Patrick Zaki è stato finalmente assolto ed è un uomo libero. Si tratta di uno studente universitario egiziano ospitato all’Università di Bologna. Studiava da noi grazie ad un programma internazionale di studi sulle problematiche di genere. È stato imprigionato appena rientrato in Egitto il 7 febbraio 2020 con l’accusa di fare propaganda tendenziosa contro il regime per un semplice articolo sulle discriminazioni del regime contro la minoranza cattolica copta in Egitto. Rilasciato dopo quasi due anni di carcere duro in attesa di giudizio e senza che quel governo avesse alcun cedimento nemmeno di fronte alle proteste internazionali per liberarlo. Ma la vera colpa di Zaki era quella di essere un egiziano cattolico in quel grande paese musulmano. È stato imprigionato e trattato rudemente. A oggi, ha già scontato oltre un anno di carcere preventivo. Poi quando, dopo numerosi rinvii, si è finalmente arrivati a celebrare il suo processo, è stato condannato a 3 anni di carcere. Avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi e, per questo motivo, è stato ammanettato in aula e trasferito nuovamente in cella. Ma poi inaspettatamente, dopo pochi giorni, è stato graziato dal presidente egiziano Al-Sisi. La grazia è stato un gesto clemenza solo apparente, reso necessario per allentare un assedio mediatico a cui il presidente intendeva sfuggire, soprattutto dopo le vicende del caso Regeni.
La premier italiana si è precipitata a capitalizzare quest’esito imprevisto, ignorando il lavoro svolto sottotraccia dalla nostra diplomazia in tutti questi anni e provando ad attribuire meriti solo al suo governo, grazie a una sua telefonata al presidente egiziano. Non sappiamo cosa si siano detti, ma pare si sia trattato di una telefonata di cortesia fatta in qualità di presidente del consiglio, al fine di ringraziare il presidente Al-Sisi, dopo aver appreso dai servizi italiani dell’avvenuta concessione della grazia. Forse per cortesia istituzionale o addirittura per ribadirgli stima. Non sappiamo neppure se abbia parlato anche della vicenda ancora irrisolta dell’omicidio brutale, da parte di ufficiali dei servizi egiziani, di Giulio Regeni. Vicenda ancora bloccata da incomprensibili ostacoli burocratici che impediscono di notificare ai potenti agenti dello spionaggio documentazione degli atti processuali che li riguardano.
In ogni caso la notizia positiva è stata l’immediato rilascio di Zaki. Il giovane ricercatore era diventato troppo ingombrante, persino per il cinico Al-Sisi. La prima cosa che Zaki ha voluto fare è stato ricordare Giulio Regeni ed ha chiesto al nostro paese di continuare l’azione per rivendicare giustizia e verità anche per quella vicenda. Poi si è recato all’ambasciata italiana al Cairo per richiedere i visti necessari per tornare in Italia.
Patrik ha dichiarato che desidera solo tornare nella sua Bologna, la città che lo ha adottato e che lo ha aspettato a braccia aperte con i riflettori sempre accesi sulla sua vicenda. Ha anche ricevuto dal Rettore la promessa rimuovere assieme i grandi striscioni di sostegno ancora esposti sulle mura dell’università e dello stesso comune. Inoltre, lo aspetta un dottorato di ricerca messo a disposizione dalla sua università e la prospettiva di poter continuare gli studi avviati sulle discriminazioni di genere, argomento già oggetto della sua tesi di laurea, laurea ottenuta dal carcere con una seduta di laurea a distanza appositamente organizzata.
Le sue prime parole sono state «… finalmente sono libero. La sensazione di essere un uomo libero è stupenda, ve lo posso garantire. Sono appena uscito e non riesco ancora a crederci. Ora devo capire come arrivare in Italia. Sto aspettando una telefonata da Roma, poi andrò subito a Bologna». Infatti, così è stato. Dopo aver sposato in Egitto la sua compagna, ha mantenuto la promessa ed è tornato in Italia per riprendere gli studi nella sua università, ma anche per tornare allo stadio a fare il tifo per la sua squadra del cuore … il Bologna.
Amnesty International lo aveva sostenuto fin dall’inizio, considerando la sua vicenda come uno dei più clamorosi casi di “persecuzione giudiziaria”.
Quando poi Patrik ha rifiutato il volo di Stato messogli a disposizione dalla presidente Meloni – con il chiaro intento di provare a mettere il cappello governativo sulla sua liberazione – allora si è scatenato il finimondo sulla stampa filogovernativa, che lo accusato di ingratitudine, di spregio nei confronti dell’impegno del governo per la sua liberazione. A ruota sono seguite le polemiche di alcuni politici e giornalisti. Ma quelle accuse hanno di fatto svelato il vero obiettivo che si intendeva ottenere: imbastire l’ennesima passerella mediatica al servizio della esaltazione dell’operato del governo di destra, che vuole apparire sempre più forte e decisionista.
Bene ha fatto Patrick decidere di tornare con un volo di linea, viaggiando a sue spese e senza essere costretto a ringraziare pubblicamente, a puntuale beneficio di stampa e telecamere, un governo che intendeva millantare meriti che in questo caso non ha.
Ora ci aspettiamo che, quegli stessi politici elegantemente bypassati, rilancino risentite dichiarazioni contro Zaki…. per il suo egoismo, per la sua ingratitudine e per il suo sfacciato comportamento. Se potessero, ne siamo certi, lo riaccompagnerebbero seduta stante – magari con lo stesso volo di Stato rifiutato all’andata – nella sua città natale, Mansoura, riconsegnandolo nelle mani dei suoi carcerieri.
Ma questa è certamente una cattiveria. Anche se nessuno può sottovalutare che la vera forza di Zaki è quella petizione popolare che ha raccolto in poche settimane oltre 300.000 firme, con le quali si è chiesto al governo italiano di attivarsi diplomaticamente. Ma anche di concedere a Zaki la cittadinanza italiana. È stata una delle petizioni più firmate sulla più importante piattaforma specializzata, la petizione è stata poi rilanciata anche in altri paesi.
La liberazione di Zaki è stata per tutti noi la più bella notizia di questi mesi. Per lui, per la democrazia, per tutti coloro che si sono battuti per la sua liberazione.
Walter Di Munzio è psichiatra e pubblicista
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.