) nelle regioni del Donbass, provocando oltre 15 mila vittime innocenti, mai piante, né ricordate, né commemorate da nessuno?
Come mai i governi fantoccio di Kiev hanno potuto per anni – ben 8 – sterminare in piena libertà chi non la pensava come loro, in modo totalmente filo-americano, e l’hanno passata liscia, senza una minima parola da parte della UE, dei governi occidentali e dell’ONU, ormai diventato un altro fantoccio complice nelle mani degli Usa?
Per illustrare questi temi, come stiamo facendo da alcuni giorni, lasciamo spazio ad alcuni reportage (soprattutto esteri, of course) che ci possono illuminare meglio sugli aspetti più controversi.
Per fare solo due esempi, proprio il ruolo svolto dagli Usa nella nascita e nello sviluppo di Hamas; e il ruolo – che definire ambiguo è un semplice eufemismo – giocato nel corso degli anni dall’ONU sullo scacchiere internazionale.
Leggere per credere.
A seguire, quindi, vi proponiamo il pezzo (nella sua traduzione in italiano, poi via link che porta all’originale) firmato da Brian McGlingchey del 10 ottobre, pubblicato da ‘Stark realities’ e titolato “Israele ha favorito l’ascesa di Hamas, anche dopo che questa si è trasformata in terrorismo” (“Israele Fostered the Rise f Hamas, even after il Turned to Terror”).
Poi, attraverso il link che segue, potrete farvi un’idea ‘diversa’, ‘alternativa’ sull’ONU, grazie alla stimolante ricostruzione di Patrizia Pisino per ‘ComeDonChisciotte’ e intitolata “Il vero volto dell’ONU: dall’autodeterminazione dei popoli al controllo globale”.
Quindi, il link che porta ad un’inchiesta firmata da due reporter di punta (insieme a Kit Klaremberg) per l’ottimo sito di geopolitica internazionale e di contro-informazione ‘The Greyzone’, ossia Max Blumenthal e Alexander Rubinstein. Il tema è molto delicato e riguarda le notizie sui tanti bimbi decapitati nei massacri. Il reportage si intitola: “Source of dubious ‘beheaded babies’ claim is Israeli settler leader who incited riots to ‘wipe out’ Palestinian village”, ossia “La fonte della dubbia affermazione dei ‘bimbi decapitati’ è il leader dei coloni israeliani che ha incitato le rivolte per ‘spazzare via’ il villaggio palestinese”.
Infine, proprio sul tragico tema dei bimbi ammazzati, il link di un pezzo firmato da Jessica Corbett per ‘Common Dreams’: “Israeli airstrikes have killed over 320 children in Gaza”, ossia “Gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso oltre 320 bambini a Gaza”.
Buone, anche se drammatiche, letture.
Israele ha favorito l’ascesa militare di Hamas, anche dopo che questa si è trasformata in terrorismo
Israele ha favorito l’ascesa di Hamas, anche dopo che questa si è trasformata in terrorismo
Minare deliberatamente il processo di pace eliminando controparti accettabili
BRIAN MCGLINCHEY
All’indomani degli attacchi terroristici e militari di sabato contro Israele da parte del gruppo palestinese Hamas, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: “Le forze della civiltà devono sostenere Israele nella sconfitta di Hamas… Nel combattere Hamas, Israele non sta solo combattendo per il proprio popolo, ma sta combattendo per ogni paese che si oppone alla barbarie”.
Questi sentimenti sono molto diversi da quelli condivisi privatamente da Netanyahu nel 2019.
“Chiunque voglia ostacolare la creazione di uno Stato palestinese deve sostenere il rafforzamento di Hamas e il trasferimento di denaro ad Hamas”, ha detto Netanyahu ai legislatori del partito Likud. Ciò contribuirebbe a impedire all’Autorità Palestinese (AP) con sede in Cisgiordania di governare Gaza e a dare ai palestinesi una voce relativamente moderata e unificata al tavolo dei negoziati. “Questo fa parte della nostra strategia: isolare i palestinesi di Gaza dai palestinesi della Cisgiordania”.
Lo sconsiderato sfruttamento di Hamas da parte di Israele è antico quanto il gruppo stesso. In effetti, decenni prima del candore a porte chiuse di Netanyahu, il governo israeliano ha spinto Hamas alla sua posizione di rilievo, con sostegno finanziario diretto e indiretto.
Per tutti gli anni ’70, la nemesi di Israele fu l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). In netto contrasto con Hamas – che emerse dai Fratelli Musulmani – l’OLP era un’organizzazione laica e di sinistra, guidata da Yasser Arafat, che era a capo della fazione Fatah dell’OLP.
Come disse nel 2001 un ex alto funzionario della CIA a Richard Sale dell’UPI, il rafforzamento iniziale di Hamas da parte di Israele “fu un tentativo diretto di dividere e diluire il sostegno a un’OLP forte e laica, utilizzando un’alternativa religiosa concorrente”.
