NORD STREAM / IL SABOTAGGIO USA E’ STATO UN ‘AVVERTIMENTO’ ALLA GERMANIA

Pochi giorni fa, a fine settembre, il grande reporter statunitense Seymour Hersh ha messo a segno un altro scoop sull’attentato al gasdotto Nord Stream proprio di un anno fa, inizialmente (e poi per parecchi mesi) attribuito alle solite politiche criminali del Cremlino, tanto autolesioniste da danneggiare gravemente una strategica infrastruttura da loro stessi finanziata e costruita per portare il gas russo in Europa, a cominciare dalla Germania.

Seymour Hersh

Il Premio Pulitzer Hersh (fu il primo a denunciare la strage degli yankee a My Lai in Vietnam) pochi mesi dopo il sabotaggio del gasdotto ha realizzato un clamoroso reportage in cui venivano dettagliate tutte le responsabilità degli Usa (via CIA) per quel sabotaggio.

Ora torna sull’argomento, sempre bollente, con altre significative ‘pezze d’appoggio’. Una fonte dell’intelligence a stelle e strisce, infatti, gli ha rivelato che è stato proprio il capo della Casa Bianca Joe Biden – rincoglionito e Sleepy, si vede, ma non poi troppo, e soprattutto estremamente pericoloso con i suoi forse ultimi colpi di coda versione Dottor Stranamore – ad ordinare la distruzione del Nord Stream, “per impedire alla Germania di fare marcia indietro rispetto alle promesse di abbandonare l’energia russa”.

In un fresco post sul suo blog, Hersh sostiene che il consigliere Usa per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha tenuto una serie di summit a fine 2021, incaricando i vertici dell’intelligence a stelle e strisce di “trovare un mezzo per dissuadere il presidente russo Vladimir Putin dall’invio di truppe in Ucraina”.

Ecco quanto ha rivelato la ‘fonte’ ad Hersh: “La politica della Casa Bianca era quella di dissuadere la Russia da un attacco. La sfida che ha lanciato alla comunità dell’Intelligence è stata quella di trovare un modo che fosse abbastanza potente per farlo e per dare una forte dimostrazione delle capacità americane”.

Joe Biden

A gennaio 2022, quando le forze militari del Cremlino si stavano organizzando lungo i confini ucraini, “la CIA aveva risolto il problema”, rivela la fonte ad Hersh.

Ma quale era mai il ‘piano’? Un piano per collocare esplosivi da azionare a distanza sugli oleodotti sotto il Mar Baltico: tanto che prima la numero due del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, poi lo stesso Biden a inizio febbraio 2022 (quindi alcune settimane prima dello scoppio del conflitto) affermeranno, senza troppa diplomazia, che a breve “non ci sarà più un Nord Stream 2, perché porremo fine ad esso”.

Più chiari di così?

Dopo quelle clamorose parole, ovviamente ‘oscurate’ dal mainsteam occidentale, la CIAha ricevuto nuovi ordini dalla Casa Bianca, sempre secondo la ricostruzione di Hersh.

In quale direzione? Quella di non distruggere subito il gasdotto, ma di “piazzare gli esplosivi in modo tale da poterli attivare in un secondo momento”.

Così commenta la ‘fonte’: “Fu allora che capimmo che l’attacco agli oleodotti non era un deterrente, perché mentre la guerra cominciava non abbiamo mai avuto un comando”, avvenuto in un frangente successivo.

Ed eccoci al cuore delle rivelazioni della ‘fonte’ Intelligence al grande reporter: “Ci siamo resi conto che la distruzione dei due oleodotti russi non era collegata alla guerra in Ucraina, ma faceva parte di un’agenda politica neoconservatrice per impedire al cancelliere Scholz e alla Germania, con l’arrivo dell’inverno e la chiusura degli oleodotti, di avere dubbi e di aprirsi”.

Commenta il sito di contro-informazione ‘Renovatio 21’: “Secondo il precedente rapporto di Hersh, i sommozzatori della CIA hanno piazzato gli esplosivi l’estate scorsa, con l’aiuto della marina norvegese, usando come copertura un’esercitazione NATO nella regione. Quando le bombe sono state attivate a settembre, il flusso di gas russo verso la Germania attraverso il Nord Stream 1 era già stato rallentato dalla Russia in risposta alle sanzioni occidentali, mentre il Nord Stream 2 non era mai stato certificato per iniziare a funzionare dal governo di Scholz”.

