Italia di gran lunga ultima della classe in Europa per la gestione scolastica negli anni della pandemia.
Viene certificato in un report commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ad un pool di esperti e titolato ‘Navigating uncharted territory: school closures and adolescent experiences during the covid-19 pandemic in the Who European Region’.
Lo studio, infatti, ha raccolto tutti i dati sul fronte scolastico da gennaio 2020, inizio della pandemia, fino allo scorso 5 maggio, quando la stessa Oms ne ha ufficializzato il termine.
Saltano fuori numeri impressionanti che suonano come un vero ceffone alle nostre autorità (sic) politiche, sanitarie e scolastiche.
Bocciati su tutto il fronte.
Il Belpaese, infatti, è quello che ha fatto perdere ai propri studenti il più alto numero di giorni di studio: ben 341, praticamente un anno intero, da autentico guinness dei primati!
Siamo largamente in coda alla special hit. Abbiamo fatto peggio di tutti, come testimoniano le cifre, che parlano da sole: della Germania (che ha perso 243 giorni), della Moldavia (205 giorni), del Kazakistan (202 giorni), della Spagna (190 giorni).
Le eccellenze sono raggruppate nei paesi scandinavi: con il record, in positivo, della Finlandia che – udite udite – non ha fatto perdere neanche un giorno di scuola ai propri alunni e studenti, un vero miracolo. Segue a ruota la Svezia, che – ahi ahi – ha perso un giorno di scuola, e poi la Norvegia (39 giorni persi): comunque una bazzecola, rispetto alla vergognosa cifra italiana che suona come un vero e proprio crac, di cui qualcuno dovrà pur rispondere, prima o poi.
Perché le conseguenze ricadono tutti sui ragazzi, del tutto incolpevoli, e chi si trovano con un bagaglio culturale e una preparazione ridotti al lumicino e una caterva di problemi, soprattutto socio-psicologici, sul groppone.
Vediamo le altre cifre di questa vera e propria debacle tutta italiana.
Stando al report, nella scuola secondaria di primo grado del nostro Paese si registra un calo del rendimento scolastico soprattutto in matematica ed in italiano: mediamente, oltre il 40 per cento degli studenti delle medie non raggiunge la sufficienza. Ancor peggio va alle secondarie di secondo grado, dove la percentuale sale al 44 per cento per l’italiano e addirittura al 51 per cento per la matematica. In pratica, 1 ciuccio su 2.
Non è certo finita qui. Perché, ad esempio, un cancro già fisiologico, quello relativo alla ormai patologica dispersione scolastica, fa segnare un sensibile incremento. Già prima della pandemia, nel 2019, 1 ragazzo su 8 abbandonava la scuola: adesso quasi un terzo degli alunni afferma di avere almeno un compagno di classe che ha deciso di abbandonare gli studi.
Un altro dato che più preoccupante non si può concerne l’aumento esponenziale dei disturbi psicologici (per non chiamarli psichici) che affliggono un sempre crescente numero di ragazzi. Secondo il primario di neuropsichiatria infantile del ‘Bambino Gesù’ di Roma, Stefano Vicari, c’è stato un incremento dei ricoveri di adolescenti nel suo reparto di psichiatria pari al 30 per cento: l’età media è compresa tra i 13 e i 15 anni e i disturbi più frequenti sono insonnia, ansia, depressione, nonché disturbi alimentari.
Un panorama che più desolante e desolato non si può.
E i ministri (oltre che i governi) di casa nostra stanno a guardare. E per loro, durante la pandemia, la vera soluzione stava nei banchi a rotelle. Ma nei loro cervelli hanno mai funzionato le rotelle?
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