I gruppi islamici iniziarono ad acquisire importanza a Gaza sulla scia della guerra del 1967, intraprendendo iniziative educative, culturali, sociali e infrastrutturali per migliorare la vita dei rifugiati palestinesi.
Quando fu registrato per la prima volta presso le autorità israeliane nel 1978, Hamas era guidato da Sheikh Ahmed Yassin, un religioso musulmano mezzo cieco e costretto su una sedia a rotelle che aprì scuole e cliniche in tutta Gaza. Israele ha appoggiato i suoi sforzi e ha anche approvato la fondazione dell’Università islamica di Gaza… che sarebbe diventata un centro estremista ritenuto meritevole delle bombe israeliane.
Il generale di brigata israeliano Yitzhak Segev, che era governatore di Gaza e in frequente contatto con Yassin, ha dichiarato al Wall Street Journal di aver compreso appieno gli obiettivi finali di Yassin – sostituire Israele con uno stato islamico – e i pericoli dell’ideologia di Hamas. Tuttavia, all’epoca, la priorità di Israele era indebolire Fatah, leader dell’OLP.
Sulla scia della rivoluzione iraniana del 1979 che vide la sostituzione di un regime laico, sostenuto dagli Stati Uniti, con una repubblica islamica, Hamas e altri islamisti divennero più popolari, ambiziosi e violenti.
Indipendentemente da ciò, il sostegno finanziario di Israele è continuato, ha detto all’UPI una fonte dell’intelligence statunitense, affermando che il sostegno ora aveva una motivazione aggiuntiva: ottenere informazioni e identificare i membri di Hamas più pericolosi.
Tuttavia, un altro funzionario del governo statunitense ha sottolineato un obiettivo israeliano molto più sinistro: cancellare ogni possibilità di progresso nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese. “L’idea di alcuni esponenti dell’establishment israeliano di destra era che Hamas e gli altri gruppi, se avessero preso il controllo, si sarebbero rifiutati di avere a che fare con il processo di pace e avrebbero silurato qualsiasi accordo messo in atto,” ha detto il funzionario.
Ciò consentirebbe a Israele di continuare a sostenere formalmente la soluzione dei due Stati, lamentando allo stesso tempo in malafede la mancanza di un “partner per la pace” da parte palestinese. Nel frattempo, Israele continuerà a cambiare “i fatti sul campo” demolendo le case palestinesi, autorizzando ulteriori insediamenti israeliani in Cisgiordania e impedendo la creazione di uno stato palestinese contiguo nel territorio occupato da Israele.
Gli insediamenti in tutta la Cisgiordania hanno eliminato ogni reale possibilità per uno stato palestinese contiguo
Nel 2015, Bazalel Smotrich, leader del Partito sionista religioso e ora ministro delle finanze israeliano nel 2015, dichiarò: “Sul campo di gioco internazionale, in questo gioco di delegittimazione… l’Autorità Palestinese è una passività e Hamas è una risorsa. È un’organizzazione terroristica. Nessuno lo riconoscerà, nessuno gli darà status presso la [Corte penale internazionale] e nessuno permetterà loro di promuovere risoluzioni alle Nazioni Unite”.
“Agli occhi della destra israeliana, la vera minaccia per Israele non è la violenza e il terrorismo di Hamas: il pericolo è un accordo di pace… e la creazione di uno Stato palestinese”, ha scritto Meron Rapoport su +972 Magazine, con sede a Tel Aviv.
Hamas non è l’unico gruppo estremista per cui la destra israeliana ha un debole. Sotto il precedente governo Netanyahu, Israele forniva assistenza medica ai membri feriti di al-Qaeda e li rimandava indietro per combattere il governo laico, allineato con l’Iran in Siria… dove inevitabilmente rapivano, torturavano e uccidevano anche civili. L’ex capo del Mossad Efraim Halevy ha detto che l’aiuto di Israele era accettabile perché “Al Qaeda, per quanto ricordo, non ha attaccato Israele”.
In una deposizione per uno dei casi di corruzione contro di lui, Netanyahu – riferendosi a Hamas e Hezbollah con sede in Libano – ha detto: “Abbiamo vicini che sono acerrimi nemici… È impossibile raggiungere un accordo con loro… Tutti lo sanno, ma controlliamo l’altezza delle fiamme.”
Questa affermazione fa molto di più che mostrare la leggendaria arroganza di Netanyahu. Alla luce delle notizie secondo cui il ministro dell’intelligence egiziano avrebbe direttamente avvertito Netanyahu di prepararsi per un attacco a sorpresa di Hamas – “qualcosa di grosso” – si sottolinea anche la possibilità che Netanyahu si accontentasse di permettere che si svolgesse un attacco di dimensioni sconosciute, con la speranza che “fiamme” di un’altezza tollerabile sarebbe utile all’agenda del suo governo estremista.
LINK ARTICOLO ORIGINALE
https://starkrealities.substack.com/p/israel-fostered-the-rise-of-hamas
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