Del resto, sono proprio di inizio 2023 alcune profetiche parole di Hersh: “Il presidente degli Stati Uniti preferirebbe vedere la Germania congelarsi piuttosto che vederla smettere di sostenere l’Ucraina”.

Olaf Scholz

A palese dimostrazione che il conflitto ucraino è perfettamente funzionale agli interessi economico-finanziari degli Usa. Che in un sol colpo danno un formidabile impulso alla loro industria bellica, al loro mostruoso apparato militare; e al tempo stesso infliggono un colpo mortale all’economia dei paesi europei, e della Germania in modo particolare, come dimostra il giallo (ormai chiaro) del sabotaggio ai gasdotti Nord Stream.

Di seguito, proprio a proposito delle logiche Usa in tema di ‘industria delle armi’, vi proponiamo la lettura di un reportage molto ‘istruttivo’ pubblicato il 5 ottobre dal sito ‘Responsible Statecraft’, firmato da William Hartung e Dillon Fresher, titolato “Quando l’80 per cento dei generali americani andrà a lavorare per i produttori di armi”. Lo trovate tradotto in italiano e comunque a seguire avete il link che vi porta al testo in lingua originale, “When 80 per cent of US generals go to work for arms makers”.

A proposito della sempre onnipresente CIA, invece, ecco il link di un altro interessante articolo, pubblicato da ‘Renovatio 21’ e titolato “La CIA sta costruendo il clone di ChatGPT”.

Per chiudere, tre chicche finali, ossia 3 pezzi freschi freschi, da non perdere, del miglior sito di autentica informazione sul fronte del conflitto ucraino, ‘Piccole Note’.

Buone letture.

 

Quando l’80% dei generali americani andrà a lavorare per i produttori di armi

La porta girevole tra il Dipartimento della Difesa e l’industria degli armamenti gira: un nuovo rapporto offre modi per rallentarla.

 

WILLIAM HARTUNG DILLON FISHER

 

In un momento in cui il budget del Pentagono sta raggiungendo i 1.000 miliardi di dollari all’anno e i dibattiti su come rispondere alle sfide poste da Russia e Cina sono al centro dell’attenzione, è più importante che mai fare una valutazione indipendente del miglior percorso da seguire.

Idealmente, ciò comporterebbe un’analisi obiettiva da parte di esperti imparziali e policy maker, fondata su un vigoroso dibattito pubblico su come difendere al meglio il Paese. Ma il più delle volte, gli interessi particolari prevalgono sull’interesse nazionale nelle decisioni su quanto spendere per il Pentagono e su come tali fondi dovrebbero essere allocati.

Una pratica che introduce pregiudizi nella definizione della politica di difesa è la porta girevole tra il governo degli Stati Uniti e l’industria degli armamenti. Lo spostamento di alti funzionari in pensione del Pentagono e dei servizi militari nell’industria degli armamenti è una pratica di lunga data che solleva seri interrogativi sull’apparenza e sulla realtà dei conflitti di interessi. Soprattutto perché impiegare ex ufficiali militari con buoni agganci può dare ai produttori di armi un’enorme, ingiustificata influenza sul processo di determinazione della dimensione e della forma del budget del Pentagono.

Un rapporto del 2021 del Government Accountability Office ha rilevato che 1.700 alti funzionari governativi avevano assunto posizioni nell’industria degli armamenti in un periodo di cinque anni, una media di ben oltre 300 all’anno. E un nuovo rapporto della nostra organizzazione, il Quincy Institute for Responsible Statecraft, ha rilevato che questa pratica è particolarmente pronunciata tra i più alti generali e ammiragli. Negli ultimi cinque anni, oltre l’80% dei generali e ammiragli a quattro stelle in pensione (26 su 32) hanno continuato a lavorare nel settore degli armamenti come membri di consigli di amministrazione, consiglieri, lobbisti o consulenti.

Ad esempio, la Boeing ha reclutato l’ex capo delle operazioni navali, l’ammiraglio John Richardson, dopo il suo ritiro dal servizio governativo. L’ammiraglio è entrato a far parte del consiglio di amministrazione della società entro due mesi dalla cerimonia di pensionamento. Boeing è stato il sesto più grande appaltatore del Pentagono nell’anno fiscale 2022, con un totale di contratti prime aggiudicati pari a 14,8 miliardi di dollari.

