Il grande giornalista d’inchiesta statunitense Seymour Hersh continua ad essere la fonte ‘maxima’ per capire cosa sta succedendo nel conflitto in Ucraina.
Il Premio Pulitzer (gli venne assegnato per aver denunciato il massacro di My Lai in Vietnam) ha iniziato la sua catena di scoop con le primissime rivelazioni sull’attentato al gasdotto Nord Stream 2, orchestrato dagli Stati Uniti, con la CIA of course in campo. Mentre a botta calda tutti i media puntavano i riflettori sul Cremlino.
E oggi continua con una serie di altre scoperte da novanta. In pole position quelle sulla ancora misteriosa morte del capo Wagner Evgeny Prigozhin, saltato per aria a bordo del suo jet privato lo scorso 23 agosto, in compagnia del suo braccio destro, il vice capo della milizia mercenaria, Dmitry Utkin.
La ridda di ipotesi si è subito scatenata, tirando nel mucchio.
Ora Hersh, basandosi sulle confidenze di una fonte da lui ritenuta ‘attendibilissima’, una gola profonda dell’Intelligence Usa (che gli ha già fornito l’assist per il sabotaggio del gasdotto), indica una ben precisa pista sul giallo Progozhin.
Il reporter americano riconduce la vicenda alla tentata e mancata insubordinazione delle truppe Wagner dell’inizio estate, la fallita marcia su Mosca. Come si ricorderà, in tempo quasi reale rispetto all’abortito putsch, il Cremlino rese noto che avrebbe avviato un arruolamento ‘ufficiale’ delle milizie fino a quel momento ‘irregolari’ e mercenarie. A quella direttiva ha aderito la gran parte dei soldati Wagner. Ma una buona fetta non ha accettato l’arruolamento e s’è acquartierata – in attesa di sviluppi – in Bielorussia.
Nei giorni successivi, lo scrittore Nicolai Lilin, in un’intervista rilasciata a ‘Byoblu’, riferiva “la possibilità che la Wagner potesse usare la Bielorussia come base per attacchi contro altri Stati, compresa l’Ucraina”.
Così dettaglia oggi Hersh: “Prigozhin e la sua forza ridotta di Wagner furono lasciati nel limbo dopo la rivolta fallita, e molti membri di Wagner furono assorbiti nell’esercito russo. Putin fece in modo che Prigozhin e ciò che restava della sua forza mercenaria venissero mandati in esilio in Bielorussia”.
E continua, per arrivare al ‘nodo’: “Ma Prigozhin non si è fermato qui. All’inizio di agosto ci sono state segnalazioni di tensioni ai confini, mentre i resti del gruppo Wagner hanno effettuato una serie di intrusioni nello spazio aereo della Polonia e fastidiose minacce ai confini di Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia. Per Vladimir Putin, innescare denunce da parte dei paesi NATO è stata una violazione imperdonabile. ‘E’ stato così’, mi ha detto un esperto funzionario dell’intelligence statunitense”.
Commenta Byoblu: “Insomma, secondo questa ricostruzione Progozhin e la Wagner non avrebbero rispettato gli ordini di Mosca, alimentando con azioni ripetute la tensione con i paesi confinanti, tutti appartenenti alla NATO. Per questo motivo, per evitare di fornire all’Alleanza Atlantica il pretesto di entrare nel conflitto, Putin avrebbe deciso di eliminare Prigozhin. Il Cremlino avrebbe quindi sfruttato la manutenzione dell’aereo avvenuta il giorno prima dello schianto, per inserire un ordigno all’interno del velivolo. Nel frattempo la Wagner sta raccogliendo i cocci dopo l’uccisione dei due personaggi chiave. Il testamento lasciato da Prigozhin prevede che la brigata venga affidata ad Anton Elizarov, mentre gli aspetti economici saranno curati dal figlio, Pavel Prigozhin. Tra le varie richieste lasciate dal defunto leader una spicca su tutte: ed è l’invito a non lasciare l’Africa”.
Di tutta evidenza, l’Africa è la terra dove stanno ribollendo i ‘germi’ dei prossimi, deflagranti conflitti tra Occidente e Oriente (economicamente rappresentato dal blocco dei ‘BRICS’). Con Usa e Francia ben decise ad accaparrarsi quel tesoro di risorse (minerarie e non solo), contendendole al tandem Cina-Russia.
Ma torniamo alle ‘scoperte’ di Hersh. Che ne ha fatta in questi giorni un’altra, a proposito della credibilità del neo ministro della Difesa, Rustem Umerov, appena nominato dal guitto-presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il quale – secondo le sempre attendibili fonti del super reporter a stelle e strisce – sarebbe ancor meno affidabile del suo predecessore, il dimissionato (per aver chiuso gli occhi sulla corruzione dilagante nell’esercito ucraino) Oleksyj Reznikov.
Per questo vi proponiamo la lettura di un articolo pubblicato dall’ottimo sito di contro-informazione (soprattutto sul tema del confitto in Ucraina e dei vaccini) ‘Renovatio 21’.
Lo potete leggere cliccando sul link in basso.
E ancora, a seguire, un altro reportage non poco istruttivo, sempre grazie a ‘Renovatio 21’. Stavolta torniamo all’11 settembre, e alla ‘matrice’ Usa degli attentati, come già ampiamente dettagliato nella cover story della ‘Voce’. Emblematico il titolo del pezzo, “I terroristi dell’11 settembre ‘addestrati e finanziati’ dagli Stati Uniti allo stesso modo in cui ora armano l’Ucraina”.
LINK
Hersh rivela: L’Intelligence Usa ritiene il nuovo ministro della difesa ucraino ancora più corrotto del precedente
I terroristi dell’11 settembre ‘addestrati e finanziati’ dagli Stati Uniti allo stesso modo in cui ora armano l’Ucraina
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