Giovedì 21 settembre alle ore 18, nella piccola Montmartre napoletana, in piazza Bellini, il Caffè letterario Intra Moenia ospita l’incontro di presentazione dell’ultimo libro di Luciano Scateni dal titolo “UFFA”. Prevista anche la proiezione di suoi quadri e dei disegni di ultima ‘generazione’.

Con l’autore, ci saranno come relatori Serena Cirillo, Ambretta Occhiuzzi e Bruno Pezzella.

Gli intermezzi musicali sono di di Enrico Mosiello, interprete raffinato della canzone classica napoletana.

 

In esclusiva per i lettori della Voce, Luciano Scateni ci dona alcune anticipazioni del libro: brani di testo ed immagini inedite.

Appuntamento giovedì ore 18. Non mancate!

 

‘Uffa’

uffa, è vietato vantarsi di non precipitare nel buco nero della noia. Tv, che noia…il calcio di più…, i libroni di Steven King…sbadigli. Antonella Clerici, Mara Venier, la first lady di afflittivi talk show Maria De Filippi, uffa; la benevolenza arbitrale per l’Agnelli-Juve, che beffa. Anacronistico è il voto di castità e così il celibato dei don Tizio e don Caio, la loro verginità coatta (in infiniti casi smentita dai fatti), responsabile lo sconsiderato imperio di dogma ecclesiale, proditoriamente esteso alle sorelle carmelitane

Annunziata, Addolorata, Mimma…. Angela.

Da vomito la rissa in tv dei dis-onorevoli,

strazio per menti sane i red carpet pre e post Festival,

i nastri argentei, i leoni del prezioso metallo,

il rap, che non capisci una parola freneticamente incollata alla successiva, papocchia di ambigui affabulatori, a volte intrigante rivoluzione del ‘bel canto’,

ma anche bizzarria di destrutturati celebrali.

Confesso, il preambolo appena proposto è un furbo alibi

che prova ad assolvere il caos controllato delle pagine che seguono.

Lo so, sembrano sconclusionate, sconnesse, sconfinferate

con spregiudicata a spavalderia,

eppure hanno un loro senso ‘non sense’.

 

 

È notte di occhiate invadenti, di incursioni emotive nell’intimità della memoria, dove se non evocato, se ne starebbe quieto il ricordo di un umiliante default. Scultrice, generata in sintonia perfetta con il bugiardino annesso al manuale ‘divina bellezza’, naturalmente bionda, ginevrina, Silvy era giovinezza da cogliere in quella notte lunare specialmente luminosa, nel campo di grano appena reciso, generoso di odori bio. Location era la trama fitta di trifogli, lievemente lucidi di brina. La dea della bellezza in terra, quella fanciulla era discesa fin quaggiù da oltr’Alpe, in questo Sud regno di fichi zuccherini e mari da bandiera blu, nel paradiso del Cilento e tappa dopo tappa, in autostop, impossibili da negare a tanta beltà. Nel dolce silenzio rotto dall’ininterrotto cr…cr…cr di loquaci cicale, non si negò, non tenne per sé la straripante femminilità; fu anzi esplicito l’invito: gambe scavallate, scollatura generosa, impertinente postura da finto pudore. Irresistibile miraggio! In risposta, timida indifferenza e mi ritrovai per punizione divina nel girone infernale dei ‘titubanti’ seriali.  Ansia da prestazione? Non capirò mai il perché della fuga. Le dissi arrossendo: “Dio, com’è tardi, al porto mi aspetta ‘Nennella’, la barca dove in estate vivo con Luca, Beatrice e Stefania. A quest’ora della notte, se non rientro, penseranno al peggio”. Ho ancora pena nel cuore per la stupida bugia, che nascondeva l’irreversibile subordinazione all’idea unica dell’amore secondo Platone.

 

 

 

Sciame di droni, con web cam fissate in pancia, elicopters Apache, armati con missili aria-terra-aria-terra-cielo-terra-mare-aria-terra: 2002, Iraq, strage Usa di innocenti e felicitazioni del comando per la perfezione delle scariche di mitragliatici contro bersagli inermi, centrati come birilli. 16 civili uccisi, feriti anche due bambini seduti all’interno dell’auto, bene in vista, figli di un soccorritore. “Complimenti, bel colpo ragazzi” è il commento via radio di chi ha dato da terra l’ok alla domanda “Spariamo?” degli elicotteristi. I quali sul serio o bluffando, hanno scambiato per un mitra la telecamera portata in spalla da un giornalista della famosa agenzia Reuter.

 

 

 

 

L’INVITO