Senza ritegno: il Bruno Vespa democristiano doc, centro-destrista militante, entusiasta promoter di Berlusconi, fervido aggregato alla truppa di giornalisti alla corte della Meloni, osa emettere sentenze di condanna nei confronti di Fazio e di Lucia Annunziata che per sottrarsi al coro di giullari della destra, si sono auto sfrattati dalla Rai. Lui, ex direttore delTg1, con il ‘Porta a porta’ e i ‘Cinque minuti’ post Tg1, le royalties dei libri promossi da tutte le reti Rai, i compensi come moderatore di dibattiti politici, mette in tasca 2 milioni e più di euro all’anno e figurarsi se lascerebbe mai la gallina dalle uova d’oro. “Ma ci facci il piacere”, diceva Totò.
C’è qualche nesso tra l’esodo della Berlinguer da Rai 3 e la trasferta araba di Mancini? Più che un nesso professionale i due ‘casi’ sono analoga espressione di ‘avidità’. Bianca, forse nel ricordo di un padre comunista, si spaccia per giornalista di sinistra, ma lo smentisce nei fatti e basterebbe a dimostralo la presenza seriale di Orsini, destrorso filoputiniano. L’approdo in casa Mediaset è l’esito di un’ovvia involuzione, ben rappresentata dal suo elogio per il ‘pluralismo di Berlusconi. Il ‘Foglio’: “È una straordinaria giornalista reazionaria, costretta a partecipare alle feste dell’Unità. Ora, stretta fra Mario Giordano e Francesco Borgonuovo, può finalmente vergognarsi di aver condiviso un giovanile entusiasmo collettivo”.
Schlein contro Giorgia Meloni: “Dopo un anno di governo, con un pugno di mosche in mano e nessun risultato da rivendicare, oggi attacca l’opposizione e non ha una risposta per portare il pane nelle case degli italiani a cui manca, neppure su salario minimo, rincari della benzina, rallentamento dell’economia, Pnrr a rischio, aumento della precarietà.” Se questo è il via annunciato alla mobilitazione del Paese, alleluia.
C’è da leggere, autunno fortunato per l’editoria. L’incredibile Italia dell’analfabetismo politico si affretta ad acquistare le farneticazioni omofobe, sessiste di Vannacci. Per merito di BANG Showbiz che involontariamente lo promuove (con ironia) godrà di vendite straordinarie l’‘opera letteraria’ “La Vita non è un sogno” di Pino Insegno, amicone della Meloni e perciò ingaggiato dalla Rai. L’attrazione fatale per il libro è nelle pagine che raccontano dell’autore la menomazione delle sue parti intime, ovvero la presenza di un solo testicolo. La confessione è davvero appassionante, l’acme del pathos Insigne lo raggiunge rivelando che nonostante l’handicap dell’eros ha messo incinta la moglie ben quattro volte. È proprio coinvolgente l’affermazione “Ho un solo testicolo e, così ci informa, come Giulio Cesare. Nei rapporti intimi punto su altro’. L’augurio è che in un prossimo libro riveli qual è l’altro su cui punta.
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