VOLI & VOLI / DAL PENSIERO STORICO MELONIANO AL GIALLO DEL CAPO WAGNER

Dai voli pindarici della nostra premier all’ultimo volo di Yevgenij Prigozhin, ancora avvolto tra molte misteriose nebbie.

Partiamo subito dalle fresche parole con calorosissimo affetto inviate dalla Meloni al ‘caro Volodymyr’, ossia il presidente-pupazzo dell’Ucraina Zelensky, ieri impegnato al ‘Vertice internazionale della Piattaforma Crimea’.

Si esibisce acrobaticamente da provetta storica, lady Giorgia, capace di impartire lezioni a tutta l’Europa e da ergersi – dall’alto della sua statura morale, politica e non solo – a leader indiscussa del Vecchio Continente, in messianica attesa da decenni di una Vate del suo calibro.

Eccone il Verbo, ormai scolpito nelle pagine della storia UE, e certo non solo. “L’annessione della Crimea nel 2014 da parte della Russia è stata una chiara violazione del diritto internazionale e un assaggio delle intenzioni aggressive russe su tutta l’Ucraina. Da allora Mosca ha imposto il suo modello autoritario. In Occidente – spiega la novella Maestra di storia contemporanea – nel 2014 non si era compreso appieno la portata di quanto stava accadendo. Abbiamo sbagliato – si genuflette con un groppo in gola – è doveroso riconoscerlo”.

Come non vederle sgorgare anche una subitanea lacrima sul viso?

Giorgia Meloni con Zelensky. Sopra, Yevgenij Prigozhin

Ma trova la forza e soprattutto la passione che arde nel petto per proseguire fiera: “Caro Volodymyr, oggi siamo al vostro fianco, senza esitazioni. E siamo qui oggi per ribadire con forza che la Russia deve porre fine alla sua politica di occupazione e ritirare le sue truppe. Non ci stancheremo di lavorare per far finire la guerra e giungere ad una pace giusta e duratura. Così come intendiamo essere al vostro fianco per ricostruire la vostra Nazione, anche organizzando in Italia l’Ukraine Recovery Conference nel 2025. La vostra eroica resistenza è la nostra battaglia per la democrazia. La vostra libertà è la libertà per l’Europa intera”.

A questo punto, vista l’Altezza delle Parole pronunciate, perché non proporla oggi, subito, seduta stante, candidata unica delle Destre unite, per le prossime Europee, come Commissario UE al posto della vetusta Ursula von der Leyen, con la quale pure s’è dovuta, la nostra eroica Giorgia, accompagnare negli estenuanti viaggi in direzione Tunisi per occuparsi della rogna-immigrati?

Chi più di Lei, Giorgia Super Star, può incarnare al meglio l’Europa che – come un perfetto scendiletto – esegue quotidianamente e perfettamente gli ordini in arrivo dalla Casa Bianca, visto soprattutto che siamo il paese con il numero più alto di basi militari a stelle e strisce sul proprio ‘sovrano’ territorio nazionale?

Di tutta evidenza, oramai, gli angusti confini italici Le vanno troppo stretti…

Usciamo dalla tragicomica sceneggiata.

Ma si rende conto, almeno, delle sue ‘farneticanti’ parole – proprio come quelle pronunciate dal generale Roberto Vannacci e definite tali dal ministro della Difesa Guido Crosetto – la nostra premier che ora indossa la casacca dello ‘storico’?

Tanto da riscriverne e inventarne, in modo farsesco, intere pagine?

Ma s’è ‘scordata’, lady Giorgia, il golpe organizzato dagli Usa, proprio in quel 2014, a Kiev? Quello di piazza Maidan che destituì il presidente eletto dal popolo per dar via alla serie di pupazzi Usa terminata, cinque anni dopo, con il voto farsa pro Zelensky, il suo ‘caro Volodymyr’?

Rammenta lontanamente quegli accordi del ’91 raggiunti dalla Russia con le 4 potenze occidentali (Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania) per non allargare i confini NATO di un centimetro ad Est?

Ma ci è o ci fa, la nostra premier?

Che oggi si auto-investe come prima e assoluta paladina per la causa ucraina (uno dei paesi più corrotti al mondo – non dimentichiamolo – con il repulisti farsa del suo Volodymyr di qualche settimana fa) a livello europeo? Quindi ben decisa ad inviare sempre armi, armi, armi, munizioni, i più sofisticati equipaggiamenti militari a Kiev, fino alla vittoria finale, costi quel che costi, anche fino alla pellaccia dell’ultimo ucraino?

E fottendosene se i nostri pensionati ridotti al minimo delle risorse e delle forze stanno letteralmente morendo di fame?

Se le file davanti alle mense della Caritas sono ogni giorno più lunghe?

Le bastano le mance di un aumento da 8 euro e mezzo al mese per le pensioni al minimo per dare una smacchiata alla sua coscienza?

Oppure i 383 euro all’anno per il ‘carrello della spesa’ e un rapido lifting ‘sociale’?

Ma ci faccia il piacere, direbbe il mitico Totò. E levi al più presto possibile il disturbo, con la sua banda di lanzichenecchi neri che stanno saccheggiando quel che resta del nostro Stato e facendo ogni giorno a pezzi e bocconi la nostra Costituzione!

