GIORNALISMO D’INCHIESTA / CERCANO DI AMMAZZARLO UNA VOLTA PER TUTTE

Il giornalismo d’inchiesta, ossia la vera anima dell’informazione al servizio dei cittadini e contro il Potere corrotto, è ormai quasi morto da tempo sulla carta stampata, tranne rare eccezioni di realtà che pagano ogni giorno sulla propria pelle per quel ‘Servizio’, reso sempre più impossibile da quel ‘Potere’.

Vive a stento in qualche oasi tivvù, come è il caso di ‘Report’, che di tanto in tanto si esibisce in un pregevole scoop, come nel caso della ministra per il Turismo Daniela Santanchè. Ormai lampi in un cielo sempre più nero (è proprio il caso di dirlo con l’aria che tira e il governo che ci troviamo).

L’ufficializzazione perfino formale della morte – con tanto di funerali ufficiali – per il giornalismo d’inchiesta è appena arrivata proprio tramite uno dei ministri dell’esecutivo, quello del ‘Made in Italy’ (una delle trovate della premier Giorgia Meloni), al secolo Adolfo Urso, uno dei fedelissimi di Gianfranco Fini ai gloriosi tempi di Alleanza Nazionale.

Adolfo Urso. Sopra, Sigfrido Ranucci

Sì perché l’Adolfo (fa bene il paio con il camerata che siede sullo scranno più alto del Senato, Ignazio BENITO La Russa) nazionale ha pensato bene, nel contratto di servizio RAIche ha appena siglato in bozza, di non far alcun cenno (come era sempre successo in precedenza, anche solo per salvare le apparenze) alla valorizzazione e alla tutela (proprio come si fa con le specie in via d’estinzione) del giornalismo d’inchiesta.

Niente. Neanche una sillaba. Mentre viene sottolineato con forza che il servizio pubblico della RAI dovrà profondere tutte le sue energie per “la promozione della natalità e della genitorialità”.

Secondo i desiderata della Giorgia nazionale.

Capito?

Subito scende in campo Sigfrido Ranucci, anima (strapagata da Viale Mazzini, come del resto tutti i pezzi da novanta) di ‘Report’, che commenta con sarcasmo: “Mi risulta che il contratto di servizio alla Rai sia stato privato di una parte che c’era nel vecchio contratto che riguardava la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta. Se questo fosse vero sarebbe gravissimo, perché a fare il contratto di servizio è stato il ministero del made in Italy, guidato da Urso, che è stato oggetto di un’inchiesta di Report. Se il ministro oggetto di un’inchiesta priva la Rai della valorizzazione del servizio d’inchiesta, secondo me è un bruttissimo segnale. Sono convinto che è stato solo un errore di disattenzione e che quella parte verrà ripristinata il prima possibile”.

Ad ogni buon conto Report può contare su un ottimo ufficio legale e Ranucci può dormire tra due soffici guanciali e non temere di tasca sua per liti temerarie e esorbitanti richieste di risarcimento danni, come del resto all’epoca successe con la sua ‘creatrice’, Milena Gabanelli.

Proteste dal capogruppo 5 Stelle in Commissione Vigilanza Rai, Dario Carotenuto: “Un atto gravissimo. Un’azienda come la Rai non può non citare un elemento così rilevante per l’informazione in un documento tanto importante come il contratto di servizio”.

Rincara il numero uno pentastellato Giuseppe Conte: “L’informazione del servizio pubblico radiotelevisivo deve garantire a tutti i cittadini la promozione di programmi che ogni giorno fanno della ricerca della verità la propria missione”.

Segue a ruota Alessandro Zan, responsabile per i diritti del PD: “eliminare la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta e inserire la promozione della natalità nel contratto di servizio significa applicare il modello Orbàn”.

Nessuno, però, se ne fotte se le querele temerarie e le richieste di risarcimento-danni da parte di politici, colletti bianchi, mafiosi e faccendieri continuano a diluviare su tanti, troppi reporter e free lance della carta stampata (o meglio, di quel poco che ne resta sul campo, ancora indipendente) senza potenti editori alle spalle e senza santi in paradiso.

Alberto Spampinato

Continua a denunciarlo, da anni, ‘Ossigeno per l’informazione’, la più che meritoria associazione fondata 15 anni fa da Alberto Spampinato, fratello del giovane cronista dell’Ora di Palermo, Giovanni, ucciso dalla mafia.

Ha allestito uno sportello legale, ‘Ossigeno’, per soccorrere i giornalisti colpiti da querele e azioni civili quasi sempre campate per aria, solo azioni intimidatorie per zittire il cronista scomodo. Ed effettua un monitoraggio continuo, quotidiano, sia sul fronte delle minacce ‘fisiche’ ai giornalisti scomodi che, appunto, in ‘guanti bianchi’, per ‘via giudiziaria’. Ancora: di recente ha fornito una essenziale collaborazione all’Unesco per redigere un rapporto sul drammatico stato dell’informazione in Europa e non solo: dal quale emerge che il ricorso alle aule di giustizia in modo totalmente fuorviante è sempre più utilizzato dal ‘Potere’ per colpire quello che una volta veniva definito ‘quarto potere’, oggi ridotto ai minimi termini sia perché gli editori sono praticamente scomparti, letteralmente volatilizzati; sia proprio per le intimidazioni sempre più frequenti per quei giornalisti che cercano ancora, sacrificandosi in prima linea, di far vivere quel ‘giornalismo d’inchiesta’, vera anima dell’informazione.

La ‘Voce’ fin dal suo primo numero (aprile 1984) ha fatto del giornalismo d’inchiesta la sua unica, vera, autentica ragione di esistere. Stiamo resistendo oltre ogni ragionevole limite, fronteggiando gli assalti del ‘Potere’, come abbiamo più volte documentato (e in più casi siamo stati assistiti dal prezioso sostegno legale di ‘Ossigeno’). In basso, un paio dilink sulle nostre ultime vicende giudiziarie bollenti. E un link su ‘Ossigeno’.

 

 

Link Voce

VOCE SOTTO ATTACCO / LE PROSSIME TRE BATTAGLIE LEGALI – SOSTENETE LA VOCE!

 

GRUPPO MARCUCCI / LA BUFALA DEI COLOSSALI DANNI ECONOMICI PATITI DA ‘KEDRION’ PER 4 ARTICOLI DELLA ‘VOCE’

 

ATTACCO ALL’INFORMAZIONE / L’INIZIATIVA UNESCO-OSSIGENO IL 25 MARZO A ROMA


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