Un altro esempio importante di ufficiale a quattro stelle che va a lavorare per un importante appaltatore è il generale in pensione del Corpo dei Marines Joseph Dunford, che ha ricoperto il ruolo di presidente dei capi di stato maggiore congiunti prima di andare in pensione nel settembre 2019. Cinque mesi dopo Dunford è entrato a far parte del consiglio di amministrazione della Lockheed Martin.

L’ultimo gruppo di quattro stelle in pensione non cerca solo lavoro presso i grandi appaltatori, ma si sta espandendo anche per lavorare per aziende di piccole e medie dimensioni che puntano su tecnologie all’avanguardia, come i droni di nuova generazione, l’intelligenza artificiale (AI ) e la sicurezza informatica.

Ad esempio, l’ex capo dell’Africa Command, il generale Stephen Townsend (esercito americano, in pensione), è entrato a far parte di una società chiamata Fortem Technologies, che si dedica alla consapevolezza dello spazio aereo e alla difesa contro i droni. Il generale Mike Murray, ex capo del Futures Command dell’esercito americano, è entrato nei consigli di amministrazione di tre aziende emergenti nel campo della tecnologia della difesa: Capewell, Hypori e Vita Inclinata. E sia l’ex capo dell’Ufficio della Guardia Nazionale, generale Joseph L. Lengyel, sia l’ex vice capo delle operazioni navali, ammiraglio William K. Lescher, sono andati a lavorare per aziende di intelligenza artificiale dopo aver lasciato il servizio governativo.

Se l’esperienza passata può insegnarci, questo nuovo afflusso di ex ufficiali militari nel settore degli armamenti distorcerà le priorità di spesa del Pentagono e promuoverà budget militari più alti di quanto sarebbe il caso senza la loro influenza a favore dei loro datori di lavoro aziendali.

Come documentato nel nostro nuovo rapporto e nelle analisi precedenti del Project on Government Oversight, ci sono numerosi esempi di alti funzionari militari che hanno sostenuto l’uso di armi disfunzionali mentre erano al governo e poi hanno continuato a lavorare per le aziende che hanno prodotto quei sistemi. Inoltre, ex ufficiali militari hanno svolto un ruolo centrale nell’impedire al Pentagono di spogliarsi delle armi che non desidera o di cui non ha più bisogno, come la Littoral Combat Ship, troppo costosa, poco performante e strategicamente inutile. La prevalenza di questo tipo di attività è difficile da monitorare a causa delle limitate informazioni disponibili su ciò che fanno gli ufficiali militari in pensione una volta entrati nell’industria degli armamenti.

La proposta più completa per affrontare il problema delle porte girevoli è la “Legge anti-corruzione e etica del Dipartimento della Difesa” della senatrice Elizabeth Warren, che comprende una serie di misure descritte di seguito.

Come minimo, per limitare l’indebita influenza dei quattro stelle in pensione e i potenziali conflitti di interessi che derivano dall’impiego post-servizio di ex ufficiali militari, dovrebbero essere adottate le seguenti misure:

  • Escludere gli ufficiali a quattro stelle dall’andare a lavorare per aziende che ricevono annualmente 1 miliardo di dollari o più in contratti con il Pentagono.
  • Estendere a quattro anni i “periodi di riflessione” prima che i funzionari in pensione possano andare a lavorare per l’industria degli armamenti. Ciò garantirebbe che i contatti chiave o le informazioni chiave di cui il funzionario potrebbe essere stato a conoscenza durante il servizio non forniscano un vantaggio enorme.
  • Aumentare la trasparenza attraverso un reporting accurato sull’impiego post-governativo dei funzionari militari in pensione, compreso l’obbligo per gli appaltatori della difesa di segnalare le loro interazioni con i funzionari governativi competenti.
  • Ampliare la definizione di lobbying. Le attuali restrizioni e leggi sul lobbismo consentono a consulenti, membri del consiglio e altri funzionari aziendali di agire come sostenitori dell’industria degli armamenti senza essere definiti lobbisti, consentendo loro così di evitare restrizioni rilevanti che altrimenti si applicherebbero.

C’è troppo in gioco, sia in termini di dollari dei contribuenti che nella nostra sicurezza futura, per lasciare che i conflitti di interessi e la politica degli interessi particolari modellino il bilancio del Pentagono. È giunto il momento che il Congresso agisca per ridurre l’influenza della porta girevole.

 

 

 

LINK ORIGINALE

When 80 per cent of US generals go to work for arms makers

 

 

LINK

La CIA sta costruendo il clone di CharGPT

 

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