MATTEO RENZI / VUOLE IL PREMIERATO. MA NON DOVEVA SPARIRE DALLA SCENA POLITICA?

Ma non aveva promesso e giurato davanti alle sue oceaniche folle di fans, Matteo Renzi, che avrebbe abbandonato per sempre la politica e si sarebbe finalmente dato all’eremitaggio qualora avesse perso il fatidico referendum anti Costituzione?

Bene, super trombato in occasione di quello storico appuntamento, non solo il ‘bischero’ fiorentino non ha tolto il disturbo, non s’è levato dai classici coglioni, ma è rimasto in sella in questi anni, dettando il suo Verbo, fino a proporre, oggi, un disegno di legge per picconare, di nuovo, quella Carta costituzionale che evidentemente gli dà enorme fastidio e gli provoca continui pruriti

Eccolo, quindi, tronfio e imperioso, convocare una conferenza stampa nella ‘Sala Nassirya’ del Senato per dare la rotta ai naviganti, a tutti i cittadini che non aspettavano altro, il suo illuminato Verbo per condurli fuor dalle burrasche politiche quotidiane.

Il parto – sotto forma di ddl – ha un nome ben preciso, “Disposizione per l’introduzione dell’elezione diretta del presidente del Consiglio in Costituzione”.

Quattro articoletti in tutto, ma tali da stravolgere quella Carta-Monnezza da mandare definitivamente in soffitta, secondo le Renzi bands.

Carlo Calenda. Sopra, Matteo Renzi

Ma ecco le parole del Vate, pronunciate, appunto, nella sala di palazzo Madama che commemora i caduti italiani di Nassirya. Con una evidente frecciata all’ex amico (col quale cerca un giorno sì e l’altro pure di ricucire) Carlo Calenda, osserva subito: “L’elezione diretta del premier è nel programma (di Italia Viva e di Azione, ndr), poi si può tranquillamente cambiare idea. Sulla ‘commissione Covid’ Azione ha votato a favore, poi non siamo in una caserma, si può anche votare no”.

Quindi, gonfiando il petto e cercando (invano) di scimmiottare quel Silvio Berlusconi (la sua stella polare per una vita) che firmò davanti a Bruno Vespa il celebre contratto con gli italiani: “Io firmo qui, di fronte a voi (i giornalisti convocati per la conferenza stampa, ndr), il disegno di legge di revisione costituzionale che il governo Meloni non ha finora avuto la forza di fare. Sono nove mesi che chiacchierano, il governo ha un grande consenso nei sondaggi ma non sta facendo niente delle cose che aveva promesso in campagna elettorale”.

Chiaro, no?

E poi, rivolto di nuovo al numero uno di Azione, Calenda: “Se nelle prossime settimane si vorrà fare chiarezza, si dovrà indicare il percorso per le elezioni Europee. C’è uno spazio enorme per i riformisti. Se si vuole costruire uno spazio noi ci siamo, il menù del Twiga è un’altra cosa”.

Un linguaggio da vero ‘statista’: Winston Churchill, di tutta evidenza, farà la trottola nella sua tomba.

Un chiaro ultimatum all’ondivago Calenda (il quale, a sua volta, starebbe per cedere alle lusinghe griffate Elly Schlein) – secondo gli analisti – e un altrettanto, ancor più chiaro, occhiolino alla Meloni che ha sempre posto in primo piano, nella sua agenda, il tema del presidenzialismo. Ora, la proposta del ‘premierato’ lanciata tra gli ombrelloni ferragostani da Renzi è un ottimo e abbondante assist.

Ma torniamo a bomba. Da chi arriva mai la ‘storica’ proposta? Da un signor Nessuno, uno che aveva promesso di lasciare il Parlamento e abbandonare la politica. E’ mai possibile fidarsi di un tipo del genere, che mente spudoratamente a milioni di italiani? Comprereste mai – come si diceva un tempo – un’auto usata da lui?

 

Una bomba tira l’altra e passiamo a Bologna, dove s’è oggi celebrata la commemorazione delle vittime a 43 anni dalla strage della stazione.

Una oltraggiosa vergogna, a quasi mezzo secolo di distanza, dover sentire le solite parole e assistere ai soliti rituali.

E’ mai possibile vedere un capo dello Stato, l’imbalsamato Sergio Mattarella, ripetere come in una stucchevole litania le solite frasi trite e ritrite, circa la verità da trovare, la giustizia da fare, i depistaggi da condannare?

La strage di Bologna

E’ mai concepibile ascoltare le criminali parole dei fascisti al governo che non fanno alcun riferimento al terrorismo nero, alla matrice chiaramente, inequivocabilmente nazi-fascista di quella strage, di quelle stragi, come se nulla fosse?

E in questa ottica rientra pienamente la richiesta di costituire un’ennesima, folle, Commissione parlamentare d’inchiesta, tanto per fare di tutt’erba un sol fascio, tra brigate rosse (peraltro notoriamente infiltrate dai Servizi) e terroristi neri.

E’ passata sotto silenzio, ma a inizio luglio, con la vigliaccheria che li contraddistingue, i neri in doppiopetto governativo hanno proposto la creazione di una commissione per indagare “sulle connessioni del terrorismo interno e internazionale con gli attentati, le stragi e i tentativi di destabilizzare le istituzioni democratiche avvenute in Italia dal 1953 al 1992…”.

Un evidentissimo tentativo, ulteriore, e vergognoso, di mescolare le carte della storia, che sono ormai chiare, chiarissime, perfino sotto il profilo – una volta tanto, per quanto concerne Bologna – giudiziario.

Possibile accettare un insulto del genere da una banda di neri che stanno facendo strame di quel che resta delle nostre istituzioni democratiche, ormai allo sfacelo?

Ma, come si vede, Dio li fa e poi li accoppia: è il caso della premier Meloni e dell’ex premier Renzi.

Per favore, italiani, rottamateli nel più breve tempo possibile. Anche per salvare, oltre che un minimo di morale, l’ecosistema politico: o, appunto, i brandelli ancora sul campo, e con un’opposizione che ha ormai le sembianze di un fantasma.

A seguire, vi proponiamo la lettura di una interessante ricostruzione dei percorsi storici e giudiziari della strage di Bologna pubblicata da ‘Contropiano’. Per leggerla basta cliccare sul link in basso.

 

LINK

CONTROPIANO

 


Scopri di più da La voce Delle Voci

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento