Francia in continua ebollizione.
E ora tutti a stupirsene.
Cominciarono i gilet gialli mettendo per mesi a ferro e fuoco Parigi.
Poi le durissime proteste per le pensioni. Che – val la pena di rammentarlo a tutti gli italiani a corto di memoria e di fosforo – in Francia sono quanto meno dignitose: 1.200 euro le minime sociali, a fronte dei vergognosi, da fame, 600 euro di casa nostra con una gongolante Giorgia Meloni che ha la faccia tosta di dire: le abbiamo aumentate!
Ultima mancia? Gli 8 euro e mezzo che sono l’aumento Istat!
Vergogna.
Eppure i francesi hanno la forza e le palle di scendere in piazza, di protestare con vigore, di reclamare i diritti calpestati. Da noi, un branco di pecore vacanziere.
Ora esplodono, a Parigi, le banlieu. Una bomba ad orologeria che gli ultimi capi dell’Eliseo hanno coccolato con gran cura: fottendosene che in quei ghetti covava un odio, un rancore che non poteva non esplodere, proprio come una gigantesca pentola a pressione.
E via con le analisi para-sociologiche che s’arrampicano con paragoni nostrani.
Le nostre periferie? Sempre dimenticate, ugualmente calpestate da governi e sindaci in pari modo.
Prendete il programma elettorale di qualsiasi sindaco di qualsiasi colore di qualsiasi città medio-grande, da Torino a Milano, passando per Roma, Napoli e Palermo. Si riempiono regolarmente la bocca, gli aspiranti primi cittadini, di proclami per far rinascere le periferie, investire per sollevare quei quartieri dal degrado.
Solo vergognose speculazioni per raccattare voti, niente altro.
Ci vuol poco a vedere come sono ridotte, e tali restano da anni, le Secondigliano di Napoli e gli Zen di Palermo, per non parlare delle aree ghetto della capitale, di cui si parla solo quando ci scappa il morto o la morta, come è successo a Primavalle.
Hanno fatto qualcosa per anni i mitici Leoluca Orlando a Palermo e Luigi de Magistris a Napoli? Quest’ultimo, il capopopolo arancione che voleva ospitare tutti i migranti del Mediterraneo, nei dieci anni sulla poltronissima di Palazzo San Giacomo se ne è strafottuto delle periferie partenopee, dedicando gran parte del suo prezioso tempo a ‘liberare’ il litorale di via Caracciolo, per le passeggiate chic durante la settimana o per le orde del week end; oppure ha pensato alle regate internazionali, sempre nel mitico golfo di Napoli; oppure alle piste ciclabili che lo sono solo di nome ma non di fatto (perché i ciclisti le percorrono a loro rischio e pericolo di cadute per il selciato killer o d’investimento, perché alcuni tratti sono addirittura in tunnel contromano!).
In soldoni. Delle periferie non se ne strafrega nessuno. Al governo, nei Comuni. Da noi e non solo, come dimostra la bomba-Parigi.
Un dato, comunque, fa molto riflettere e pochi ci stanno ragionando sopra: la colletta per la famiglia del poliziotto killer pare abbia raggiunto quota 1 milione e 400mila euro; quella per i parenti del povero ragazzo ucciso 250.000 euro.
Viviamo in un mondo capovolto o che?
Per capirci qualcosa di più sulla situazione francese, vi proponiamo la lettura (cliccando sui link in basso) di due pezzi interessanti, pubblicati da ‘Piccole Note’ e da ‘Contropiano’.
LINK
Francia: il momento George Floyd
https://www.piccolenote.it/mondo/francia-il-momento-george-floyd
Francia: quando brucia ‘il giardino di casa
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