 

Passiamo all’altro Volo. Quello del capo dei mercenari Wagner Prigozhin.

Un giallo ancora tutto da chiarire, anche se il solito ‘mainstream’ occidentale ha sbrigato la faccenda in poche ore.

Come del resto era già successo in occasione del sabotaggio Nord Stream 2, subito attribuito al solito malvagio Vladimir Putin e poi – dopo lo ‘scoop’ del grande reporter statunitense Seymour Hersh – di chiara marca Usa; oppure con l’attentato al ponte in Crimea, altra vigliaccata russa, poche settimane fa rivendicata dalle autorità di Kiev.

Dopo la ‘caduta verticale’ e ‘bruschi cambi di altitudine’ dell’Embrader E35 Legacy 600, il jet privato su cui volavano il capo Wagner, il suo vice e altri misteriosi sette (non troppo magnifici), si sono rincorse le voci più disparate.

Non si ritrovano due corpi. Ci sono in giro dei sosia di Prigozhin.

A un certo punto – certezze Usa a parte sulla responsabilità del Cremlino – si è parlato di una bomba a bordo, installata per la precisione nel ‘vano carrello’ di atterraggio del velivolo. Una Ustica-bis, quando per mesi si è parlato (a vanvera, ma ancora oggi l’ex Dc Giuseppe Fioroni continua a pensarla così!) di una bomba nella toilette del velivolo.

Ecco poi i primi sospetti (ripetiamo, certo non di marca Usa & alleati).

Il capo Wagner sarebbe stato tradito da un suo fedelissimo, il pilota di fiducia e socio Artem Stepanov. Il quale, infatti, è praticamente sparito di scena, volatilizzato, come anche gli altri due azionisti della società proprietaria, con Prigozhin, della ‘MNT-AERO’, ossia Olga Gubareva e Kirill Shacherbakov. I loro telefonini sono staccati, così come le ultime notizie di Stepanov portano alla Kamchatka.

Cosà c’è di vero in tutto ciò? Saremo a vedere.

Ma il giallo è giallo vero, boutade del solito rincoglionito (ma pericoloso) Joe Biden a parte: “Non accade molto in Russia senza che ci sia dietro Putin”.

Siamo alle solite. Cui prodest? Al ‘macellaio’ (l’etichetta è sempre griffata Biden) Putin per confermare il suo sterminato potere e vendicarsi dell’uomo che appena due mesi prima aveva tentato il golpe?

Oppure ai suoi nemici? Dai Servizi a stelle e strisce fino a quelli di Kiev?

O, ancora, ai nemici ‘interni’ della Wagner?

In che chiave poi deve leggersi proprio l’ultimo volo, da Mosca (per fare che?) a San Pietroburgo?

E adesso resta il dilemma. Che fanno, da domani, le truppe Wagner, disseminate dalla Bielorussa fino all’Africa (dove il capo ha fatto ‘capolino’ un paio di giorni fa)?

Vengono arruolate tra le fila dell’esercito russo, come annunciato da Putin proprio all’indomani del fallito golpe, o cosa?

Oppure sarà caos, che certo comodo non fa al Cremlino?

 

Intanto, prosegue a Johannesburg, nel Sudafrica, lo ‘storico’ vertice dei BRICS, l’associazione nata una quindicina d’anni fa dall’accordo di cooperazione internazionale tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che sta prendendo sempre più piede. La ‘Voce’ ne ha scritto tante volte, per sottolineare l’importanza di questa altra metà (abbondante) del mondo che la vede e la pensa in modo diametralmente opposto rispetto alle logiche imperiali e guerrafondaie degli Stati Uniti e dei suoi scodinzolanti alleati (Italia sempre più in pole position).

Ignacio Lula da Silva

Il presidente brasiliano, Ignacio Lula da Silva, ha appena sottolineato, nel suo intervento, che il PIL dei paesi BRICS rappresenta oggi il 36 per cento di quello mondiale. Che le richieste di adesione crescono a ritmo vertiginoso (a quanto pare una quarantina di paesi sono in lista di attesa per l’ingresso). Un’altra NATO, che però è nata, cresciuta e germogliata sul versante della cooperazione economico-finanziaria tra pari.

Ne è plastica dimostrazione la ‘New Development Bank’, la banca dei BRICS di cui è diventata, meno di un anno fa, numero uno l’ex presidente del Brasile, e braccio destro di Lula, ossia Dilma Rousseff, da sempre in prima linea per affermare la necessità di percorrere la via di una progressiva ma decisa ‘de-dollarizzazione’: un tema al centro del grande incontro che si sta tenendo a Johannesburg.

Del quale scriveremo a bocce ferme. Quando, cioè, i lavori saranno terminati.

E siamo ansiosi, soprattutto, di leggere i commenti che potranno arrivare da grandi esperti come Pepe Escobar, firma di punta per ‘The Cradle’ e ‘Strategic Culture’, oppure John Mearsheimer, del quale abbiamo pochi giorni fa pubblicato una stimolante intervista.

 

 

LINK VOCE

Prigozhin esce di scena, nuova vita per la Wagner?  


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