Sì, è proprio accanimento, è libidine l’infliggerle una forma post-medievale di tortura, simile al supplizio, responsabile la punta affilata di uno spadone minacciosamente sospeso sul capo, trattenuto da una corda sfilacciata, prossima alla rottura: povera Daniela Garnero, ex signora Santanché, di anni 62, ministra del turismo per grazia ricevuta da “Yo soy Giorgia. Subisce la gogna, per ora mediatica di ‘onorevoli’ nemici e del fuoco amico in bilico tra la scelta di una generosa assoluzione e giudizi in prudentemente in sospeso, complice il dualismo solidarietà e segreta speranza di liberare un’attraente casella dell’esecutivo, da rimpiazzare con un altro più gradito dis-onorevole. Pronti ad azionare la ghigliottina, colleghi deputati e senatori che presidiano l’aula virtuale di tribunale, si muovono togati in veste di Pm, di accusatori ed è fuoco a volontà, colpi ad altezza d’uomo, pardon di donna. Con l’indice accusatore puntato in direzione del cuore in fibrillazione di Daniela Garnero, la perfida Elly Schlein spara proiettili dum-dum la perfida tradisce la solidarietà inter-femminile e pretende di sapere se è compatibile il ruolo di ministra con il flop di imprenditrice che ha un debito di un paio di miliardi e settecento milioni con lo Stato, ricevuti in tempi di pandemia, non restituiti. Ecco la prima bordata contro il bersaglio Garnero. Ma insomma, onorevole segretaria Pd, diciamoci in camera caritatis, che peccato è per una servitrice dello Stato, profittare dell’opulenza dell’erario? In fondo non è che un ‘do ut des’. Inoltre è forse un inedito peccato mortale numero undici non pagare i fornitori, eludere l’obbligo di corrispondere ai lavoratori il tfr, la liquidazione di fine rapporto, aver fatto lavorare i dipendenti pagati dalla cassa integrazione, il caso di giornalisti non retribuiti? Suvvia, quisquilie, pinzillacchere, direbbe Totò. Invece i giustizieri di Montecitorio, gentile signora Garnero ex Santanché, la crucifiggono, privi di pietas, di omertà istituzionale. ‘Giustamente’ i suoi difensori d’ufficio ribaltano le accuse “Non si fanno processi in Tv”. Si riferiscono al giornalismo d’inchiesta, di Ranucci, di ‘Report’ (il cielo ce lo preservi), che ha osato documentare con atti e testimonianze dirette il capitolo buio di Daniela ex Santanché imprenditrice i tanti scheletri nell’armadio. I filo-Santanchè che hanno occupato militarmente la Rai, cosa aspettano a epurare Ranucci e la sua ‘arrogante’? Meno male, Ella, signora ex Santanché, è protetta dal plenum o quasi di dis-onorevoli che le credono se dichiara spavalda che in Parlamento risponderà da par suo all’accanimento. ‘Evviva’, conforta sapere che darà mandato ai suoi legali per querelare i denigratori, le loro ‘maligne’ falsità. Le siamo vicini signora Garnero Santanchè. In attesa di quanto deciderà la politica e la magistratura, non si faccia scrupoli di plagiare il sommo Alighieri, il suo “Non ragionar di lor ma guarda e passa”, ovvero non si preoccupi delle calunnie, delle malignità altrui, perdoni i ‘nemici’ e adottatala linea della bontà d’animo, assolva l’irrispettoso ricorso di questo racconto all’ironia, essenziale condimento della satira.
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